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Max Mariola e la carbonara a 28 euro: quando il cibo è show
Carbonara a 28 euro: quando il cibo è show. Lo chef Max Mariola propone la perfetta fusione fra cibo e reel da Instagram. La preparazione del cibo diventa quindi un mix fra cucina e l’arte performativa, facendo lievitare i prezzi persino dei piatti popolari
Max Mariola è un apprezzato chef, influencer e conduttore televiso romano, famoso per essere il volto di Gambero Rosso Channel su Sky. Qualche giorno fa è apparsa una sua intervista sul Corsera, che ha destato molto rumore sui social per l’affermazione dello chef che ha dichiarato che la carbonara nel suo ristorante milanese costa 28 euro, ed è un prezzo basso rispetto a ciò che offre. Incalzato sull’affermazione, Mariola sostiene che lui non si limita a preparare un’ottima carbonara, ma lo fa al tavolo dando vita ad uno show davanti al cliente. Mariola insomma non fa pagare il cibo, ma l’esperienza artistica della sua preparazione.
Andare al ristorante è diventata un’experience
Le polemiche intorno alla dichiarazione di Mariola dimostrano come molte persone non si siano rese conto che recarsi in un ristorante di medio/alto livello si sia trasformata da un’uscita con l’intento di mangiar bene, ad un’esperienza artistica e social da mostrare agli amici e ai followers. Ma quando, come e perché è avvenuto questo cambio di prospettiva?
Lo chef star televisiva
Per quanto riguarda il mercato italiano, secondo molti è stato lo chef Gualtiero Marchesi ad essere stato il primo chef divo, anche se la sua fama si è imposta in larga parte negli anni ’90 (quando era uno chef già da tempo ammirato nel mondo) e rimane legata ai piatti da lui modificati e/o creati nei suoi numerosi ristoranti, e solo in parte alle sue apparizioni televisive. Tra i numerosi discepoli di Gualtiero però c’è Carlo Cracco, che intuisce come la figura dello chef dopo Marchesi possa aspirare a molto più che alla stima dei suoi colleghi e clienti e a qualche comparsata in tv. Ecco quindi che non si fa sfuggire l’occasione di diventare giudice alla prima edizione di Masterchef Italia del 2011, insieme ad altri nomi poi divenuti famosi sui social come Joe Bastianich e Bruno Barbieri. Il programma Masterchef Italia non apre solo la porta al successo televisivo agli chef, ma prepara la loro ascesa successiva: il divenire influencer sui social.
Lo chef nel mondo dorato del FoodPorn
Proprio mentre Masterchef Italia fa il pieno d’ascolti, su Instagram cominciano ad apparire i primi influencer da milioni di followers e soprattutto da milioni di fatturato. Gli chef appena baciati dal successo televisivo, in brevissimo tempo capiscono che l’imporsi sul nuovo social del trend del foodporn (che in breve occupa circa il 50% del totale dei post dei social) è una manna per la loro fama e i loro affari: su Instagram infatti possono intercettare un pubblico molto più vasto e farsi una pubblicità molto più mirata che in tv. Ecco quindi sbarcare in massa sul Ig i cuochi professionisti, mentre contemporaneamente cominciano ad emergere le casalinghe che insegnano a preparare i piatti popolari tipici, cioè le foodblogger alla Benedetta Rossi per capirci.
Dal successo televiso/social all’esperienza artistica
Veniamo dunque alle dichiarazione di Mariola. Lo chef romano ha semplicemente compiuto l’ultimo passo che separa l’alta cucina intesa come vetta del mangiar bene dall’arte postmoderna: se lo chef è da sempre considerato una sorta d’artista ed ora è un influencer dei social, il passo successivo è trasformare il cucinare il piatto da una forma di lavoro in vista del soddisfare il palato del cliente ad una forma d’esperienza artistica, in cui il cliente gode nel partecipare ad un evento unico dal vivo (la preparazione del piatto davanti a lui da parte di uno chef star). In questo senso Chef Mariola ha ragione: 28 euro per una carbonara sono pochi perché il cliente non paga la bontà degli ingredienti, la perizia dello chef, la location, ecc ma compra la partecipazione ad un evento artistico che si svolge davanti a lui e per lui.
La grande domanda: a chi interessa il cibo-show?
Delineato il quadro in cui si muove lo chef Mariola, la grande domanda che molti utenti sui social si sono posti è: ma chi è che paga per assistere allo show di uno chef intorno ad una carbonara? Guardando al target di Mariola, di Cracco, ecc comporre l’identikit degli interessati a questo genere di prodotto non è complesso: parliamo di persone arricchite che vogliono darsi una patina di raffinatezza e buon gusto e di una classe media abbiente ma non ricca, che ci tiene a dimostrare sui social che può ancora spendere nonostante la crisi economica ed occupazionale che attanaglia l’Italia. I ricchi al contrario si tengono lontani da questo genere di “esperienze”, preferendo andare in ristoranti stellati che garantiscano la privacy dei propri clienti (cioè di non essere postati sui social).
Che futuro attende la cucina-show?
Compreso il quadro, il problema ora è capire se la cucina-show è una moda passeggera oppure è un’evoluzione duratura di un modo di intendere cosa debba offrire un ristorante di medio-alto livello. Chi scrive propende per la seconda ipotesi: difatto Mariolo e Cracco non sono che la logica e coerente continuazione dello chef star inaugurato da Marchesi. Anche su Instagram ormai il Foodporn si allontana sempre più dal mostrare qualcosa che si può mangiare alla pura esperienza della bellezza estetico-artistica: in particolare fra gli influencer statunitensi ormai vige la moda di fare reel in cui si preparano piatti (soprattutto dolci) così strapieni di calorie e zuccheri, così esagerati per quantità e tempo di preparazione, che evidentemente non sono realizzati per essere mangiati ma solo per il piacere estetico dello spettatore, ammaliato dai colori degli ingredienti, dalla perizia manuale dell’influencer nel maneggiarli e dall’orgia di zuccheri e grassi emanata dal prodotto finale.