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Manovra di bilancio, la Corte dei Conti boccia le proposte del governo: dal tetto sui contanti alle nuove regole sul Pos
La nuova manovra di bilancio del governo Meloni non convince la Corte dei Conti, che lo ha definito un provvedimento “non coerente” con l’obiettivo di contrasto all’evasione fiscale.
La nuova manovra di bilancio del governo “non è coerente” con l’obiettivo di contrasto all’evasione fiscale. Lo ha detto il presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro, che durante l’audizione sul documento ha espresso parecchie perplessità su alcune parti del testo. A cominciare dall’obbligo di accettare pagamenti tramite Pos (vale a dire con carta di credito o bancomat) soltanto sopra i 60 euro, e senza incorrere in sanzioni nel caso di riufiuto. La soglia, in sostanza, è raddoppiata rispetto ai 30 euro previsti nella prima bozza.
“L’innalzamento del tetto dei pagamenti e in particolare la non sanzionabilità del rifiuto ad accettare pagamenti elettronici di un determinato importo possono risultare non coerenti con l’obiettivo di contrasto all’evasione fiscale previsto nel Pnrr”, ha spiegato Flaccadoro.
In compenso, nella nuova bozza della manovra scompare lo stop di 180 giorni alle multe per chi non aveva rispettato l’obbligo. In attesa di definire le nuove regole, infatti, l’esecutivo aveva deciso di sospendere i procedimenti e i termini per l’adozione delle sanzioni previste dal Recovery Plan. Ora quella sospensione è saltata.
Oltre alla nuove regole sul pagamento tramite Pos, a non convincere del tutto la Corte dei Conti è anche un’altra riforma prevista dalla nuova legge di bilancio, vale a dire l’innalzamento del tetto del contante a 5 mila euro.
Durante l’audizione il presidente della Corte ha parlato di una legge di bilancio “di dimensioni rilevanti, superiori a quelle degli ultimi anni”, ma in cui “tuttavia permangono elementi di incertezza sul quadro di finanza pubblica modificato dalla manovra”. Molto dell’efficacia delle misure pensate dal governo Meloni, secondo la Corte, dipenderà da variabili esterne, “prima fra tutte il tasso di inflazione, ma anche dai tempi di rientro dell’emergenza energetica”.