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Passo indietro dell’Italia sui diritti Lgbt. Alessandro Zan: «Responsabilità del governo Meloni»
Per Alessandro Zan l’aggravarsi della situazione in Italia, in termini di tutela dei diritti della comunità lgbt+, è da imputare al governo Meloni. Ecco perché e la mappa dei Paesi Europei più gay friendly nel Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia
Nella giornata di oggi, 17 maggio, si accodano alle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quelle di Alessandro Zan, primo firmatario di un disegno di legge contro l’omotransfobia che è stato affossato in Parlamento.
In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia il deputato del Partito Democratico commenta il nuovo passo indietro dell’Italia nella tutela dei diritti della comunità Lgbt – come certificato dal rapporto Ilga Europe, tra i più importanti documenti internazionali che fotografa la geo-concentrazione delle discriminazioni omotransfobiche – chiamando in causa il governo Meloni.
«L’Italia, scivolata al 34esimo posto nella lista dei Paesi Europei per tutela dei diritti lgbtqia+ anche per precisa strategia politica e responsabilità del governo Meloni, sta andando in senso opposto» afferma Zan.
In termini di discriminazione sull’orientamento sessuale l’Italia nel 2023 scende di un gradino nella classifica dei Paesi Europei più virtuosi, passando dal 33esimo posto dell’anno scorso al 34esimo. Il nostro Paese si avvicina dunque alla Georgia e alla Lituania e si fa superare perfino dall’Ungheria, che è al 31esimo posto, così come dalla Grecia (13esimo), dalla Svizzera (20esimo) e dall’Albania (28esimo).
A guidare la classifica dei Paesi più gay friendly Malta, seguita da Belgio, Danimarca, Spagna e Islanda (il rapporto ILGA-Europe è disponibile a questo indirizzo).
Alessandro Zan avvisa: «Gli attacchi continui e i discorsi d’odio di molti esponenti di governo sono responsabili di un arretramento del nostro Paese sul piano dell’inclusione e della piena uguaglianza di tutti i cittadini, in particolare colpendo i diritti dei figli delle famiglie arcobaleno e acuendo una discriminazione odiosa e inaccettabile».
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