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La Turchia starebbe inviando combattenti siriani a sostegno dell’Azerbaijan

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La crisi tra Armenia e Azerbaijan nella regione contesa del Nagorno-Karabakh non cessa, ma si aggrava. Gli intensi combattimenti lungo il confine hanno già provocato quasi un centinaio di vittime e altrettanti feriti. Dopo aver condannato le azioni armene, la Turchia starebbe inviando combattenti siriani a sostegno delle forze azere. La fonte dietro alla notizia, riportata da Reuters, sarebbe la testimonianza di due combattenti impegnati in Azerbaijan dietro pagamento e sotto il coordinamento della Turchia stessa. I combattenti raccontano che gli sarebbe stata offerta la cifra di 1.500 dollari, ovvero circa 3 anni di stipendio di Siria.

Anche l’Ambasciatore armeno in Russia aveva riferito ieri che la Turchia stava reclutando circa 4mila combattenti dal Nord della Siria per inviarli in Azerbaijan. Il presidente azero, Ilham Aliyev, ha però smentito la notizia affermando che le forze armate azere sono più che sufficienti a fronteggiare la crisi. Dalla Turchia, invece, non è arrivato alcun commento, anche se il governo di Tayyip Erdogan ha più volte dichiarato pieno sostegno e solidarietà all’Azerbaijan. Inoltre, secondo il governo armeno, la Turchia starebbe supportando il suo alleato a maggioranza musulmana anche attraverso l’impiego di esperti militari turchi e l’impiego di droni e aerei da guerra.

Non sarebbe la prima volta che la Turchia arruola dei combattenti siriani per alimentare il fronte di un paese alleato. È già successo in Libia, dove Ankara avrebbe arruolato circa 18mila mercenari siriani o stranieri reclutati in Siria. La mossa turca potrebbe disturbare Mosca che possiede una base militare in Armenia, suo partner strategico nel Sud del Caucaso. Come l’Unione europea, per il momento la Russia sostiene che il conflitto debba risolversi per la via diplomatica.

Ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel ha avuto un colloquio telefonico sia con il premier armeno che con il presidente azero per un ritorno al tavolo delle trattative. Oggi alle 17, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu discuterà della situazione in una riunione a porte chiuse. Mentre per il vicepresidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo, non bisogna escludere l’applicazione di sanzioni per fermare le ostilità. “I valori europei del multilateralismo e della pace devono prevalere” ha fatto sapere con una nota.

 

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Crediti foto: LaPresse