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Il Tar boccia i protocolli di cura domiciliare anti Covid dell’Aifa: i medici potranno decidere in autonomia la terapia

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Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso, presentato da alcuni medici, contro i protocolli di cura domiciliari anti Covid dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, basati sulla vigile attesa e sull’uso di paracetamolo e fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) nelle prime fasi della malattia.

L’ordinanza del Tar del Lazio datata 2 marzo 2020 sancisce che i medici non sono tenuti a osservare le linee guida emanate dall’Aifa il 9 dicembre scorso. “Considerato che, a una valutazione sommaria propria della fase cautelare, il ricorso appare fondato – si legge nella sentenza del Tar -, in relazione alla circostanza che i ricorrenti fanno valere il proprio diritto/dovere, avente giuridica rilevanza sia in sede civile che penale, di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza, e che non può essere compresso nell’ottica di una attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi”. Il Tar rimette la scelta della terapia più opportuna nelle mani della professionalità dei singoli medici. L’udienza pubblica per la trattazione di merito del ricorso è fissata il  20 luglio prossimo.

Le linee guida emanate dall’Aifa prevedono che, nei primi giorni di malattia da Sars-Covid, si proceda unicamente con una “vigile attesa” e con trattamenti sintomatici attraverso paracetamolo o FANS“ e “idratazione e alimentazione appropriate”. L’Aifa suggerisce inoltre di non ricorrere all’assunzione di complessi vitaminici o integratori alimentari. 

Il ricorso al Tar è stato presentato da un gruppo di medici composto da Fabrizio Salvucci, Giuseppe Giorgio Stramezzi, Riccardo Szumsky e Luca Poretti, rappresentati e difesi dagli avvocati Erich Grimaldi e Valentina Piraino. Questi medici hanno fondato l’associazione “Terapia domiciliare Covid-19”. I medici promotori dell’iniziativa, nata dalla pratica sul campo, ritengono che il Covid-19 sia “una malattia che deve essere affrontata ai primi sintomi nella propria casa, evitando così in molti casi un peggioramento verso una forma più grave che costringe al ricovero in ospedale”, come si legge sul sito dell’associazione. “Chiediamo che venga stabilito un protocollo nazionale di cura domiciliare e che venga rafforzata la medicina territoriale – scrivono ancora i medici –, anche attraverso la creazione in ogni Regione delle unità mediche pubbliche di diagnosi e cura domiciliare del covid-19 (USCA) previste dalla legge nazionale ma istituite solo in alcune Regioni. L’epidemia si affronta a casa prima che in ospedale”. 

Il gruppo di medici sostiene a gran voce l’importanza della tempestività delle cure, ma anche dell’utilizzo di semplici antinfiammatori. “Le terapie precoci funzionano. Il tempismo è fondamentale. Si deve intervenire immediatamente con l’antinfiammatorio. Da evitare la tachipirina che non è un antinfiammatorio e abbassa i livelli di glutatione, fondamentali per proteggersi dal Covid – ha dichiarato in un’intervista ad Affari Italiani il medico Giuseppe Giorgio Stramezzi –. Qualsiasi antiinfiammatorio. L’aspirina va benissimo essendo anche un antiaggregante piastrinico. L’Ibuprofene te lo danno solo con la ricetta. L’aspirina anche senza ricetta. Va presa immediatamente, al primo sintomo. Appena si ha la febbre a 38 per esempio, uno strano mal di gola, un accenno di tosse, qualsiasi avvisaglia”.

 

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Crediti foto: LaPresse