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Il monologo di Francesca Fagnani a Sanremo squarcia il silenzio sulle carceri minorili: ecco qual è la situazione oggi in Italia

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Con il suo monologo ieri sera la giornalista e conduttrice di “Belve” ha portato sul palco del Festival di Sanremo 2023 uno spaccato di una realtà a pochi conosciuta: quella delle carceri minorili in Italia. Accanto ad Amadeus come co-conduttrice della seconda serata del Festival, Francesca Fagnani ha letto davanti al pubblico dell’Ariston le parole dei giovani rinchiusi nel carcere napoletano minorile di Nisida, frammenti di vita perennemente in bilico fra il disagio, la rabbia, il vuoto lasciato da famiglie inesistenti e da scuole mai frequentate. “Hanno 15 anni e gli occhi pieni di rabbia e vuoto, hanno 18 anni e lo sguardo perso o sfidante, chiedono aiuto senza sapere quale – uno dei passaggi più toccanti del discorso di Fagnani -. La scuola l’hanno abbandonata, ma nessuno li ha mai cercati, non la preside né gli assistenti sociali, né le madri o i padri che quando c’erano non ce l’hanno fatta”. Parte del discorso di Fagnani è stato preparato, infatti, proprio insieme ad alcuni dei ragazzi detenuti del carcere minorile napoletano e racconta di una realtà drammatica, ma anche della necessità di porre all’attenzione dello Stato le difficoltà di questi ragazzi e di non perdere la speranza per un futuro migliore.

“Parlando con tanti detenuti e chiedendo loro ‘cosa cambieresti’, in tanti mi hanno risposto: sarei andato a scuola – ha proseguito la conduttrice di “Belve”Se nasci in quel quartiere, palazzo o da quella famiglia è solo nei banchi di scuola che puoi intravedere la possibilità di una vita alternativa”. Ma qual è, ad oggi, la situazione delle carceri minorili nel nostro Paese?

Gli istituti penali per minorenni in Italia sono 17 e, stando agli ultimi dati del ministero della Giustizia (aggiornati al 15 dicembre 2022) ospitano 400 persone: 206 hanno meno di 18 anni, 194 hanno tra i 18 e i 24 anni. La legge stabilisce che dentro gli Ipm possono stare anche maggiorenni fino a 25 anni, se i reati in questione sono stati compiuti durante la minore età.

Ma in cosa si differenzia un Istituto penale per minorenni da un carcere per adulti? All’interno delle strutture per minori esiste la possibilità di visite prolungate e di custodia attenuata. Si tratta di due strumenti per evitare la totale segregazione dal mondo esterno. Tuttavia, pochi istituti sono dotati attualmente della sezione a custodia attenuata, a causa di carenza di spazi. Le due tipologie di delitti più frequenti tra chi è detenuto in un Ipm sono quelli contro il patrimonio e contro la persona, vale a dire furto, rapina, lesioni personali e omicidio.

La maggior parte di minori negli Ipm è in attesa del primo grado di giudizio. Una fotografia opposta a quella della posizione giuridica dei giovani adulti (18-24 anni) che si trovano nelle stesse strutture: i più hanno subito una condanna, anche definitiva, per un reato commesso durante la minore età. Una volta che la condanna diventa definitiva, invece, si passa alla comunità o ad altre alternative. Il principale motivo di ingresso nelle carceri minorili è l’aggravamento del comportamento di una persona che già si trovava in comunità. “Una delle sanzioni disciplinari è ricorrere all’Ipm per un massimo di un mese – spiega Susanna Marietti, responsabile dell’Osservatorio minori di Associazione Antigone –. Ma la reintegrazione sociale non si fa dentro il carcere. Soprattutto per chi ha meno di 18 anni, si dovrebbe seguire un modello più ampio, che coinvolga anche la società esterna”.

Su questo punto, in particolare, anche la “Belva” Francesca Fagnani ha “graffiato”, sottolineando l’importanza del coinvolgimento dello Stato e delle istituzioni nel delicato compito di reinserire questi ragazzi nella società. “Lo Stato non può esistere solo attraverso la fondamentale attività di repressione delle forze dell’ordine, deve combattere la povertà scolastica, offrire pari opportunità ai più giovani. E’ una questione di democrazie, uguaglianza e rispetto della Costituzione. Lo Stato deve essere più sexy dell’illegalità”.

 

 

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Crediti foto: LaPresse

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