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Floyd: weekend di proteste, Minneapolis smantella la polizia

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In risposta all’ondata di proteste che si è scatenata negli Stati Uniti dopo l’uccisione dell’afroamericano George Floyd, la città di Minneapolis ha deciso di riformare le forze dell’ordine. “L’obiettivo – spiega il consiglio comunale – è quello di ricostruire insieme a tutta la nostra comunità un nuovo modello di sicurezza pubblica che davvero garantisca la sicurezza di tutti”.

Ci sarà un taglio dei fondi destinati alle forze dell’ordine e lo smantellamento del dipartimento di polizia locale così com’è adesso. La morte di George Floyd per mano di un poliziotto, infatti, è solo l’ultima di una più lunga storia di abusi di potere.

Il sindaco della città del Minnesota, il democratico Jacob Frey, si era detto contrario a questa misura, ma il consiglio comunale ha approvato il provvedimento con 9 voti a favore su 13. Alcune grandi città avevano parlato di questa possibilità, considerando di destinare una parte dei fondi riservati alle forze dell’ordine ai servizi sociali. Minneapolis è stata la prima a dare un segnale forte come questo. Oggi l’ex vicepresidente e candidato democratico alle presidenziali americane, Joe Biden, andrà a Houston (Texas) per un incontro privato con la famiglia di Floyd.

Non si conoscono ancora i dettagli del nuovo modello di sicurezza pubblica, ma per gli attivisti rappresenta già un punto di svolta. Non è chiaro se le funzioni della polizia locale saranno assunte dalla polizia della contea o se verrà istituito un nuovo corpo da zero. Inoltre, lo smantellamento della polizia potrebbe richiedere anche un referendum cittadino. Nell’attesa però, il sindaco Frey ha già introdotto delle riforme. Tra queste, il divieto di alcune prese utilizzate dalla polizia – come quella che ha ucciso Floyd – e l’obbligo degli agenti presenti di intervenire in caso di uso eccessivo della forza da parte di un collega.

In risposta alla police brutality, la cosiddetta brutalità della polizia, le proteste si sono diffuse in varie parti del mondo tra cui l’Europa, al grido di “Black Lives Matter” – “Le vite delle persone di colore contano” . A Bristol, in Regno Unito, i manifestanti hanno abbattuto e gettato in acqua la statua di Edward Colston, filantropo, membro del Parlamento e mercante di schiavi del 1600. Benefattore per alcuni, opposto per altri, oggi simbolo di uno dei più grandi soprusi della storia.

La sua figura era da tempo stata contestata a causa del suo ruolo nel commercio degli schiavi, tristemente consentito fino al 1807. Nelle scorse settimane migliaia di persone avevano firmato la petizione per la rimozione della statua. Così, ieri i manifestanti hanno tirato giù la statua con delle corde.

Anche l’Italia non si è tirata indietro e ha fatto la sua parte. Non sono mancate manifestazioni contro il razzismo da Nord a Sud durante il weekend. Da Udine a Palermo, da Torino a Napoli. Tra sabato e domenica si sono svolti flash mob e raduni, più o meno nel rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid, anche se non sempre il distanziamento sociale è stato osservato.

 

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Crediti foto: LaPresse