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Pechino: “Il focolaio ora è sotto controllo”. Galeotto fu il salmone norvegese o la propaganda cinese?

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“Il focolaio a Pechino adesso è sotto controllo”. Lo ha dichiarato in queste ore Wu Zunyou, epidemiologo a capo del Centro cinese per il controllo delle malattie. Per le autorità cinesi, dunque, a quanto pare il pericolo di una nuova pandemia è scampato. Del resto, anche i dati lo confermano: oggi la Cina segnala solo 12 nuovi casi di Coronavirus, nove di trasmissione locale e tre ‘importati’. Di questi 12, sette si registrano a Pechino – dove sono 256 i contagi confermati da quando è stato individuato il focolaio lo scorso 11 giugno – e due nella vicina provincia di Hebei. Qui, riferiscono le autorità sanitarie locali, si tratta di casi legati al nuovo focolaio di infezione scoperto nei giorni scorsi nella capitale. Anche oggi, infine, non vengono segnalati nuovi casi nella provincia di Hubei e a Wuhan, dove si è inizialmente manifestato il Coronavirus.

A questo punto viene spontaneo porsi una domanda: è davvero allarme o solo propaganda? Come ben sappiamo la notizia del nuovo focolaio epidemico a Pechino dei giorni scorsi ha avuto inevitabilmente l’effetto di allarmare non solo la Cina ma il mondo intero. Tutto è iniziato l’11 giugno scorso, quando un uomo di 56 anni ha deciso di sottoporsi a un tampone dopo aver accusato i sintomi della malattia. Erano esattamente 50 giorni che a Pechino non si registrava un caso di Coronavirus. In un attimo è esploso l’allarme focolaio, con la chiusura del mercato alimentare di Xinfadi, individuato come probabile area di diffusione del virus e di contagio e il lockdown di 11 quartieri popolari della città e di tutte le scuole, la limitazione dei trasporti pubblici e la sospensione della quasi totalità dei voli. I sanitari hanno intercettato tutte le persone che hanno visitato lo Xinfadi dal 30 maggio in poi, iniziando una massiccia azione di tamponatura. In totale, nel corso dei giorni successivi, il numero delle persone positive al virus è stato circa un centinaio.

Mentre la macchina sanitaria cinese si muoveva per bloccare il virus, sui media controllati dal governo ha preso piede l’ipotesi salmone. Secondo il governo cinese, il responsabile di questo focolaio pechinese sarebbe stato un salmone tagliato sui banchi dello Xinfadi importato dalla Norvegia. L’ipotesi di un contagio dall’esterno in realtà trova poco fondamento nelle teorie scientifiche: anzi, molti esperti cinesi hanno detto chiaramente che il contagio dal salmone è di fatto impossibile. E ora anche le autorità cinesi, a quanto pare, stanno facendo un passo indietro.

 

 

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