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Parla Macron: Covid, ritorno quarantena escluso ma non impossibile

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Il presidente francese Emmanuel Macron non esclude la possibilità di un altro lockdown. Con più di 6.000 casi giornalieri la curva del coronavirus impone alle autorità francesi un nuovo irrigidimento dei controlli per il distanziamento. Fino ad oggi i messaggi contraddittori da parte delle autorità avevano creato una situazione confusa, in cui pochi indossavano la mascherina.

Il presidente francese ha riunito nel classico appuntamento della rentrée i giornalisti dell’Association presse présidentielle per commentare i punti caldi dell’attualità, dalla curva epidemiologica alle misure economiche per la ripartenza, fino a parlare di Libano e Bielorussia.

Si leva la mascherina solo per bere un sorso d’acqua. “La stabilizzazione della situazione sanitaria è la priorità di questa rentrée” conferma Macron, dopo l’innalzamento spropositato del numero dei casi giornalieri a quattro dall’imminente apertura delle scuole, frequentate in Francia da 12.000.000 di ragazzi.

La strategia che proporrà ai francesi, dice, sarà di convivenza con il virus, garantendo così i diritti al lavoro, alla socialità e all’educazione. Ma l’atteggiamento degli individui dovrà essere diverso, e mascherine a parte, saranno ancora una volta fondamentali il distanziamento e la corretta igiene e igienizzazione: “Le mascherine fanno molto, ma non tutto” sentenzia il presidente Macron, che ha varato da pochi giorni nuove leggi che impongono l’uso delle mascherine anche all’aperto, per poi ammettere che, se la situazione dovesse complicarsi, non è escluso un ritorno alla quarantena, nonostante il governo stia facendo di tutto per evitarlo.

E dopotutto si dimostra ottimista: “L’occasione che ci offre questa crisi è costruire la Francia del 2030”. È infatti la sfida per il futuro la redazione di un piano economico di rilancio dell’economia francese, duramente colpita dalla crisi sanitaria per Cov-Sars-2.

Successivamente il presidente francese ha commentato per i giornalisti la politica estera e interna della Turchia, ammettendo che le scelte di Erdogan, come i continui attacchi al popolo kurdo e gli affari con gli jihadisti in Libia, non sono in linea con i principi Nato.

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Crediti Foto: LaPresse