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Coronavirus, mascherine sì o no? Ecco i tipi in commercio, come utilizzarle e la situazione normativa Regione per Regione

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Le mascherine, altrimenti dette “dispositivi di protezione individuale”, sono ormai diventate un accessorio indispensabile della nostra quotidianità, utili per proteggerci e per proteggere chi ci sta intorno dal rischio di contrarre il Coronavirus. Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria, sia l’Istituto Superiore di Sanità che il governo ci invitano a utilizzare regolarmente questi dispositivi di protezione ogni qual volta esista la possibilità di entrare a contatto con qualcuno: al lavoro, nei negozi per fare la spesa, negli ospedali. E già si prevede l’utilizzo delle mascherine anche quando l’emergenza sanitaria si allenterà e l’Italia si troverà a vivere la cosiddetta “Fase 2”. Ci sono pochi dubbi sul fatto che le mascherine saranno parte integrante di questa “nuova normalità” che ci vedrà impegnati a non scatenare nuovi contagi.

Ma fino a che punto l’utilizzo della mascherina è una scelta? In quali situazioni è obbligatorio usarla? E quali sono le mascherine migliori da usare? Che differenza c’è fra quelle in commercio? E come vanno trattate? Cerchiamo di dare una risposta a tutte queste domande.

Mascherine, quante e quali tipologie esistono in commercio

Le mascherine protettive possono essere distinte in tre grandi categorie: quelle di alta protezione (le cosiddette FFP2 o FFP3) con o senza filtro respiratore, che servono a proteggere gli operatori sanitari coinvolti direttamente nella assistenza ai pazienti certamente o probabilmente infetti da SARS-CoV-2. Poi ci sono le chirurgiche (quelle in tessuto che vengono usate spesso anche dai dentisti), che hanno una protezione per chi la indossa molto limitata, ma servono a impedire la emissione di particelle potenzialmente infettanti verso l’ambiente esterno. E infine esistono le mascherine non certificate per uso sanitario, che possono essere confezionate con qualsiasi tipo di tessuto che copra naso e bocca. Gli operatori sanitari che lavorano nei reparti a rischio, oltre alle mascherine FFP2 o FFP3, indossano altri dispositivi di protezione come schermi, occhiali, tute, perché il virus oltre a penetrare da naso o bocca può anche penetrare attraverso le congiuntive, cioè le mucose degli occhi.

 

Foto LaPresse – Jennifer Lorenzini

Sta girando in rete in questi giorni un video tutorial realizzato da un medico dell’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna che offre un’ulteriore e interessante classificazione delle mascherine in “altruiste”, “egoiste” e “intelligenti”Alessandro Gasbarrini, questo il nome del medico, direttore della Chirurgia vertebrale a indirizzo oncologico e degenerativo dell’Istituto bolognese e autore del primo trapianto al mondo di vertebre umane, definisce mascherine “altruiste” quelle chirurgiche, che proteggono gli altri dall’eventuale presenza di Coronavirus ma non chi le indossa. Poi ci sono le mascherine “egoiste”: quelle con filtro FFP 2-3 ma con la valvola, che permettono di non infettarsi ma lasciano passare il Coronavirus se si è contagiati. Le mascherine “intelligenti” invece sono quelle FFP 2-3 senza valvola, che servono a proteggere se stessi e anche gli altri. Su quale scegliere, Gasbarrini non ha dubbi: quelle “altruiste”, ovvero le chirurgiche, “che se portassimo tutti – dichiara il medico nel video tutorial – non ci sarebbe bisogno di altro”.

Ecco il video tutorial che sta impazzando sul web:

 

 

Perché sono importanti

L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco ha scritto un decalogo sul sito “medicalfacts.it” dedicato alle tipologie e all’importanza delle mascherine nel contenimento del contagio da Covid-19.  Riguardo alla loro utilità, il professore ha dichiarato che “In teoria, se tutti indossassero una mascherina chirurgica quando si esce da casa e si incontra un’altra persona, la catena di contagio si fermerebbe presto. Purtroppo, le mascherine chirurgiche non sono disponibili in altissime quantità e all’infinito”. All’occorrenza, però, continua Lopalco, “una buona mascherina non sanitaria, ma confezionata con criterio e con diversi strati di tessuti adatti, potrebbe fare anche la sua brava funzione”.

Come utilizzarle

Ma come si usano le mascherine? Anche qui l’epidemiologo stila una sorta di prontuario in 5 punti: “Quando si maneggia la mascherina prima di indossarla, bisogna essere certi di avere le mani pulite, altrimenti rischiamo di contaminare un oggetto che poi porteremo a stretto contatto con naso e bocca; la mascherina deve aderire bene al volto e coprire completamente naso e bocca; la mascherina dovrebbe essere cambiata quando si inumidisce a causa del respiro o, comunque, ogni 4 ore; bisogna evitare di toccare la mascherina mentre la indossiamo, perché la mascherina dopo un po’ che la usiamo potrebbe essere contaminata sulla sua parte esterna e quindi ci contamineremmo le mani: se la si deve sistemare sul viso, bisogna prenderla dagli elastici; ugualmente, quando ci si toglie la mascherina, bisogna sempre avere ben in mente che la sua superficie esterna può essere contaminata e quindi bisogna gettarla (se monouso) o metterla in un sacchetto se è riutilizzabile e lavarsi subito le mani dopo questa manipolazione”.

Obbligatorie o no? La situazione Regione per Regione

Non esiste al momento alcuna indicazione sull’obbligo di indossare questi dispositivi da parte del governo centrale, se non nel caso di accertata positività al Coronavirus e se la malattia è in corso. L’Iss, tuttavia, raccomanda l’utilizzo delle mascherine ove esista il rischio di contatto con altre persone e dunque di contagio. Diverse Regioni hanno stabilito internamente alcune regole sull’impiego delle mascherine. La Lombardia per esempio ha stabilito l’obbligo di indossarle per chiunque esce di casa o comunque, in assenza della mascherina, l’obbligo di utilizzare una protezione (anche una sciarpa o un foulard) su naso e bocca. Idem il Piemonte, che da mercoledì scorso ha stabilito l’utilizzo obbligatorio delle mascherine (insieme ai guanti) per tutti gli addetti alla vendita e raccomandate per chi fa la spesa. Verrà invece raccomandato l’uso delle mascherine (o di qualsiasi indumento che copra naso e occa) ai cittadini che entreranno in un esercizio commerciale o accederanno ad aree mercatali. In Veneto e Friuli Venezia Giulia l’obbligo vale solo per accedere nei supermarket e nei mercati. In Liguria nessun obbligo ma distribuzione a tappeto. La Toscana e la Valle d’Aosta si accingono a prendere provvedimenti, più o meno restrittivi: il presidente della Toscana, Enrico Rossi, ha firmato lunedì scorso l’ordinanza che rende obbligatorio l’uso della mascherina fuori casa appena i Comuni avranno ultimato la distribuzione di 8 milioni e mezzo di questi dispositivi di protezione alla cittadinanza. In Valle d’Aosta sono obbligatori mascherine e guanti all’interno degli esercizi commerciali. Anche il personale dei negozi deve essere protetto con i dispositivi previsti. Rigorose anche le misure adottate in Alto Adige dove l’ultima ordinanza del governatore Arno Kompatscher introduce l’obbligo di coprire naso e bocca con una mascherina oppure uno scaldacollo al di fuori dell’ambiente familiare, ovvero in strada e al supermercato. L’ordinanza non prevede comunque nessuna multa in caso di inosservanza. In Emilia Romagna in questi giorni è cominciata la distribuzione di 3 milioni di mascherine gratuite, esclusi i lavoratori del sociosanitario, in maniera che ci sia una distribuzione più efficace. Ma al momento non è previsto nessun obbligo a indossarle. Nelle Marche il presidente Luca Ceriscioli ha annunciato l’arrivo a breve di un’ordinanza sull’uso delle mascherine, ma c’è anche chi, come la Sicilia o la Campania, sta ancora valutando l’opportunità di interventi in materia e per ora non ha imposto obblighi di sorta. La regione Abruzzo pensa di rendere obbligatorio l’uso delle mascherine in quella che verrà identificata come ‘fase due’ del Coronavirus. In realtà vari Comuni e Regioni pensano già alle mascherine come nuova “arma” utile alla popolazione per affrontare la fase 2. Dal Veneto ai luoghi turistici come Capri e la Sardegna, si annunciano ordinanze sull’obbligo di dispositivi di protezione individuale, affinché proteggano contro la diffusione del Covid-19 anche nella futura fase di ripresa delle attività.

Il decreto liquidità: previsti sgravi del 50% sulle spese per l’acquisto delle mascherine

Nel decreto liquidità approvato dal Consiglio dei ministri il governo ha puntato su soluzioni che incentivino l’uso di questi sistemi protettivi. In particolare, il decreto liquidità estende le tipologie di spese ammesse al credito d’imposta attribuito per le spese di sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro (articolo 64 del decreto legge 18/2020) includendo quelle relative all’acquisto di dispositivi di protezione individuale (quali, ad esempio, mascherine chirurgiche, Ffp2 e Ffp3, guanti, visiere di protezione e occhiali protettivi, tute di protezione e calzari), ovvero all’acquisto e all’installazione di altri dispositivi di sicurezza atti a proteggere i lavoratori dall’esposizione accidentale ad agenti biologici o a garantire la distanza di sicurezza interpersonale (quali, ad esempio, barriere e pannelli protettivi). Sono, inoltre, compresi i detergenti mani e i disinfettanti. La disposizione conferma poi che il credito d’imposta è attribuito a ciascun beneficiario, fino all’importo massimo di 20.000 euro, nella misura del 50 per cento delle spese sostenute fino al 31 dicembre 2020, e comunque nel limite di spesa fissato in 50 milioni di euro.

 

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Foto: LaPresse