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Coronavirus, la fase 2. Cos’è un test sierologico e come funziona la App: gli strumenti che dovrebbero diminuire il rischio di contagio
Da giorni sentiamo parlare di test sierologico (alcuni comuni, questa mattina a Cisliano, in provincia di Milano, lo stanno già testando sui loro cittadini) e di App di tracciamento come strumenti fondamentali per limitare il rischio di contagio da coronavirus nella cosiddetta fase 2 che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) scattare dal 4 maggio prossimo allentando la morsa delle strette limitazioni introdotte dal Governo l’11 marzo scorso.
Cos’è un test sierologico? Come funziona? Cosa comporta? Di fatto , come proceduta, può somigliare, almeno nella parte iniziale e nell'”impegno” del paziente, ad un controllo della glicemia. Si raccoglie una goccia di sangue (attraverso una sorta di puntura di spillo al polpastrello del dito della mano) di colui che viene sottoposto al test e la si fa strisciare su un vetrino in cui sono presenti alcune proteine virali coniugate con particelle colorate e con anticorpi contro le IgM e IgG umane attaccate su due linee. Se il sangue contiene IgM o IgG contro le proteine virali, queste si attaccano alle proteine virali coniugate con le particelle colorate presenti sulla lastre e, mentre scorrono, rimangono attaccate agli anticorpi contro le IgM e IgG umane attaccate sulle rispettive linee dove possono esser evidenziate. Il primo controllo da fare è verificare che la linea di controllo si sia colorata. Altrimenti il test non è valido.
Se non si colora né la linea IgM né la linea IgG, probabilmente nel nostro sangue non ci sono anticorpi contro le proteine virali. In questo caso, è probabile che non abbiamo contratto l’infezione. Ma potremmo anche essere in una fase precoce dell’infezione quando ancora l’organismo non ha prodotto gli anticorpi (cosiddetto “periodo finestra”).
Se si colora solo la linea IgM, è probabile che il nostro organismo abbia prodotto IgM contro le proteine virali e che ci troviamo in una fase precoce della malattia. In questo caso abbiamo contratto l’infezione e probabilmente possiamo trasmetterla ad altri.
Se si colorano entrambe le linee IgM e IgG significa che il nostro organismo probabilmente ha prodotto sia IgM sia IgG contro le proteine virali e che probabilmente ci troviamo in una fase intermedia dell’infezione. Anche in questo caso abbiamo contratto l’infezione e probabilmente possiamo ancora trasmetterla ad altri.
Se si colora solo la linea IgG significa che il nostro organismo ha prodotto IgG contro le proteine virali e che le IgM sono già scomparse. Ci troviamo probabilmente in una fase più avanzata dell’infezione oppure siamo già guariti. In questo caso abbiamo quindi
contratto l’infezione e non possiamo escludere di poterla ancora trasmetterla ad altri, anche se in fase avanzata potremmo non essere più infettanti.
In tutti questi risultati, però, il margine di errore è ancora piuttosto alto e va comunque incrociato con il tampone (in caso di positività) perchè non sono esclusi i casi di “falsi positivi”, mentre in caso di negatività si potrebbe essere nella fase di incubazione della malattia e dunque diventare infettanti dopo poco tempo.
Una volta determinato (pur con margine di errore ma con discreta precisione) il numero degli infetti si potrebbe ricorrere alla App per il cosiddetto “tracciamento” di coloro che sono stati a contatto con soggetti infetti e dunque potrebbero essere a rischio. L’esatto funzionamento della App non è ancora definito visto che sono molti i progetti tecnici arrivati sul tavolo del Governo che ancora deve scegliere esattamente quale sviluppare, compito che verrà presumibilmente assolto a breve se si vuole partire con la “Fase 2” il prossimo 4 maggio.
Riguardo la creazione della App di tracciamento i dubbi maggiori riguardano il funzionamento e la protezione dei dati personali degli utenti. La linea del Governo è che nessun dato potrà far risalire all’identità della persona, tutto verrà gestito in forma anonima, anche i contatti con i medici specializzati nel caso in cui serva un controllo sanitario. i.
Il sistema che dovrebbe essere utilizzato dall’Italia (e si spera dall’Europa intera in modo da poter uniformare i sistemi ed evitare spiacevoli inconvenienti per chi nei prossimi mesi dovrà varcare i confini nazionali) è molto simile a quello usato a Singapore, che tiene conto delle regole europee e italiane sulla privacy, senza l’utilizzo dei dati delle telecamere di videosorveglianza e i movimenti della carta di credito per tracciare i movimenti degli utenti.
Gli strumenti che verranno utilizzati per tracciare i contagiati da Covid-19 saranno Smartphone, Bluetooth e Wi-Fi. Il funzionamento dell’app prevede la registrazione di segnali di vicinanza in forma anonima tramite il Bluetooth o il Wi-Fi. Se una persona con cui abbiamo avuto contatti risulta positiva, si viene contattati direttamente sull’app e vengono prescritte delle regole e norme da seguire.
L’installazione dell’applicazione sarà in forma volontaria e non ci sarà nessun obbligo, anche se il Garante della Privacy ha sottolineato che per essere efficace il provvedimento, almeno il 60% della popolazione la deve usare. L’applicazione sarà utilizzata solo per scopi sanitari e, per garantire la privacy degli utenti, al termine della pandemia i dati verranno cancellati.
Foto Lapresse