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Coronavirus, boom di focolai nei macelli e nei salumifici. Il virologo Lopalco: “La causa è il freddo e l’umidità, ma la carne è sicura”

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Dopo i casi nei mattatoi di Germania e Brasile, anche in Italia, e in particolare nel Mantovano, in questi ultimi giorni si sono registrati alcuni focolai di Coronavirus in diversi macelli e salumifici. In totale sono cinque le attività produttive di questo comparto nella zona in cui si è sviluppato il contagio, l’ultima un salumificio di Viadana, per un totale di 68 dipendenti positivi. A Viadana, ieri le squadre Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) sono intervenute per sottoporre a tampone 26 dipendenti, dopo che uno di loro era stato ricoverato in ospedale con febbre alta. L’esito dello screening ha consentito di scoprire 5 positivi, tra cui 3 dipendenti di una cooperativa che lavorano nel salumificio. L’Ats ha pertanto predisposto la chiusura del macello e oggi è attesa la sanificazione. I 68 positivi sono perlopiù asintomatici o con sintomi lievi.

La causa di questa incidenza dei contagi da Covid in questi particolari ambienti di lavoro sarebbe legata all’umidità e al freddo delle celle frigorifere. Tuttavia non ci sarebbero pericoli per quanto riguarda il consumo di carne. Lo ha dichiarato  l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene all’università di Pisa a capo della task force della Regione Puglia per l’emergenza Coronavirus.

Lopalco ha coordinato l’indagine della Asl di Bari su un caso in una struttura di macellazione locale. L’ennesimo in queste ultime settimane, durante le quali si sono susseguite numerose segnalazioni anche in altre parti del mondo: nel più grande mattatoio d’Europa, a Guetersloh, nel Land tedesco del Nordreno-Vestfalia, così come in Irlanda, Francia, Regno Unito, Olanda, Spagna, Canada e anche negli Stati Uniti, dove ha colpito quasi 200 impianti di macellazione. Il caso studiato da Lopalco ha riguardato una struttura a Palo del Colle, in provincia di Bari, dove 71 impiegati sono risultati positivi al virus. Per Lopalco, che ha appena pubblicato i risultati della sua indagine, non esiste un’unica causa ma più motivazioni che tutte insieme rendono questi ambienti di lavoro particolarmente a rischio. Questi stabilimenti hanno infatti alcune condizioni ambientali particolari: zone dove di usano getti di acqua a pressione e i lavoratori stanno in mezzo ad una nuvola di acqua calda e vapore, e zone dove i lavoratori lavorano in enormi celle frigorifere. “Il freddo produce un abbassamento delle difese”, spiega l’esperto. “Ma la carne è sicura”, conclude Lopalco, assicurando che “la via alimentare è esclusa dal contagio”. 

 

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Crediti foto: Shutterstock