Attualità
Con una lettera Trump accusa Oms e Cina in un colpo solo
Dopo la guerra dei dazi, lo scontro tra Usa e Cina si è spostato sull’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Il presidente Donald Trump aveva già annunciato una sospensione dei fondi all’istituto delle Nazioni Unite specializzato sulla salute, ma adesso ha inviato un aut-aut all’Oms.
Con una lettera inviata al direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus e postata sul suo account twitter, Trump afferma che renderà definitiva la sua decisione temporanea di sospendere i finanziamenti all’Oms fino a riconsiderarne l’adesione se l’Oms non si impegnerà a migliorare la sua performance entro 30 giorni. Gli Stati Uniti sono i maggiori finanziatori dell’Oms e la lettera di quattro pagine è stata resa nota proprio oggi, giornata in cui si tiene l’assemblea mondiale della sanità a Ginevra. La lettera evidenzia le mancanze dell’Oms e del governo cinese in 14 punti.
In breve, gli Stati Uniti accusano l’Oms di non aver gestito bene la crisi da Covid-19 oltre ad una dipendenza dalla Repubblica Popolare Cinese. In particolare, secondo l’amministrazione Trump “l’Organizzazione mondiale della Sanità avrebbe ignorato alcuni report giunti da Wuhan all’inizio di dicembre 2019 o anche prima” questo si legge nella lettera. Per questo l’Oms “ha fallito nell’investigare la vicenda che entrava in conflitto con il governo cinese”. Secondo l’amministrazione della Casa Bianca per la fine di dicembre l’Oms aveva già gli elementi necessari che attestavano i rischi per il resto del mondo, “evitando di condividerli, probabilmente per ragioni politiche”.
Le accuse di Trump si rivolgono anche direttamente alla Cina. Trump cita il regolamento internazionale, International Health Regulations secondo cui ogni Paese deve informare l’Oms dell’insorgere di potenziali rischi per la salute entro 24 ore. Con questo Trump afferma che il governo cinese non avrebbe prontamente riferito i casi di polmonite sospetti a Wuhan. La lettera riporta anche i comportamenti sospetti del governo cinese nel pubblicare gli studi sul genoma del virus del dottor Zhang Yongzhen del Public Health Clinic Center di Shanghai. Le autorità cinesi sarebbero state avvisate il 5 gennaio 2020 ma lo studio sarebbe stato reso noto soltanto sei giorni dopo, dal medico stesso. E a quel punto il laboratorio di Zhang sarebbe stato chiuso.
Nonostante ciò, il 14 gennaio 2020 l’Oms diceva in un tweet che “investigazioni preliminari condotte dalle autorità cinesi non hanno trovato un chiaro segno di trasmissione del virus tra umani”. Anche otto giorni dopo, il 22 gennaio 2020 l’Oms non dichiarava lo stato di Emergenza Internazionale di Salute Pubblica, a seguito della prima riunione del Comitato di emergenza convocato dal direttore generale. Per poi dichiarare l’emergenza al secondo incontro del Comitato, il 30 gennaio 2020. Mentre lo stato di pandemia è arrivato l’11 marzo. In quell’occasione l’Oms apprezzava la trasparenza e gli sforzi fatti dal governo cinese. Nella lettera l’amministrazione Trump parla di “gioco sleale” tra l’Oms e il governo cinese, imputando all’Organizzazione mondiale un ritardo nell’imporre misure che avrebbero potuto salvare delle vite nei paesi che seguivano le sue indicazioni.
La replica del governo cinese non si è fatta attendere. Secondo la Cina la lettera di Trump “inganna l’opinione pubblica e infanga il Paese” queste le parole del portavoce del ministro degli Esteri. L’azione di Trump sarebbe un tentativo di spostare l’attenzione dalla “risposta maldestra” degli Stati Uniti al virus. L’amministrazione Trump non può di certo erigersi a paladina di questa guerra al Covid-19 avendo ignorato per molto tempo le indicazioni degli esperti. Bisogna anche tenere a mente che gli Stati Uniti non agiscono mossi in maniera disinteressata, considerando gli attriti con il colosso cinese precedenti all’insorgere dell’emergenza sanitaria. Tuttavia, gli Stati Uniti non sono i soli a nutrire dei dubbi sulla trasparenza del governo cinese nella gestione del virus. E a tempo debito, tutti i nodi dovranno venire al pettine. Intanto l’Oms ha approvato all’unanimità la proposta promossa da Ue, Regno Unito, Russia, India e Gruppo Africa per un “processo di rivalutazione” che esami la risposta internazionale alla pandemia in maniera “imparziale, indipendente e complessivo”.
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Crediti foto: LaPresse