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Cina: campi, aborti e sterilizzazioni per la minoranza Uiguri

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La Associated Press (Ap) ha condotto un’inchiesta sull’etnia degli Uiguri – in Cina – e su come sarebbero perseguitati dal governo centrale. Secondo quanto riportato, nella regione autonoma dello Xinijang moltissime donne sarebbero costrette ad abortire o ad usare contraccettivi per impedire nuove nascite. In questo modo il governo cinese starebbe programmando la fine della minoranza di lingua simile a quella turca. Gli uiguri sono musulmani e vivono nella regione a Nord-Ovest della Cina, quella che una volta era il Turkmenistan dell’Est.

Già dal 2016 Pechino starebbe portando avanti un piano di persecuzione finalizzato a cancellare la minoranza. Nel 2019 l’International Consortium of Investigative Journalists (Icij) era entrato in possesso di alcuni documenti governativi che parlavano proprio delle prigioni di massima sicurezza organizzate da Pechino e ne era nata l’inchiesta China Cables.

Veri e propri campi di concentramento che il governo cinese descrive come occasione di formazione volontaria contro l’estremismo islamico. Qui avverrebbe il lavaggio del cervello, attraverso lezioni intensive di lingua e cultura mandarina e sorveglianza continua, senza la possibilità di fuggire. Più di un milione di persone sarebbero state internate nei campi di concentramento, mentre i figli portati in orfanotrofi.

Proprio dal 2016 la Cina avrebbe anche iniziato ad investire ingenti somme di denaro (si parola di milioni di dollari) per il controllo delle nascite, con premi in denaro per le donne decidono di farsi sterilizzare. Si contano più di 60mila operazioni di questo tipo in soli due anni. In tutta la Cina è già in vigore una politica di controllo delle nascite che limita le gravidanze ad un massimo di due per donna. Nella regione dello Xinijang – però – la questione è più complessa.

“Alcune donne avevano già parlato delle imposizioni sul controllo delle nascite – scrive Ap – ma emerge quanto la pratica sia più diffusa e sistematica di quanto eravamo a conoscenza grazie a statistiche governative, documenti e interviste a trenta ex detenuti, alle famiglie coinvolte e ad un ex insegnante di uno dei campi”. Nelle due zone della regione maggiormente abitate dagli uiguri il tasso di natalità è crollato di circa l’84% tra il 2015 e il 2018. Per fare un paragone con il resto del Paese, nel 2019 le nascite hanno subito un calo del 24% nello Xinijang, contro il 4,2% del livello nazionale.

Anche questa volta – come nel 2016 – il governo cinese ha replicato alle accuse affermando l’infondatezza delle questioni sollevate. Insomma, solo fake news. Se da un lato gli Stati Uniti condannano la pratica, dall’altro sembrerebbe che il presidente Donald Trump non abbia contestato la creazione dei campi durante un colloquio privato con il presidente cinese Xi Jinping al G20 di Osaka dell’anno scorso.

L’Unione europea si è detta profondamente scioccata da quanto appreso. “I rapporti sulle sterilizzazioni forzate e gli aborti, nonché le severe sanzioni contro le violazioni del controllo delle nascite sono un’atrocità senza precedenti e confermano ulteriormente la valutazione secondo cui potremmo essere di fronte all’attuazione di un genocidio” queste le parole del presidente e del vicepresidente della Delegazione del Parlamento europeo incaricata per i rapporti con la Cina che chiedono l’intervento delle Commissione europea e dell’Alto Rappresentato per gli affari esteri.

 

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Crediti foto: LaPresse