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Ancora carcere per Patrick Zaki, nuovo rinvio al 7 ottobre

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Patrick George Zaki, lo studente dell’Università di Bologna detenuto in Egitto, resterà in carcere ancora almeno fino al 7 ottobre. Lo ha riferito uno dei suoi avvocati, senza aggiungere ulteriori dettagli. L’udienza sul prolungamento della sua incarcerazione si è svolta sabato in assenza di Zaki e ha avuto un ulteriore rinvio come esito.

Foto Fabio Cimaglia

Patrick Zaki è stato incarcerato il 7 febbraio all’aeroporto del Cairo per “istigazione al rovesciamento del governo e della Costituzione” e rischia fino a 25 anni di carcere. Secondo il governo egiziano, Zaki avrebbe fatto propaganda di terrorismo su Facebook. Le accuse si basano su alcuni post pubblicati da un account che i legali di Zaki considerano falso. Il ricercatore e attivista era in Italia perché frequentava un master internazionale di Studi di Genere. In carcere Zaki ha subìto violenze e il suo caso ricorda quello del ricercatore italiano arrestato, torturato e ucciso in Egitto, Giulio Regeni.

L’Ambasciata d’Italia al Cario continua a seguire da vicino il caso e mercoledì ha presentato un intervento scritto presso il ministero degli Esteri per ricordare che monitora ogni progresso e segue l’esito delle udienze. Non appena sarà possibile una rappresentanza diplomatica riprenderà ad essere presente alle udienze. Questo è quello che fa sapere una fonte del movimento “Patrick libero”. Intanto, il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ha chiesto che Zaki possa essere presente alla prossima udienza e che il governo italiano rimetta il caso tra le sue priorità.

Un rinvio era stato già deciso lo scorso luglio quando il tribunale del Cairo aveva finalmente accettato il ricorso dei legali dello studente che era anche stato portato in aula. I suoi difensori avevano potuto vederlo per la prima volta da marzo, ma in quell’occasione un rinvio di altri 45 giorni era stato deciso senza alcuna spiegazione. Come afferma Amnesty International, in Egitto avvengono continue violazioni dei diritti umani. L’allerta al terrorismo motiva le azioni del governo e il Paese vive in stato di emergenza dal 2017. Questo si traduce in continui arresti e violazioni della libertà di espressione – e non solo – ai danni di giornalisti e attivisti.

 

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Crediti foto: LaPresse