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Carola Rackete svolse “doverosa attività di soccorso di vite in mare”, la comandante scagionata anche dalle ultime accuse

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La lunghissima battaglia divise l’Italia e interessò i media di tutta Europa

Carola Rackete, comandante della Sea Watch3, può tirare un sospiro di sollievo: anche l’ultima accusa verso di lei è stata dunque definitivamente archiviata.

Così è stato deciso dal gip di Agrigento, Micaela Raimondo, che ha ritenuto che la 33enne tedesca stesse semplicemente adempimento al proprio dovere.

La Rackete era finita al centro di un polverone sfociato in un duro scontro politico, nato dopo che l’imbarcazione alla comandante della Sea Watch erano stati negati i soccorsi, e l’imbarcazione era così stata costretta a ‘vagare’ nel mare, senza poter raggiungere le coste italiane.

La nave ospitava, come d’altronde altre ong, centinaia di migranti in fuga dai loro paesi in guerra o in forte crisi.

Secondo il Gip, questo il fulcro della sentenza, “le condotte attuate dal comandante Rackete non possono dirsi antigiuridiche, perché sono avvenute nel corso di una doverosa attività di soccorso di vite in mare, e pertanto scriminate sia dallo stato di necessità che dall’adempimento di un dovere giuridico”.

Sulla Sea Watch 3 era intervenuto anche un provvedimento interministeriale di Matteo Salvini con i ministri della Difesa Trentaa e delle Infrastrutture Toninelli, che vietava l’ingresso della Sea Watch 3 in acque italiane sulla base del “modus operandi ‘del tutto autonomo’ della nave’ e sull’ipotesi che questa attività “poteva determinare ‘rischi di ingresso in Italia di soggetti coinvolti in attività terroristiche’”.

Si chiude così una vicenda che ha diviso buona parte del Paese e che ha destato l’interesse dei media di tutta Europa.

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Foto: LaPresse