Interviste
IndieGesta Talks Jazz – INTERVIEW WITH Deborah J. Carter
(Scroll further down for the English version.)
Deborah J. Carter, è una maga! Sì, avete sentito bene: lei riesce a trasformare tutto quello che canta in una nuova gemma preziosa, anche se si tratta di capolavori, come le canzoni di Lennon-McCartney. Vi invito infatti ad andare a sentire il suo album tributo ai Beatles, “Daytripper”, per l’etichetta Dot Time Records. Fatelo ora, mentre leggete quest’articolo: verrete trasportati su un’altra galassia dalle sonorità fresche e gli arrangiamenti originali e innovativi; Carter è un’interprete di altissimo livello, compositrice e arrangiatrice recensita dalla critica e dalle riviste jazz più prestigiose.
Si spazia infatti dal magistrale vocalese “Trippin’ ” composto da lei per il brano up-tempo “Daytripper”, titletrack del disco (di cui fraseggio e feeling potrebbero rievocare la migliore tradizione del vocalese, come in “Twisted”, cantato da Annie Ross nel 1960) per arrivare a una nuova “Yesterday”, in un arrangiamento bossa-nova minimal morbido, sinuoso, in cui spicca la sua voce brillante e piena di anima. Carter canta un coinvolgente e avvolgente “metropolitan jazz” ed è dotata di una voce calda e potente anche nei registri acuti.
Classe, espressività, stile, creatività: il biglietto per un viaggio con lei attraverso swing, blues, latin, r’n’b’ e gospel vale oro!
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Qui il suo show al Blue Note di Rio, Brasile. Impression of Deborah J. Carter e Zandscape’s performance, September 28th 2018. The repertoire is Daytripper, a Jazz Tribute to the Beatles
Stasera e domani sera si esibirà col suo “Italian 4et”, composto dai talentuosi jazzisti Daniele Gorgone al piano, Marco Piccirillo al contrabbasso e Gaetano Fasano al @ Camera Jazz Club, Bologna.
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Prima di intervistarla, ho chiesto a Daniele Gorgone, pianista e organizzatore del tour italiano, come ha conosciuto Deborah J. Carter, con cui suona da molto tempo:
“Ho conosciuto Deborah nell’Aprile del 2014, mentre ero in tournée nei Paesi Bassi (dove Deborah attualmente risiede) e mi hanno parlato benissimo di lei. Quindi ho fatto in modo di incontrarla, poco dopo siamo partiti per un tour nel sud Italia e da lì abbiamo iniziato a suonare insieme molte volte. Adesso sono quasi 5 anni che suoniamo continuativamente insieme, in Italia, Albania, Svizzera, Francia, Germania e molti altri paesi europei. Credo davvero sia una delle migliori vocalist del mondo”. E li vedremo stasera in quartetto al Camera Jazz Club!
Deborah Carter è infatti una vera cittadina cosmopolita: viaggia in tutto il mondo suonando nei più importanti jazz festival, tenendo seminari, partecipando come ospite negli show televisivi e radiofonici più seguiti, con varie formazioni o come ospite, dal piano voce alle big band, come le globalmente riconosciute Metropole Orchestra, la Frankfurt Radio Symphony Orchestra, la Sedavi Latin Jazz Big Band (con Mike Mossman, arrangiatore del grande Tito Puente), la Berlin Jazz Orchestra, HRT Jazz Orchestra (della radio Croata), L’ Orchestra and la Big Band della German Opera, a Berlino.
“Deborah J. Carter is the epitome of a world class jazz singer”/ “Deborah Carter è la quintessenza della cantante jazz di livello mondiale”, ha dichiarato il noto sassofonista statunitense Mark Turner alla leggendaria rivista di settore “All About Jazz”
E sono in molti a pensare che se fosse rimasta in America il suo successo sarebbe stato letteralmente planetario! In questo video Deborah J. Carter canta un medley di “I Will” e “Here, There, and Everywhere” con la Metropole Orchestra
Riguardo al suo disco “Blue Notes and Red Shoes” (Timeless Records) Deborah Carter ci racconta: “E’ un tipo di jazz che riflette l’energia e lo spirito di ogni capitale di questo 21esimo secolo, che ha assorbito le influenze e gli aspetti cosmopoliti dei suoi abitanti. Ed ha decisamente l’atmosfera del jazz del Sabato sera!”
L’album è stato registrato col suo trio di lunga data (con la partecipazione del noto il chitarrista olandese Jan Akkerman e il chitarrista Leonardo Amuedo), assieme a ospiti internazionalmente riconosciuti e include alcune pietre miliari della storia del Jazz, come “Moanin’”, Dizzy And Parker (Groovin´ High), ‘Round Midnight Prelude / ´Round Midnight, Couldn´t Get Better, The In-And-Outs, One For My Baby / This One´s On Me…
Sei nata negli Stati Uniti e cresciuta tra le Hawaii e Okinawa, in Giappone, esibendoti poi in tutto il mondo. Hai proseguito gli studi al celebre tempio accademico del jazz, il Berklee. Sei conosciuta nella scena jazz per portare esperienze e sonorità multiculturali nella tua musica. Che valore ha tutto questo per te ?
Per me significa che il momento di creare non diventa e non diventerà mai un peso o noioso. E significa anche che la mia crescita, all’interno del mondo della musica, è senza limiti perché l’apertura ai diversi concetti musicali che provengono da ogni angolo del globo permette alle nuove idee di scorrere infinite. Il mio augurio più sincero è di essere come un alligatore, uno dei pochi animali che smette di crescere solo quando muore.
Che lavoro c’è dietro ai tuoi arrangiamenti e a tutti questi universi sonori che si alternano e si fondono ?
Prima di tutto c’è ancora spazio nei miei arrangiamenti per i musicisti perché contribuiscano con le loro idee, ed ho il privilegio di lavorare sempre con buoni musicisti, non importa in quale parte del mondo mi trovi. Amo le nuove idee e amo quando mi sorprendono. La cosa più importante per me è l’autenticità. Ogni cosa suonata o cantata dovrebbe dimostrare “Questo è quello che sono io, in questo momento, in questo brano”.
Suggerisco caldamente ai nostri lettori di dare un occhio al tuo sito personale, perché non solo è un’immensa risorsa per ritrovare i brani meravigliosi della tua discografia o una piattaforma di promozione dei tuoi concerti, ma contiene anche i tuoi entusiastici ed unici “travel blog”, come quello del tuo viaggio in Brasile. Durante gli anni e le diverse esperienze musicali quanto è cambiata la tua “visione del mondo”, attraverso la musica?
Ho sicuramente imparato ad essere più aperta e ad avere meno paura nell’espormi in ambienti sconosciuti, invece di “rimanere così tanto nella mia testa”, razionalizzando troppo. E la mia visione del mondo attraverso i miei “viaggi musicali” mi ha confermato che in realtà il mondo è pieno di persone gentili pronte ad aiutare gli “stranieri” (dico davvero!). Le persone sono persone e siamo accomunati da volere le stesse cose per noi stessi e i nostri cari, la nostra famiglia.
E quanto ha influenzato la tua carriera e le scelte di vita ?
Questo modo di vedere il mondo mi ha permesso di dire “yes!” a molte esperienze uniche, pur sapendo che sarebbero state impegnative, ma hanno reso la mia vita più ricca e mi hanno reso più saggia. E se avessi bisogno di qualcosa, potrei contare sulla “kindness of strangers”, la gentilezza degli estranei.
Infatti dici “We are so privileged in this day and age to have an open door to other cultures and perspectives that enrich our own.”/“Siamo talmente privilegiati in quest’epoca ad avere una porta aperta su altre culture e prospettive che arricchiscono le nostre”.
C’è un altro tuo blog che mi ha colpito, “Berstein in Bishkek”. Tre anni fa infatti, tra i tuoi molti soggiorni a lunga distanza, hai viaggiato verso un paese “esotico”, misterioso, quasi fiabesco, il Kyrgyzstan, per celebrare il 100th anniversario del grande compositore Leonard Bernstein (universalmente conosciuto per “West Side Story”), e suonare la sua musica coi tuoi arrangiamenti originali.
Ne parli come di un’avventura straordinaria nell’ex stato URSS, confinante con China, Uzbekistan, Kazakhstan, Tajikistan. Con i tuoi blog catturi i lettori parlando anche di popolazioni e tradizioni, come una “Jazz Indiana Jones”, o anche meglio, Jeanne Baret, la prima donna ad aver circumnavigato il globo! Proprio come hai fatto tu! Quindi, parlando di avventure, quali sono state le più memorabili con la musica, in giro per il mondo?
La cosa meravigliosa di questo pianeta è che ogni paese è unico nelle esperienze che ha da offrire. Rimango ancora stupefatta da quali porte il jazz può aprire e da quello che mi ha portato ovunque. Qualcuno lo vede come uno sguardo ad un aspetto della cultura americana e altri come un momento di godersi una musica suonata spontaneamente e con ardente energia. Devo dire che fare il tour in Giappone, alcuni anni fa, è stata un’avventura esotica, mentre al tempo stesso ad Okinawa un salto indietro al mio passato quando ero una teenager al liceo. Anche venire in tour ora in Italia, non la prendo solo come un’occasione di esibirmi per un’audience unica per la sua gentilezza, apertura e generosità, ma torno anche a casa con la testa piena di idee sul cibo e la cucina! Double-pleasure!
Clicca qui per leggere la pagina del blog che racconta del Kyrgyzstan- Dal sito di Deborah J. Carter
“My musical influences while living in Spain added the right amount of passion and intensity to my art.” – Le mie influenze musicali mentre vivevo in Spagna hanno aggiunto la giusta dose di passione e intensità alla mia Arte”
Sei stata “Professor of Jazz Vocals” al prestigioso “Musikene Music Conservatory” di San Sebastian. E durante la tua residenza in Spagna hai collaborato con Max Sunyer, Carles Benavent e Salvador Niebla prestando la tua vocalità alla loro tipica firma di “Mediterranean jazz”. Hai anche lavorato a teatro a Madrid, e formato un quintetto jazz, esibendoti nei più importanti jazz festivals dell’Iberia. Sei stata anche special guest nella TV e nelle radio nazionali. Ora vivi in nord Europa e continui ad insegnare, oltre ad una folgorante carriera concertistica. Quali differenze hai potuto constatare nell’educazione musicale tra Nord e Sud Europa?
E’ un segreto ben custodito, ma il sistema dei conservatori in Spagna è più rigido rispetto al nord Europa. Adesso insegno al “Music Institute” dell’ Osnabrück University e le regole sono un pò più morbide – almeno per quanto riguarda il music department (nonostante la burocrazia sia molto più complicata).
“All throughout my younger years I was blessed with wonderful teachers and friends that encouraged and inspired me to flourish and grow in music.” /“Durante tutti i miei anni giovanili è stata una benedizione avere meravigliosi insegnanti e amici che mi incoraggiavano e ispiravano a fiorire e crescere nella musica”
Hai spesso sottolineato la rilevante importanza dell’educazione musicale e del ruolo dell’Educatore. Che cosa hai tratto umanamente e professionalmente dalla tua carriera di insegnante?
Oh, amo molto l’esperienza dell’insegnante-studente e dello studente come insegnante. I miei studenti mi hanno aiutato ad apprendere che non c’è un unico modo per fare le cose. Il mio intuito – che uso molto a lezione – ha poi sviluppato questo concetto.
Non tutti sanno che hai iniziato da giovanissima come musicista di strumenti a fiato alle Hawaii e in seguito hai iniziato a studiare teoria musicale, arrangiamento e composizione in Giappone, proseguendo poi al Berklee College of Music in America. Quanto lo studio degli strumenti a fiato ha influenzato il tuo incredibile e preciso fraseggio vocale ?
Al Berklee ho iniziato come flautista e seguivo lezioni veramente intense e impegnative sulla respirazione. Ugualmente, l’intonazione nello strumento dipende sempre da quella che gli dai. Aver studiato gli strumenti a fiato mi permette di ascoltare le registrazioni di grandi jazzisti sia con orecchio melodico e tecnico, per così dire .
Se potessi portare con te sulla famosa isola deserta solo alcuni dischi, quali sarebbero?
Porterei le compilation di Nancy Wilson, Ella Fitzgerald, Cannonball Adderly, e Dizz Gillespie
Parlando di futuro, qualche nuovo progetto all’orizzonte ?
Sto attualmente lavorando ad alcuni progetti, uno con il vibraphone quartet, “Zandscape”, per arrangiare vocalmente i pezzi di Chick Corea, con alcuni miei testi originali, e sto lavorando anche con TS Galloway, ex membro della band di Count Basie, per creare un progetto per big band con materiale originale e tradizionale. Oltre a questo sto lavorando a nuovi progetti per i miei studenti, testi e composizioni per i miei colleghi, grafiche per i miei album futuri. Quarantena in vista o no, mi tengo impegnata e inizio le mie giornate al mattino presto per portare a termine tutti i progetti.
Per info per i concerti di stasera e domani: reservations@camerajazzclub.com
ENGLISH VERSION:
Deborah J. Carter, she is a magician! Yeah, you heard right: she transforms everything she sings in a new gem, even the already masterpieces, as Lennon-McCartney’s songs. I invite you to go listen her Beatles Tribute album “Daytripper”, Dot Time Records, right now, while reading this articles: you’ll be carried to another galaxy by fresh sound and innovative arrangements; Carter is a top-level vocalist, composer, arranger, also reviewed by all the most renowned critics and jazz magazines. She ranges from the masterful vocalese “Trippin’ ” composed by her for the up-tempo tune Daytripper (whose phrasing and feeling could remind us the best tradition of Annie Ross Twisted, 1960) to a new “Yesterday”, soft and minimal bossa-nova, in which his soulful and brilliant voice stands out. She sings a spirited yet all-embracing and thrilling “metropolitan jazz” and her voice is so warm and powerful in high-registers too.
Class, expression, style, creativity: the ticket for her journey through swing, blues, latin, gospel and r’n’b is worth gold!
About her cd “Blue Notes and Red Shoes” (Timeless Records), she says, “It’s a kind of jazz that reflects the energy and spirit of any capital city, in this 21st centrury, that has absorbed the influences and cosmopolitan aspects of its inhabitants. And it’s definitely a Saturday night jazz!”
The album was recorded with her long-standing trio (Jan Akkerman, Leonardo Amuedo) together with internationally renowned guest artists and it includes some of the Jazz History cornerstones, as Moanin´, Dizzy And Parker (Groovin´ High), ‘Round Midnight Prelude / ´Round Midnight, Couldn´t Get Better, The In-And-Outs, One For My Baby / This One´s On Me…
Deborah Carter is a real cosmopolitan citizen: she travels extensively performing around the world in jazz festivals, jazz clubs, seminars, radio and TV shows, with various formations or as a guest, from solo pianists to big bands, as the world famous Metropole Orchestra, the Frankfurt Radio Symphony Orchestra, Sedavi Latin Jazz Big Band (with Mike Mossman, arranger for Tito Puente), the Berlin Jazz Orchestra, HRT Jazz Orchestra (Croatian Radio), The Orchestra and Bigband of the German Opera, Berlin.
“Deborah J. Carter is the epitome of a world class jazz singer”- Mark Turner, All About Jazz
Tonight and tomorrow night she will be performing with the “Italian 4et”, with Daniele Gorgone on piano, Marco Piccirillo on bass and Gaetano Fasano on drums @ Camera Jazz Club, Bologna. Before the interview with Deborah, I asked Daniele Gorgone, talented pianist and organizer of the italian tour, how he met Deborah, with whom he has played for a long time: “I met Deborah in April 2014, I was on tournée in The Netherlands (where Deborah is based) and they talked magnificently about her. So we met and she was very nice to me. Shortly after, we left on tour together in South Italy and from there we started playing together several times, it’s been 5 years we’ve been playing continuously together in Italy, Albania, Switzerland, France, Germany and many others, I definitely think she’s one of the best vocalist in the world”.
You were born in USA and grew up in Hawaii and Okinawa, Japan, performing literally all over the world. You also studied at Berklee, USA. You’re famous in the jazz scene for bringing multicultural experiences and sounds into your music. What it means to you?
DEBORAH: It means that it never is going to get boring for me, at the hour to create. I also means that my growth, with in the music world, is without limits because an openness to the different music concepts that come from every corner of the globe allows the input of ideas to be endless. My most sincere wish is to be like an alligator; one of the few animals that stops growing only when it dies.
What’s your work behind your arrangements and all these different sound universes which alternate and merge?
DEBORAH: First of all, there is still room in my arrangements for the musicians to contribute their own ideas, and I have the privilege to always be working with good musicians, no matter what country I’m in. I love new ideas and I love when they surprise me. Most important for me is authenticity. Every things that is played or sung, should demonstrate “This is who I am, in this moment, in this song.”
I warmly recommend our readers to take a look to your website because not only it is a huge source to find the great tunes of your discography or a way to promote your gigs, but it also includes your enthusiastic and unique “travel blogs”, as the one in Brazil. During the years and different musical experiences how much your World view through the Music changed?
DEBORAH: I actually learned to be more open and to have less fear in emerging myself in unknown surroundings – instead of being so much in my head. And my world view through my ‘music travels’ has confirmed to me that the world is full of kind people who are happy to help strangers. (It really is!) People are people and we all want the same things for ourselves, family, and friends.
And how that affected your career and life choices?
DEBORAH: This world view allowed me to say ‘yes’ to many unique experiences, knowing that there would be challenges, but they would make my life richer, and would make me wiser. And if I were in need of anything, I could depend on “the kindness of strangers”.
“We are so privileged in this day and age to have an open door to other cultures and perspectives that enrich our own.” you said once.
There’s another blog by you , that really impressed me, “Berstein in Bishkek”. Three years ago, among your many long-distance journeys, you travelled to an “unknown”, mysterious, fairy and special Country, Kyrgyzstan, to celebrate great composer Leonard Bernstein (globally known for “West Side Story”) 100th anniversary, and play his music, with your own arrangements.
You talk about it as an extraordinary adventure in the ex URSS State, neighbouring China, Uzbekistan, Kazakhstan, Tajikistan and with your blogs you really engage the readers through themes about traditions and populations, as a “Jazz Indiana Jones”, or even better, Jeanne Baret, first woman circumnavigating the globe! As you did!
So, speaking about adventures, what have been your most memorables with music, travelling around the world?
DEBORAH: The wonderful things about this planet is that each country is unique in the experiences it has to offer. I am still amazed at what doors jazz can open and that it has taken me everywhere. Some see it as a glance into an aspect of American culture and others see it as moment to enjoy music played so spontaneously with ardent energy. I have to say that doing the tour of Japan, some years ago was an exotic adventure, while at the same time (in Okinawa) a list back to my past when I was a teenager in high school. Coming to Italy as well, I not only get to perform for a public so unique in its kindness, openness and generosity, but I come home with a head full of ideas about food and cooking! Double-pleasure!
My musical influences while living in Spain added the right amount of passion and intensity to my art.”
You have been Professor of Jazz Vocals at the prestigious Musikene Music Conservatory in San Sebastian, Spain. And during your residency in Spain you experienced collaborations with Max Sunyer, Carles Benavent and Salvador Niebla adding vocals to their typical brand of Mediterranean jazz. You also worked in theater in Madrid, and formed a jazz quintet, performing in the most important jazz festivals in Iberia and you have been guest on national TV and radio shows. Now you are living in Northern Europe and still teaching, aside a bright performing career. What are the differences you observe between northern and southern Europe in Musical Education?
DEBORAH – It is a best-kept secret, but the Conservatory system in Spain is stricter than that of Northern Europe. I now teach at the Music Institute in the Osnabrück University and the rules are a bit looser – at least for the music department (although the paperwork is much more complicated).
“All throughout my younger years I was blessed with wonderful teachers and friends that encouraged and inspired me to flourish and grow in music.”
You have often highlighted the prominent importance of musical education and the Educator role. What do you draw from the human and professional viewpoint by your teaching career?
Deborah: I love the experience of teacher-as-student and students-as-teacher. My students have helped me to learn that there is not just ONE way to do things. My intuition – which I use a lot in the class – has developed well.
Not everybody knows that you began at a very young age as a woodwind instrumentalist in Hawaii and later started learning music theory, arranging, and composition in Japan. And then you continued your studies at the prestigious Berklee College of Music. How much those studies have affected your amazing vocal phrasing?
DEBORAH: I started Berklee as a flutist and had very intense lessons with breathing. As well, the tuning in the instrument always depends on what you give it. Having studied woodwinds allows me to listen to recordings of great jazz horn players with both melodic and technical ears, so to speak.
If you could only take with you few CDs to stay on the “famous” desert island what would be?
DEBORAH: I would take compilation CD’s of Nancy Wilson, Ella Fitzgerald, Cannonball Adderly, and Dizz Gillespie
Speaking about Future, any new music project ?
DEBORAH: I am currently working on a few projects at once. One is with the vibraphone quartet, Zandscape, to make vocal versions of Chick corea tunes (with my lyrics on some of them) and I’m working with TS Galloway, former member of the Count Basie band, to make a big band project of original and traditional material. Besides that I’m working on new projects for my students, lyrics for compositions of my colleagues, blueprints for future albums, etc. Quarantine or no quarantine, I stay busy and and start my days very early to get things done.
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