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Musica

Rubrica, JazZONE. Peppe Servillo, Samara Joy, Setak, Elisa Carta, Sons of Kemet

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Ecco JazZONE week parade con 5 proposte tratte da 5 album jazz (e dintorni) usciti negli ultimi mesi che meritano attenzione. Un’occasione imperdibile per scoprire nuovi artisti e nuove produzioni dal tocco raffinato.

Questa settimana il trio d’eccellenza Servillo-Girotto-Mangalavite, lo swing di Samara Joy, il sapore abruzzese di Setak, il ricordo di Pino Daniele celebrato da Elisa Carta e la poesia jazz dei Sons of Kemet.

Peppe Servillo, Javier Girotto, Natalio Mangalavite – Balla balla ballerino (L’anno che verrà)

Il trio di gran classe formato da Peppe Servillo, Javier Girotto e Natalio Mangalavite ripropone una serie di capolavori del repertorio di Lucio Dalla nel nuovo progetto intitolato “L’anno che verrà“. Tra i vari classici scelti anche “Balla balla ballerino” del 1980, che perde la sua impronta funk per lasciar spazio ad improvvisazioni jazz di ampio respiro.

Samara Joy – The trouble with me is You

Ritmo e swing, colori e vibrazioni d’altri tempi in questo standard portato al successo, tra gli altri, da Nat King Cole. La voce di Samara Joy rende l’atmosfera più vivace e contemporanea dandone una versione personale ma al contempo rispettosa.

Setak – Aspitte aspitte (Alestalé)

Il cantautore abruzzese Setak, alias Nicola Pomponi, è uno dei pochi (se non l’unico) a proporre l’originale dialetto abruzzese nelle sue canzoni. Ha da poco pubblicato il suo secondo album “Alestalé“, tra blues folk e amore per il cantautorato più intimo, che contiene questa dolcissima “Aspitte aspitte“.

Elisa Carta – Occhi grigi (S’incontru)

La cantante sarda Elisa Carta nel suo album bellissimo e suggestivo, “S’incontru“, tra i vari brani originali, ci regala questa cover di un brano poco conosciuto di Pino DanieleOcchi grigi“, tratto dall’album “Bonne soirée” del 1987.

Sons of Kemet, Joshua Idehen – Field Negus (Black to the future)

Contaminazioni sorprendenti, trovate innovative e imprevedibili, quelle dei Sons of Kemet che in “Field negus” incrociano il loro sound con la poesia quasi rap di Joshua Idehen.

Buon ascolto!

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