Seguici su

Attualità

Cinque regioni verso l’arancione da lunedì, ma altrettante rischiano di rimanere rosse. Draghi: “Per le riaperture ancora nessuna data certa”

Pubblicato

il

Sono almeno cinque le Regioni che potrebbero uscire dalla zona rossa già da lunedì prossimo 12 aprile e diventare arancioni: si tratta di Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Toscana. In vista del report sul monitoraggio settimanale dei contagi che sarà diffuso oggi pomeriggio, nella migliore delle ipotesi l’Italia conta di poter allentare le misure anti Covid per almeno due terzi del territorio.

Resteranno quasi sicuramente rosse, invece, Calabria, Campania, Puglia e Valle d’Aosta e a forte rischio sarebbe anche la Sardegna. Tuttavia, sulla base delle cifre attuali dei contagi, c’è chi come il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha calcolato un trend da zona gialla già dal 20 aprile per almeno sei tra regioni e province autonome (Veneto, Marche, Umbria, Abruzzo, Trento e Bolzano) e auspica a breve la riapertura di tutte le attività.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, tuttavia, ieri in conferenza stampa ha spiegato che “è normale chiedere aperture, sono la migliore forma di sostegno all’economia” ma il premier si è dichiarato fermo su due punti: l’andamento dei contagi e quello della campagna vaccinale. “Voglio vedere nelle prossime settimane di riaprire in sicurezza a partire dalle scuole, obiettivo è un mese di presenza – ha spiegato Draghi -. Ci sarà una direttiva di Figliuolo sulle vaccinazioni delle persone fragili e poi vedremo come inserire con i ministri il parametro delle vaccinazioni delle categorie a rischio tra i parametri che si usano per autorizzare le riaperture. E’ chiaro che per le Regioni che sono molto avanti con i più vulnerabili sarà più facile riaprire”.

Riguardo alle tempistiche per le riaperture, Draghi non ha indicato una data precisa: “Significherebbe conoscere esattamente il valore dei parametri rilevanti”, ha detto il premier.

Intanto proseguono in tutta Italia le proteste delle categorie di lavoratori costrette alla chiusura, dai ristoratori ai parrucchieri ai titolari di palestre. Secondo una stima dell’Associazione Nazionale Palestre e Lavoratori Sportivi, ad esempio, molti titolari di strutture sportive hanno deciso di riaprire in barba ai decreti anti-Covid e sarebbero già il 20%.

 

Segui OA Plus su Instagram

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra PAGINA OA PLUS

Clicca qui per iscriverti al nostro GRUPPO OA PLUS

Crediti Foto: LaPresse