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Coronavirus, è boom di contagi fra i bambini. Gli epidemiologi: “Probabile effetto della variante inglese”
L’aumento dei contagi si registra soprattutto nella fascia d’età fra i 3 e i 5 anni, ma anche fra i ragazzi fra gli 11 e i 13 anni. Fra le Regioni con il tasso più elevato di contagi ci sono Umbria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Lazio
E’ allarme contagi fra le fasce d’età più giovani. Da metà gennaio circa, infatti, l’Associazione italiana di epidemiologia registra una crescita dei contagi fra i più piccoli, specialmente dai 2 anni in su. E l’ipotesi più probabile è che questo andamento sia legato alla diffusione anche in Italia della variante inglese del virus. Secondo il monitoraggio dell’Aie aggiornato al 7 febbraio scorso, se da una parte calano i contagi da Coronavirus fra gli ultra ottantenni, dall’altra le più colpite adesso risultano le fasce d’età più basse, quelle finora relativamente risparmiate dall’epidemia. In questo contesto, è chiaro che la scuola assume un ruolo centrale e diventa un punto critico da tenere monitorato con grande attenzione.
“Le persone oltre gli 84 anni di età presentano ancora i tassi di incidenza più elevati (170 casi ogni 100mila abitanti), seppure in decremento”, scrivono gli epidemiologi nel loro rapporto settimanale, che comprende 12 regioni per 50 milioni di abitanti. “Il valore dell’incidenza per i bambini più piccoli (0-2 anni) è stabile, mentre l’incremento registrato nelle scorse settimane è chiaramente attribuibile ai bambini tra 3 e 5 anni (tasso 119 per 100mila). Il tasso è in aumento anche per i ragazzi di 11-13 anni (137 per 100mila). Da notare anche l’incremento osservato nella classe di età 6-10 anni che ha l’incidenza più elevata in almeno tre regioni: Umbria, Lazio e Campania”.
L’Umbria, in particolare, è stata interessata nelle scorse settimane da un focolaio di variante brasiliana e inglese. “Un’ipotesi in studio – suggerisce il rapporto Aie – che potrebbe concorrere a spiegare questo andamento è la circolazione della variante inglese”. Quest’ultima, anche più di quella brasiliana, si è rivelata capace di radicarsi e aumentare rapidamente la sua prevalenza (cioè il rapporto rispetto al ceppo originario). Il 3-4 febbraio – data del monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità – era al 17,8%: si stima che fra la fine di febbraio e l’inizio di marzo raggiunga il 50% e poi sia destinata a diventare prevalente. A livello nazionale, riassume il rapporto Aie, “Umbria e Friuli Venezia Giulia hanno i tassi di incidenza più elevati (237 e 221 casi per 100mila abitanti rispettivamente), seguiti dall’Emilia Romagna e dalle Marche (181 e 179 rispettivamente). La Toscana ha il tasso più basso (98 casi per 100mila abitanti) anche se in rapida crescita nell’ultima settimana”. L’aumento di incidenza fra i bambini si registra in modo lieve in Piemonte. Andamento stabile in Puglia, con un calo fra gli over 85. In Sicilia le due settimane di zona rossa sono state molto efficaci: hanno abbassato i contagi in tutte le fasce d’età, “in particolare tra i 14 e i 24 anni che precedentemente avevano tassi specifici più elevati”.
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Crediti Foto: LaPresse