Interviste
Mei, Rubrica. #NEWMUSICTHURSDAY. Intervista a La Preghiera di Jonah
Di Marta Scaccabarozzi
Dopo l’esordio con “Come l’ultima volta”, il featuring con EDDA su “Respiro” e la bella conferma di “Case popolari”, torna La Preghiera di Jonah a rinfocolare il braciere spento del Nuovo Pop italiano, nel tentativo di offrire a chiunque sappia ancora emozionarsi una luce utile a segnare la via dell’alba, nella notte più lunga di sempre: “Giulio”, la nuova confessione a cuore aperto della band campana pubblicata il 29 gennaio, è una dichiarazione d’amore diversa, che sa di sale su ferite antiche, e ancora aperte. Noi della #NewMusicThursday ne siamo rimasti affascinati, tanto da voler incontrare virtualmente la band per parlarne. Ecco l’intervista.
Ciao ragazzi, benvenuti sul sito del MEI! Partiamo subito in media res: la cosa che vi fa più paura al mondo, e ciò che invece vi da, ogni giorno, la forza di resistere.
Gli insetti vale come risposta? Ciò che ci spaventa è non poter fare più ciò che amiamo, che è lo stesso che ci dà la forza di resistere. Suonare, fare musica, scrivere, piangere e ballare (anche se non siamo molto bravi a ballare).
Ci raccontate un po’ il vostro percorso? Come nasce il progetto?
Il progetto LPDJ nasce qualche anno fa, come tutte le band di provincia ci siamo ritrovati in un garage a fare le prime prove, col tempo l’esigenza di scrivere, raccontare, comunicare era sempre più forte; così ora eccoci qua…
Vi avevamo lasciato, con “Case Popolari”, mentre gridavate al mondo il catartico urlo di dolore della provincia. Come state vivendo questo nuovo girone di clausura?
Forse merito di questa pandemia, in provincia si sta più tranquilli sotto alcuni punti di vista, e la tranquillità di questi tempi non è per nulla scontata o da sottovalutare. Ci dà la forza di ricaricare le batterie. Anche se è un po’ dura perché fermi non sappiamo stare.
Ora, con “Giulio”, la pressione emotiva pare essersi alzata; dietro la cortina spessa del ricordo, il dolore si fa poesia e diventa specchio per tutti quelli che, ascoltando il brano, una lacrimuccia l’hanno lasciata cadere. Quanto può aiutare, scrivere una canzone? E in che modo?
Può sembrare banale ma scrivere è una vera e propria medicina: scrivere cura! E non importa cosa tu faccia nella vita, scrivere una lettera d’amore, una poesia, una canzone, una mail ad un amico può davvero aiutare.
A bruciapelo: perché continuare a fare musica nel 2021, mentre tutto il mondo sembra non lasciarsi sfiorare dal grido d’aiuto lanciato dalla cultura.
Si continua a fare musica perché purtroppo o per fortuna non siamo noi a decidere. La musica quando arriva, arriva. E a noi è arrivata adesso, perché fermarci? Siamo solo all’inizio.
Solita vetrina dei consigli: tre nomi emergenti che vi fanno impazzire.
Spina, Calmo, spinelli per tutti
Lasciateci con un proverbio delle vostre parti. Sbizzaritevi!
Dicette ‘o pappece vicino ‘a noce, ramm ‘o tiempo ca te spertose!
LEGGI QUI L’ARTICOLO ORIGINALE SUL SITO DEL MEI.
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra PAGINA OA PLUS
Clicca qui per iscriverti al nostro GRUPPO OA PLUS
Crediti foto: Mei