Interni/Politica
Uganda: vittoria ancora per Museveni, ma c’è aria di brogli
Già da mesi era lampante che in Uganda per le elezioni avvenute in questi giorni ci sarebbero stati brogli e disordini. E così oggi la Commissione elettorale ugandese ha confermato la vittoria di Yoweri Museveni, che da 35 anni governa il paese.
Il presidente avrebbe rivinto con il 59% dei voti, ma dall’opposizione contestano il risultato, che sarebbe arrivato dopo numerosi brogli e irregolarità. Bobi Wine, il famoso cantante che si oppone da anni al governo di Museveni e che si è dato da qualche tempo alla politica, candidandosi con l’opposizione, ha denunciato di aver trovato i militari ad occupargli la casa: “Siamo in guai seri. Siamo assediati”.
Deo Akiiki, portavoce dell’esercito ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters che i militari attorno alla proprietà di Wine sono stati mandatii per proteggerlo dagli eventuali pericoli che correrebbe uscendo: «È per la sua sicurezza», ma non vengono fatti entrare nemmeno i giornalisti internazionali.
Wine promette che appena possibile diffonderà i video che testimoniano i brogli: infatti nel Paese dal 12 gennaio i social sono off limits, fatti chiudere dal governo per non creare scompiglio in vista delle elezioni, ma il sospetto generale è che siano stati chiusi apposta per non poter diffondere i video delle autorità responsabili di brogli ed intimidazioni.
Charity Ahimbisibwe, signora a capo del gruppo ugandese che si occupa di controllare la regolarità del voto, ha confermata di essere stata arrestata durante un incontro con alcuni giornalisti in un hotel di Kampala, la capitale dell’Uganda. Ahimbisibwe ha detto di essere stata portata in una stazione di polizia, senza che le accuse a suo carico venissero esplicitate.
Museveni è intanto al sesto mandato consecutivo, dopo che nel 1986 tramite una lunga guerra civile riuscì a spodestare il governo di Milton Obote. Inizialmente, cercò con successo di dare maggiore stabilità economica e politica allo stato, contenendo anche l’Hiv che dilagava per tutto lo stato. Ma con il tempo è divenuto sempre più dispotico e autoritario, svuotando le altre istituzioni politiche ugandesi e mettendo a tacere il consenso.
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Crediti Foto: LAPRESSE