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Iraq: a Baghdad cerimonia per anniversario morte Soleimani

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L’odio degli iraniani e degli iracheni per gli Stati Uniti è ormai quasi proverbiale. Il 3 gennaio dell’anno scorso, ultima grande rappresaglia del lungo conflitto, i droni della Cia hanno lanciato due missili Hellfire contro un convoglio a Baghdad, uccidendo il generale Qassem Soleimani, che guidava l’unità d’élite Quds Force dei Pasdaran,  e Abu Mahdi al-Muhandis, capo della Kataib Hezbollah e della Forza di mobilitazione popolare che raccoglie tutte le milizie sciite in Iraq.

In memoria dei due leader uccisi dagli americani, nel giorno dell’anniversario dell’attacco centinaia di persone hanno riempito le strade della capitale irachena, bloccando anche un’autostrada, come promosso dai Pasdaran che hanno promosso l’evento.

In realtà, va detto che molti cittadini dei paesi del medio-oriente non sono d’accordo con l’elevazione della figura di questi leader militari, che vorrebbero sancire l’egemonia iraniana su tutta l’Asia minore, e numerosi cartelli appesi per le strade di Baghdad i giorni prima della cerimonia sono stati strappati.

La situazione in medio-oriente è critica, e l’emergenza Covid ha esasperato il clima infame. Infatti, mentre i moderati di Rohani tentano di allontanare ogni estremismo dal governo e dalle sorti del Paese, questi aspettano le elezioni di giugno.

Intanto, i principali nemici dell’Iran – ovvero Israele, Stati Uniti, ma anche Rihad e Abu Dhabi – temono un attacco, forse un attentato. Due capi del Mossad dicono che l’Iran non agirà prima dell’insediamento di Joe Biden, e azioni di guerriglia o di stampo terroristico potrebbero diventare utili per tenere alto l’entusiasmo antiamericano dei cittadini.

In questi giorni, in risposta ad alcune manovre militare statunitensi, l0’Iran ha iniziato ad arricchirsi di uranio del 20%, facendo preoccupare la comunità internazionale. Ogni possibile risvolto è, per ora, imprevisto.

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Foto: LaPresse