Attualità
Vaccino anti Covid, sarà un algoritmo a decidere chi vaccinare
Mentre si avvicina il V-Day, il tanto atteso giorno della vaccinazione contro il Covid-19 che prenderà il via in Italia domenica 27 dicembre, sorge spontaneo chiedersi chi, a parte la priorità iniziale riservata al personale sanitario e agli anziani, potrà ricevere il siero anti Covid. Con quali criteri si dovrà procedere con il resto della popolazione?
È un quesito che si è deciso di risolvere con l’aiuto della tecnologia e dell’intelligenza artificiale: grazie ad uno studio condotto da Giovanni Corrao, statistico medico della Bicocca a capo del centro interuniversitario Healthcare research and pharmacoepidemiology, è stato messo a punto un algoritmo che stabilisce un elenco di priorità su chi deve ricevere il vaccino. Lo studioso ha anche prodotto studi sulla curva epidemica, usando sempre un algoritmo, che si sono rivelati corretti.
Se la prospettiva è una vaccinazione di massa, si pone il problema di stabilire con quale criterio affrontarla: se per esempio dare la priorità a pazienti sottoposti a terapie immunodepressive piuttosto che agli anziani con patologie croniche. Questi criteri, tuttavia, potrebbero non rappresentare un criterio affidabile. Corrao sostiene infatti che “uno strumento che ci indichi il rischio della popolazione generale non esiste”.
Il progetto StreSS, questo il nome dello studio messo a punto dal medico statistico, si basa su una mappatura delle persone dal punto di vista sanitario a partire da una specie di “impronta” lasciata nel Sistema sanitario, ovvero la storia sanitaria di ognuno ricavata da prescrizioni mediche, ricoveri, visite ambulatoriali, esenzioni da malattie e accessi al Pronto soccorso. Questi dati, inseriti all’interno di un modello statistico e quindi elaborati, sarebbero in grado di restituire una vera e propria lista attendibile con le priorità di vaccinazione. E lo farebbe in maniera scientifica e senza discrezionalità generiche e non misurabili.
Il primo banco di prova di questo sistema avrebbe già dato buoni risultati: “Tutto parte dall’analisi di queste variabili nelle persone che hanno già avuto conseguenze severe per colpa del Covid o sono decedute – spiega Corrao – . Abbiamo fatto una prima sperimentazione in Campania, in quel caso abbiamo lavorato sul rischio di infezione ma il principio è identico: il modello funzionava molto bene, ora si tratta di estenderlo ed è fondamentale avere il parere favorevole delle altre Regioni”.
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Foto: LaPresse