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Patrick Zaki è detenuto da oltre 10 mesi in Egitto. Una storia che si intreccia con quella di Giulio Regeni

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Patrick Zaki

Continua la prigionia del ricercatore dell’Università di Bologna Patrick Zaki, ancora in carcere con l’accusa di aver tentato di rovesciare il regime al potere e per una tesi sull’omosessualità.

Patrick Zaki è un attivista egiziano dell’associazione “Egyptian Initiative For Human Rights”, che si occupa della difesa dei diritti umani. Arriva in Italia nell’agosto 2019 per frequentare a Bologna il master universitario in “Studi di genere e delle donne”, finanziato dal programma Erasmus Mundus.

Il 7 febbraio 2020 decide di tornare in Patria per fare visita a genitori e parenti, atterrando nel cuore della notte. Viene arrestato dagli agenti dei servizi segreti e per un giorno intero non si hanno sue notizie.

La notizia del suo fermo viene data due giorni più tardi proprio dall’associazione egiziana nella quale è impegnato. Le accuse mosse nei suoi confronti sono di aver tentato di rovesciare il regime al potere e di aver redatto una tesi sull’omosessualità.

Inizialmente viene detenuto presso Talkha, ma il 25 febbraio viene portato a Mansura. Il 5 marzo viene spostato nel carcere di Tora, al Cairo, ed il 7 marzo viene confermato il suo stato detentivo fino all’udienza successiva. L’udienza però viene posticipata ripetutamente a causa della pandemia.

Secondo quanto riferito dal suo avvocato, Zaki dopo l’arresto è stato bendato e torturato per diverse ore ed è stato interrogato circa la sua permanenza in Italia, il suo presunto legame con la famiglia di Giulio Regeni ed il suo impegno politico.

PATRICK ZAKI – CHI E’

Patrick Zaki, nome completo Patrick George Michael Zaki Suleman, è nato a Mansura, in Egitto, il 16 giugno 1991. Nel 2019 arriva in Italia per iniziare un dottorato di ricerca all’Università di Bologna, ma il 7 febbraio 2020, tornato in Egitto per far visita a dei parenti, viene arrestato dai servizi segreti egiziani.

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Foto: LaPresse

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