Cronaca Nera
Morto di Covid il mostro dei treni Donato Bilancia, la sua vera storia, tra traumi ed omicidi
È morto di Covid Donato Bilancia, mentre era in carcere a scontare i suoi 13 ergastoli per 17 omicidi e 16 anni per un tentato omicidio.
Originario di Potenza, si trasferisce da piccolo in Piemonte con la sua famiglia e successivamente in Liguria. La sua infanzia non presenta traumi particolari, la sua vita viene scossa da adulto, quando tre grossi traumi, due incidenti stradali ed uno di origine familiare, lo segnano in modo particolare.
Dai due incidenti ne esce miracolosamente vivo ma con un’invalidità al 44% ed un coma da superare. Ma dal terzo trauma di origine psicologica, non riuscirà mai ad uscire. Nel 1987 suo fratello Michele, per problemi familiari, prende in braccio il figlio di 4 anni e si butta sotto l’Espresso Ventimiglia-Genova, una linea che poi Donato, detto anche ‘il mostro dei treni’ o ‘il killer delle prostitute’, comincia a frequentare.
Il suo curriculum si fa presto serio, Donato viene arrestato e condannato per crimini di diversa natura, da furti, rapine a detenzione di armi da fuoco.
Donato vive a Genova ed è un giocatore d’azzardo ed è proprio in questo ambito che inizia il primo di una lunga serie di omicidi, quando il 16 ottobre 1997, uccide l’imprenditore Giorgio Centanaro soffocandolo con un cuscino per debiti di gioco.
Passano solo otto giorni quando, dopo aver legato e imbavagliato con nastro adesivo i coniugi Parenti, li fa sdraiare sul letto e di uccidere con una pistola. Bilancia scappa da quella casa con un bottino di oltre 10 milioni di lire e due orologi Rolex.
Bilancia è un serial killer atipico, nel corso del suo cammino ha cambiato tre volte il suo modus operandi, inizialmente ha ucciso per vendetta, per motivi legati al gioco d’azzardo e di debiti, poi si trasforma in missionario e inizia ad uccidere le prostitute ed infine ucciderà solo per passione, per uno sfrenato desiderio di morte.
Il 27 ottobre 1997, a soli 3 giorni dal precedente omicidio, Donato Bilancia fingendosi un postino, suona alla porta dei signori Bruno Solari e Luigia Pitto, una coppia di orefici in pensione e li fredda con un’arma da fuoco. Si salva solo la domestica che si rifugia nel terrazzo.
Il 13 novembre 1997, a Ventimiglia, durante una rapina fredda Luciano Marro, e scappa con un bottino di 45 milioni di lire.
Il 25 gennaio 1998, uccide a Genova per mero piacere personale il metronotte Giangiorgio Canu.
Il 9 marzo 1998 uccide la prima prostituta, la 25enne albanese Stela Truya. La fa spogliare, la porta sugli scogli e le ordina di ammirare il mare. Poi le copre la testa con un asciugamano e le spara alla nuca.
Il 18 marzo 1998 è la volta dell’Ucraina 23enne Luydmila Zuskova, freddata con diversi colpi alla nuca dopo aver consumato un rapporto orale.
Dopo appena due giorni uccide per rapina un cambiavalute a Ventimiglia, Enzo Gorni. Dopo 4 giorni muoiono due metronotte, Candido Rondò e Massimiliano Gualillo che lo sorprendono in macchina con un transessuale. Lui scende e li uccide e il transessuale riesce a scappare.
Il 29 marzo 1998 Donato Bilancia torna a colpire le prostitute, è la volta di Evelyn Tessi, prostituta nigeriana di 27 anni. La donna, nel tentativo di difendersi, lo morde alla mascella, ma verrà freddata con tre colpi alla nuca.
Poi Donato Bilancia sposta l’obiettivo sui treni e inizia ad uccidere sull’Intercity nella zona di Ventimiglia. Dopo aver osservato a lungo Elisabetta Zoppetti, infermiera di 32 anni, la segue fino in bagno e le spara alla nuca coprendole la testa con la sua giacca, rituale che usava spesso.
Il 14 aprile 1998 a Pietra Ligure uccide di nuovo una prostituta, la macedone kristina Mema. Dopo aver avuto un rapporto sessuale con la donna, la fa scendere dalla macchina, le copre il capo con il giubbino e le spara alla nuca.
Dopo 4 giorni torna ad uccidere sul ‘Genova-Ventimiglia’, la sua sete di sangue non si ferma. La cameriera ventinovenne Mariangela Rubino viene raggiunta nel bagno dl treno. Bilancia le copre la testa e le spara. Finalmente il serial killer commette un errore, dopo aver ucciso la cameriera, si masturba davanti al cadavere e ripulendosi con i vestiti della povera Mariangela, lascia finalmente una traccia, il suo DNA. Questo, più il DNA che raccoglierà un carabiniere da una tazzina di un bar, fingendosi un veggente che legge i fondi di caffè, lo incastreranno definitivamente.
L’uomo scende a Bordighera alle 22:15, gli sono bastati solo 20 minuti per individuare una vittima innocente e freddarla.
2 giorni dopo è il momento di Giuseppe Mileto, gestore di un distributore di benzina di 50 anni, ucciso per rapina.
Una macabra danza di sete di soldi e di sangue che termina finalmente la mattina del 6 maggio 1998 quando Donato Bilancia viene arrestato dai carabinieri davanti all’Ospedale San Martino di Genova. Il serial killer viene dichiarato individuo sano di mente, perfettamente in grado di intendere e di volere e viene condannato a 13 ergastoli per 17 omicidi e 16 anni per un tentato omicidio.
Nonostante l’uomo non si sia mai dichiarato pentito degli omicidi da lui commessi, in carcere ha conseguito un diploma ed ha iniziato a studiare per laurearsi; un comportamento che gli ha fatto ottenere anche un permesso per uscire dal carcere nel 2017, ovvero dopo 20 anni di detenzione. Bilancia si è recato, super scortato, alla tomba dei genitori a Nizza Monferrato (Asti).
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Crediti foto: LaPresse