Attualità
Decifrato messaggio del serial killer Zodiac
Grazie ad un software in grado di fornire 650 mila interpretazioni alternative del codice, il programmatore David Oranchak, un australiano, il matematico Sam Blake, e un belga, il magazziniere Jarl Van Eykcke, sono riusciti a decifrare il contenuto del secondo messaggio in codice del serial killer Zodiac, il cosiddetto ‘Cipher 340’.
Zodiac (si firmava così nei suoi messaggi) uccideva coppiette giovani appartate sui sedili delle auto in California, mentre il suo collega italiano mieteva vittime tra le giovani coppie a Firenze.
Zodiac è ufficialmente responsabile di cinque omicidi, avvenuti nella Bay Area di San Francisco tra il dicembre del 1968 e l’ottobre del 1969, anche se lui ha rivendicato la morte di 37 persone. Due giovani sono riusciti a sopravvivere alle aggressioni, ma il loro identikit non ha mai consentito di catturarlo.
Zodiac inviava lettere alla stampa, minacciando stragi se non fossero state pubblicate.
“Spero vi stiate divertendo a provare a prendermi, non ero io nella trasmissione televisiva su di me, io non ho paura della camera a gas perché mi porterà al più presto in paradiso, dove ora ho abbastanza schiavi che lavorino per me. Gli altri in paradiso non hanno nulla quindi hanno paura della morte, mentre io non ho paura perché so che la mia vita sarà facile una volta in paradiso“. Ecco il contenuto del secondo messaggio decifrato.
“Capimmo di avere in mano qualcosa a proposito del Dunbar Show“, ha spiegato Oranchak, che lavora sui messaggi cifrati di Zodiac dal 2006. Il 22 ottobre 1969, quel programma televisivo fu raggiunto dalla telefonata di una persona che si era identificata come Zodiac e aveva affermato di aver paura della camera a gas. Con il ‘Cipher 340’ il vero Zodiac volle quindi smentire: lui non aveva paura di andare all’altro mondo, dove le ombre delle sue vittime lo avrebbero servito per l’eternità.
“I decifratori di codici devono lavorare sugli altri due messaggi ora“, ha spiegato Pierucci, l’ispettore in pensione che dedicò alle indagini buona parte della sua carriera “Abbiamo bisogno del suo nome“. Ma per Oranchak decifrare gli ultimi due messaggi è una “missione quasi senza speranza“, troppo brevi perché le migliaia di combinazioni possibili offrano la traccia giusta.
La soluzione del più grande mistero d’America è ancora un segreto e il serial killer molto probabilmente è morto.
Oranchak si è detto preoccupato per l’effetto che questo messaggio potrebbe avere sulle famiglie delle vittime: “Non penso sia utile per loro, è peggio della spazzatura di cui piaceva scrivere al killer e ha il solo scopo di ferirle e spaventarle”.
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Crediti foto: LaPresse