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Ponte Morandi, intercettazione shock: “Sappiamo che i cavi sono corrosi”

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Ponte Morandi di Genova

Michele Donferri Mitelli, capo manutenzione, un mese prima del crollo ammetteva i problemi del Ponte Morandi. Lʼintercettazione compare nel fascicolo dellʼinchiesta sui pannelli fonoassorbenti.

Ammissione shock

Ammissione shock quella di Michele Donferri Mitelli, citata nell’ordinanza che lo ha portato ai domiciliari assieme all’ex Ad di Aspi, Giovanni Castellucci, a causa delle barriere fonoassorbenti pericolose. “I cavi del Morandi sono corrosi“. Un messaggio-Whatsapp inviato il 25 giugno 2018. Cinquanta giorni dopo il “ponte di Brooklyn”, così come veniva chiamato da alcuni cittadini, è crollato causando la morte di 43 persone. Un messaggio mai reso pubblico nell’inchiesta avviata proprio sulla tragedia di Genova.

Guardia di finanza

A scoprire il messaggio sono stati i militari delle “Fiamme Gialle” durante le perquisizioni a seguito della tragedia. Donferri manda quel sms, via WhatsApp, a Paolo Berti: un ex dirigente finito anche lui ai domiciliari per l’inchiesta fonoassorbenti. Berti aveva scritto a Donferri di “iniettare” aria deumidificata nei cavi del viadotto Polcevera per levare l’umidità. Donferri rispondeva, invece, che i cavi erano già corrosi, facendo intendere che l’intervento sarebbe risultato quindi inutile. Glaciale la risposta dell’interlocutore: “Sti cazzi io me ne vado“.

Poca spesa

Non è la prima volta che escono virgolettati riferiti a Michele Donferri Mitelli, ex capo delle manutenzioni di Autostrade per l’Italia e principale indagato nell’indagine sul crollo di “Ponte Morandi”. Dalle carte delle differenti inchieste emerge l’identikit di un manager che ordinava di fare interventi minimi e a bassa qualità. L’unico obiettivo era infatti abbattere i costi per fare bella figura in azienda e coi soci del gruppo.

“Devo spendere il meno possibile sono entrati i tedeschi, sono entrati i cinesi… devo ridurre al massimo i costi e devo essere intelligente de portà alla fine la concessione…”.

Ul messaggio che potrebbe dare una svolta anche alle indagini sul processo Morandi. A breve verrà depositata la perizia che dovrebbe mettere la parola fine alle indagini, in corso da ormai due anni. Aspi punta a dimostrare che la corrosione dei cavi era dovuta ad un difetto di progettazione. Quello che ormai appare chiaro è che l’azienda fosse a conoscenza del degrado dei cavi, prossimi al cedimento. Ma quasi nulla è stato fatto anzi, come non bastasse, si era deciso di tagliare i costi della manutenzione straordinaria del Morandi: da un milione e 200mila euro (quando le autostrade erano pubbliche) a 24mila euro. Tutto per una questione di profitto.

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Crediti Foto: ANSA