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Coronavirus, le “Regioni rosse” non ci stanno. Il governo si difende: “Conoscete i dati”

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Giuseppe Conte, tensioni Regioni rosse

Tensioni tra le Regioni rosse e il governo. Il ministro Speranza: “I dati sui numeri della pandemia sono forniti dai governatori, è inutile ignorarne la gravità”

Tensioni

Ancora tensioni tra le “Regioni rosse” (e “arancioni”) e il governo sul nuovo Dpcm anti-Covid. Arriva la replica del Ministro Speranza:

“Sono le Regioni a fornire i dati su cui poggia il monitoraggio relativo all’andamento della situazione epidemiologica. Dunque è surreale che alcuni governatori facciano finta di ignorare la gravità dei dati che riguardano i loro territori”, ha fatto sapere l’esecutivo.

I governatori chiedono maggiori verifiche. Il presidente facente funzioni della Calabria, Nino Spirlì, minaccia addirittura d’impugnare il provvedimento. Nelle prossime ore arriveranno i nuovi dati relativi alla settimana che intercorre dal 26 ottobre al 1 novembre. Non è affatto escluso, ad esempio, che chi oggi si trova nella “zona gialla” possa finire in quelle dove sono previste maggiori restrizioni. Tra le Regioni a rischio ci sono: Campania, Liguria, Veneto e Toscana.

Nodo tecnico

Il nodo sul quale verte lo scontro è formalmente tecnico. Il sistema di raccolta dei dati è andato in tilt ma, ciononostante, è anche vero che i 21 parametri indicati dal monitoraggio sono complessi. Del resto, in condizioni di emergenza, è impensabile riuscire a raccoglierli tutti. La maggior parte delle Regioni continua a chiedere misure nazionali, mentre il governo insiste sulla necessità di intervenire a livello locale. Le misure graduate individualmente, conferma il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, “anticipano il rischio ed evitano, fin quando possibile, il lockdown generalizzato”. L’attacco delle Regioni, partito subito dopo la conferenza stampa del premier, è andato avanti per tutto il giorno (in un clima teso).

Chiarezza

Uno dopo l’altro, i governatori hanno invocato “chiarezza”, criticando la mancanza di un criterio di “valutazione oggettivo”. L’esecutivo è inoltre accusato di aver effettuato scelte su dati vecchi. “Non ho ancora capito come e perché il governo abbia deciso di usare misure diverse per situazioni in fondo molto simili”, attacca il presidente del Piemonte Alberto Cirio. “Chiarezza” chiede anche l’altro “governatore rosso”, il valdostano Erik Lavevaz mentre Spirlì annuncia di voler impugnare l’ordinanza: “Non meritiamo l’isolamento”.

Regioni arancioni

Anche le “Regioni arancioni” non ci stanno, ma Conte ripete l’invito a “non perdere il senso di unità nazionale”. Gli scienziati hanno replicato alle critiche: “E’ vero che i dati risalgono a dieci giorni fa, ma è inevitabile perché c’è un tempo necessario per stabilizzare” dichiara il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. Giovanni Rezza, attuale direttore Direttore Generale di prevenzione presso il “Ministero della Salute” avvisa: “Se dal nuovo monitoraggio emergerà che altre Regioni hanno un livello d’allerta elevato o alto, possono finire dalla zona gialla a quella arancione o da quella arancione o rossa”.

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Crediti Foto: Shutterstock.com