Musica

“Ciao” è la svolta pop di Cesare Cremonini

Pubblicato

4 anni fa

12 Ottobre 2020

“Vorrei”, fra le canzoni più famose in assoluto dei Lùnapop, l’ha scritta a quindici anni. “Squérez?”, primo e unico album della band, vende quasi due milioni di copie. Nel 2002 il gruppo si scioglie ufficialmente, e tra collaborazioni con artisti del calibro di Jovanotti, Mario Venuti, Marco Mengoni, Max Pezzali, Luca Carboni, Malika Ayane, valanghe di premi vinti tra cui cinque Onstage Award, due Medimex, un Nastro d’Argento, un TRL History, un premio speciale FIMI, nonché il premio Lunezia e il premio Videoclip Italiano, quella di Cesare Cremonini è una delle stelle del firmamento musicale che oramai brillano sole da quasi due decadi e che non di rado più di qualcuno ha accostato all’illustre concittadino Dalla.

Fra i meriti di Cremonini infatti, bolognese doc dal 1980, vi è quello di esser andato sempre, e tutt’ora, meravigliosamente controtendenza rispetto alle fatue e futili mode del momento nella sua proposta squisitamente sui generis fatta di un pop romantico di livello altissimo, che nella sua classicità sperimentale si è sempre fatto strada fino a riempire, oramai, gli stadi di tutta Italia e non solo. Musicista sempre all’avanguardia, cantore del quotidiano fra ironia e disincanto, anche in quest’ultimo singolo dal titolo “Ciao”, fuori il 18 settembre per Universal/Trecuori Srl, terzo estratto dalla raccolta “Cremonini 2C2C the best of”, il nostro non le manda a dire, cantando del bello e del cattivo tempo con quella sensibilità da attento osservatore nella quale tutti, almeno una volta, ci siamo riconosciuti.

“Un imbuto in cui far defluire il passato”, così il cantautore definisce “Ciao”, un modo di accomiatarsi, in musica naturalmente, da un passato fatto di rose e spine, rami secchi e germogli, cieli tersi e plumbei. Ma dopo le tempeste, si sa, esce sempre il sole, e Cremonini sembra essere in uno stato di grazia perennemente cangiante e fortemente identitario allo stesso tempo. Il milione e mezzo di persone che lo segue sui social gli dà ragione, addetti ai lavori compresi.