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Affitti brevi: sentenza della Corte di Giustizia potrebbe cambiare le regole

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Gli affitti brevi sono la croce e la delizia di tutte le grandi città, europee e non. Se da un lato garantiscono un continuo ricambio di turisti, dall’altro non rendono la vita facile ai cittadini che decidono di comprare casa o cercare un affitto a lunga scadenza. E i centri storici ne risentono. A questo proposito, una nuova sentenza della Corte di Giustizia europea potrebbe cambiare le regole del gioco.

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Una norma francese prevede già che le città possano richiedere apposite autorizzazioni ai proprietari che vogliono affittare a breve termine. Questa legge è stata giudicata legittima dalla Corte di Giustizia dell’Ue sulla base di un caso specifico: un appartamento di Parigi presente sulla piattaforma Airbnb. I proprietari avevano affittato la struttura in maniera continuativa senza richiedere l’autorizzazione. Per questo dovranno pagare una multa di 40mila euro disposta dal Comune di Parigi.

Si stima che negli ultimi anni a Parigi circa 20mila case sono state acquistate e destinate ad affitti brevi, causando non pochi problemi a chi vuole comprare o affittare a lunga scadenza, facendo alzare ulteriormente i prezzi degli immobili e danneggiando i classici hotel. A Parigi, infatti, un proprietario può affittare la casa in cui risiede per un massimo di 120 giorni all’anno ed è necessario ottenere un numero identificativo prima di iniziare ad ospitare. Ma in seguito a controlli avviati dal Comune già nel 2019 erano stati individuati numerosi annunci illegali. La motivazione della Corte di Giustizia è che “la lotta contro la scarsità di alloggi destinati alla locazione di lunga durata costituisce un motivo di interesse generale che giustifica una tale normativa”.

La sindaca di Parigi, Anna Hidalgo, ha celebrato la sentenza attesa da Parigi, come anche da altre città. A Barcellona, ad esempio, era già stato implementato un sistema di licenze per poter affittare una casa per brevi periodi. Negli anni non sono mancate le proteste contro l’eccessivo turismo e lo spopolamento dei quartieri centrali della città. In Italia sono presenti circa 340mila annunci di case su Airbnb. Per questo nel 2016 si era parlato di una tassa per Airbnb. Ma la proposta era stata respinta dalla Corte di Giustizia in quanto non poteva essere applicata la tassazione tipica di un’agenzia immobiliare ad una piattaforma online. La nuova sentenza – però – sembra andare nella direzione di un tetto agli affitti brevi nelle grandi città, soprattutto dove è a rischio il diritto alla casa per i cittadini.

 

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Crediti foto: LaPresse