Attualità
Russia: ancora vive le proteste anti-Cremlino nell’estremo oriente
L’estremo oriente russo continua a tremare. “La più grande manifestazione della storia della città di Khabarovsk”, così l’avevano definita il sito di informazione locale Dvhab.ru, la protesta che a luglio aveva infiammato la città di Khabarovsk, a 6.100 km da Mosca. Quel giorno non ci furono arresti.
Preambolo
I cittadini contestavano al Cremlino l’ordine di cattura per Serghei Furgal, che nel 2018 era inaspettatamente stato eletto al governo della regione. Il governatore non appartiene al partito di Putin Russia Unita, ma al nazionalistissimo Partito democratico liberale, che in realtà è un alleato fedele di Russia Unita, la quale però non vuole perdere il controllo delle regioni, nemmeno in favore degli alleati.
Polizia violenta e uomo solo al comando
Ma in questi giorni le strade di Khabarovsk si sono riempite di nuovo di grida contro il Cremlino. Con una tenacia davvero disarmante, i cittadini stanno ancora protestando, e sono state poche battute d’arresto negli ultimi tre mesi. Oggi i poliziotti sono intervenuti, scontrandosi con i manifestanti e arrestandone parecchi. Putin ormai vede concretizzarsi, dopo lunghi anni di egemonia totale, il malcontento che pullula nella federazione, specie in quelle regioni lontane dal centro del potere. La situazione è stata esasperata dalla malagestione dell’emergenza sanitaria, e con i negozi e le attività che chiudono, la gente torna ad avere il tempo di protestare per ciò in cui crede.
Migliaia di persone hanno dunque sfilato per le vie di Khabarovsk, che conta in tutto 600.000 abitanti, ma per la prima volta gli agenti in assetto antisommossa hanno strascinato via decine di persone e manganellate molte di più. Video di oppositori di Putin mostrano le brutalità della polizia, accanita contro i manifestanti a prescindere dalle loro intenzioni.
Stando ai dati ufficiali trasmessi dalla Polizia, sarebbero 25 gli arrestati, 5 donne e 20 uomini. Mentre secondo alcuni testimoni e agenzie antigovernative potrebbero essere più di 40.
Sembra proprio che in tutto il mondo il coronavirus abbia smascherato gli uomini soli al comando.
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Crediti Foto: LaPresse