Attualità
Riserva dello Zingaro distrutta dalle fiamme a quarant’anni dall’apertura
A quarant’anni dalla sua apertura oggi la Riserva naturale orientata dello Zingaro è mutilata. Gli incendi hanno distrutto parte dell’area protetta che si trova tra San Vito Lo Capo e Scopello, danneggiando fauna e flora e trasformando il panorama. Per quasi 24 ore le fiamme hanno continuato a bruciare ettari di Riserva e – data la dinamica dell’incendio – il sindaco di San Vito, Giuseppe Peraino, non ha dubbi: è doloso. “La Riserva dello Zingaro non esiste più” ha aggiunto.
Grazie al vento caldo di scirocco che soffiava sulle coste, gli incendi si sono propagati velocemente e ora si contano i danni. Anche se la perdita è talmente vasta che “una quantificazione diventa secondaria” ha commentato il sindaco di Castellammare del Golfo, Nicola Rizzo. Anche le autorità che stanno indagando pensano che qualcuno possa aver appiccato gli incendi. Infatti, i roghi erano due e sarebbero partiti allo stesso momento. Secondo il sindaco “la mano criminale” dietro agli incendi ha usato un metodo scientifico per far sì che il vento aiutasse le fiamme ad espandersi. Un primo rogo è partito da Nord, sul versante di San Vito, in particolare intorno alla cittadina Macari fino alla zona di Altofonte, verso Palermo. A ovest di Castellammare del Golfo andava in fiamme anche il bosco di Scorace.
Inaugurata nel 1980, la Riserva fu la prima in tutta la Sicilia, frutto di una lotta civile. La galleria che segna il punto di ingresso da Scopello è infatti il simbolo di una battaglia vinta. Nel 1976 erano già iniziati i lavori per la litoranea che doveva collegare San Vito Lo Capo a Scopello, ma il 18 maggio 1980 una marcia di tremila persone unite per preservare la natura riuscì a fermare i lavori. In appena quarant’anni di vita non è la prima volta che l’area viene sconvolta da un incendio. Era già successo nel 2012 e anche in quell’occasione era stata seguita la pista dolosa. In attesa che possa rinascere dalle sue ceneri, la Riserva resterà chiusa fino a nuove disposizioni.
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Crediti foto: Agnese Stracquadanio