Musica
Rubrica, MEI. MUSICA IN GIALLO di Roberta Giallo. ROSASPINA
Di Roberta Giallo
È NATA UNA CRISALIDE PORTENTOSA
ROSASPINA: IL DESTINO DI UN VOLO LIBERATORIO E LIBERO
Già martedì: eccoci al terzo appuntamento con Musica in Giallo.
Oggi vi parlo di Rosaspina. Dico di e non dei, perché in effetti Rosaspina è al momento un unico corpo, o almeno io lo avverto così.
Rosaspina è una band, sono in tre, ma arrivano così amalgamati e compatti come fossero “uno”.
E questa è una cosa “buona e giusta” per una band. No?
Del resto, nelle dichiarazioni personali leggo: <R. nasce perché da sempre fare musica è la cosa che amiamo di più e che ci unisce, dopo vengono un sacco di cose sulle quali non ci troveremo mai d’accordo…>
Dunque, non mi invento nulla; oppure, meglio ancora, trovo conferma di quello che ho avvertito: una forte empatia di anime, una sintonia di intenzioni e “una specie di patto di convivenza in musica”, dato che per sincera ammissione, Rosaspina dice/dicono che ci sono anche un sacco di cose sulle quali non si troveranno mai!
E, dico io, è cosa buona e giusta anche conoscere bene e fin dal principio di un viaggio comune le proprie virtù e i propri “vizi”…
Tuttavia, sono qui per analizzare quello che funziona e convive benissimo insieme, poiché ritengo che per sanare “conflitti” e stemperare disaccordi la sede giusta sia un’altra; forse lo studio di uno psicologo di gruppo, forse il salotto di un amico di vecchia data… chissà?
Quando ho ascoltato per la prima volta R. è stato dal vivo. Tra l’altro, in una situazione “semi-costretta”, nel senso che mi trovavo, mio malgrado (scherzo, mi sono parecchio divertita e soprattutto emozionata…), “costretta-a-giudicare” chi fa quello che solitamente faccio io: ovvero, cantare e suonare su un palco con davanti un pubblico, che nel bene e nel male/volente o nolente, giudica sempre, anche quando lo ignora.
Sia chiaro che anche in questo caso uso la parola “giudizio” senza accezioni particolari, al suo livello più neutro, ovvero, “farsi un’idea”, farsi delle impressioni, che risultano essere la rielaborazione di un bagaglio personale che incontra l’altro davanti a sé, quindi incontra l’altro con i propri “pregiudizi”, in modo un po’ istintivo e anche un po’ automatico.
E come è naturale e conseguente che sia, uso anche questa parola, pregiudizi, senza dargli accezione negativa o positiva, soltanto intendendo che quando noi facciamo la conoscenza di qualcosa di nuovo, la facciamo non-senza-avere-a-priori dei condizionamenti dovuti a tantissime cose, delle quali per la maggior parte delle volte neanche ci rendiamo conto.
State tranquilli, non starò a fare esempi, non voglio divagare, né annoiarvi, tanto meno complicarvi la vita!
Mi sto avvicinando a quella che per me è l’anima di Rosaspina, un’anima che ho potuto “visualizzare” e che visualizzo tuttora così, mentre scrivo: come una nebbiolina trasparente, come un velo, come un filtro leggerissimo e bianco tutto intorno a questa luce anch’essa bianca, che prende vita dal nucleo animoso dei tre musicisti dal corpo emotivo unico, un corpo che oggi, in questo preciso istante definisco “crisalide portentosa”, perché ne intravedo il destino spettacolare di farfalla, fin dal suo bozzolo. Una farfalla dalle ali grandi, quelle dei sognatori e di chi nella vita per necessità deve incontrare la poesia, o mettersi a farla se non la incontra_altrimenti_ pena, la morte o una specie di morte, un senso di frustrante incompiutezza costante, di forte malessere paralizzante.
Sì, credo che seduta in quella giuria di Gatteo a Mare, in quel caldo ma non torrido giorno d’estate, io abbia avuto la piacevole sensazione della scoperta di qualcuno che fa musica “per una necessità” dell’animo, spinto da un puro anelito, da un conatus inevitabile, appunto, necessario, che prima o poi, se si è destinati, ti viene ad acchiappare e ti porta dove devi andare, ribaltandoti tutti i piani e mettendoti di fronte a “te stesso” e al tuo scopo.
Non so, forse una cosa simile l’ho già detta in uno dei due articoli precedenti…
Forse sì, ma ci credo talmente tanto che finisco col ripeterla, magari in modi diversi… Tuttavia il ripasso fa sempre bene per tenere le cose importanti a mente, perciò mi accordo non solo indulgenza; quasi-quasi mi dico pure, “brava”, prendendo esempio da Mina…
Ritorniamo a quel fatidico punto, allo scopo: perseguirlo costa dolore, sofferenza, fatica, autoanalisi, pazienza, perseveranza, però è solo così che nasce chi deve veramente nascere, perché destinato alla poesia e a tutto ciò che l’amore viscerale per il poetico comporta: intense gioie e dolori, e non solo quelli.
(E se la via poi è quella della musica, oggi come oggi, meglio saperlo fin da subito, i dolori saranno parecchi… Permettetemi questa battuta lucida. Ma restiamo pur sempre ottimisti, noi che vogliamo cambiare il mondo, attraverso la musica, cribbio!)
Allora, ho sempre con me questa immagine bianca e velata di crisalide, perché Rosaspina_ in un certo senso_ è appena nata in tutti i sensi: esiste da poco, ha registrato le sue prime canzoni da poco, ha pubblicato on line queste perle lucenti-portentose-e-“grezze”, da poco… Appunto, è e vuole essere crisalide in tutti i modi(non in tutti i laghi…), per lasciare trapelare la sua intima natura, dichiarando se stessa, offrendosi nuda, non ancora “vestita”, non ancora farfalla, con le sue preziose e toccanti imperfezioni.
Credo che il video di questa live session che è attualmente l’unico modo in cui potete fare conoscenza di questa poetica e suggestiva band, non sia su youtube da più di una decina di giorni al massimo. Quindi, sappiatelo, sto portando ai vostri occhi e soprattutto alle vostre orecchie una primizia.
E dopo tutti questi step preparatori/propedeutici, ora è arrivato il momento di attingere direttamente da una dichiarazione sentita di Laura, colei che dà voce e scrive le canzoni a questa crisalide, raccontandoci un po’ di sé e un po’ delle “altre parti” del corpo di Rosaspina, ovvero di Lillo e Nicolò: <Ho iniziato a scrivere canzoni improvvisamente, e per me si è trattato di qualcosa di inaspettato, non avevo mai pensato che la scrittura potesse appartenermi, né avevo mai immaginato me stessa in veste di cantautrice. La prima canzone è venuta fuori un po’ per caso, ricordo di avere sognato una frase, essermi svegliata in piena notte per appuntarmela e da lì, piano piano, ci ho costruito intorno la mia prima canzone. Da quel momento in poi la scrittura ha rappresentato il mio più grande rifugio e conforto, un modo per dirmi la verità, una sorta di catarsi. Non ho mai messo la musica in primo piano nonostante credo fermamente che sia la cosa che mi fa sentire più libera e che in qualche modo mi caratterizza di più. Ci ho creduto così poco e l’ho messa così da parte da arrivare a sentirmi persa, e solo a quel punto ho capito quanto fosse importante per me. Lillo e Nicolò sono stati fondamentali per portare in vita le mie canzoni, gli devo molto per la cura e l’attenzione che hanno verso quello che gli propongo e per la fiducia che hanno in me. Rosaspina è l’insieme della mia scrittura e della loro grande competenza e sensibilità musicale (e soprattutto della loro pazienza). Da un po’ ho iniziato a scrivere non soltanto per me/di me, per liberarmi, ma cercando di raccontare le storie degli altri, quelle in cui mi imbatto per caso, o quelle che mi immagino. Mi piace farlo andando nei bar con dei libri, aspettando che le parole di qualcun altro possano dare vita alle mie.>
Parole come improvvisamente, inaspettato, sognato, rifugio e conforto, verità, catarsi, attenzione, cura, sensibilità, pazienza, sono delle chiavi preziose per poter avvicinarsi e comprendere meglio l’anima di Rosaspina: crisalide che già vola senza ali mentre matura per spingersi più in alto, dentro un volo ancora più grande e ancor più liberatorio, che arriverà prestissimo, quando saranno spuntate quelle ali giganti, che io personalmente ho “intravisto” da subito…
Sappiate anche, male non fa, che nelle vene dei Rosaspina scorre sangue siciliano e romagnolo, che si sono ritrovati a Bologna a suonare una musica che definiscono “pop”(io forse aggiungerei qualche altro aggettivo…), che gli manca il mare ma che si consolano con le lasagne(…all’ultima cosa vogliamo crederci?).
Altra cosa interessante_a questa credo_ il nome Rosaspina deriva dal Teatro Rosaspina di Montescudo, <un luogo che ci ha particolarmente unito poiché è lì che abbiamo registrato la nostra live session. Sono stati giorni così belli che abbiamo deciso di portarci dietro il nome.>
Ora, prima di lasciarvi ad un frontale diretto con la musica senza filtri di R., vi porgo qualche informazione su Lillo e Nicolò, due grandi anime sensibili e poetiche, come Laura.
– Lillo è chitarrista, violinista e compositore di musica per film. Formatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, ha suonato in diverse band(Antarte, Good Morning Finch). Insieme a Nicolò suona attualmente anche in un’altra, il Grande Gallo Nero, un progetto di musica synth-pop.
– Nicolò è bassista e nei R. si occupa anche dell’elettronica. In passato aveva già collaborato con Lillo, poi ha cominciato a lavorare ai brani scritti da Laura, curandone gli arrangiamenti. “Con il suo ingresso e il suo preziosissimo apporto”, dice Laura, si è concretizzato il progetto di una vera e propria band.
Tutti e tre i cuori di Rosaspina fanno un grande cuore che mi ha detto che ci tiene molto a ringraziare il batterista Nicola Benetti che ha partecipato a questa live session, e tutti coloro che seguono.
Il video è di Roberta Palmieri.
L’assistente alla fotografia è Riccardo Picciani.
Il luogo è stato messo gentilemente a disposizione dalla Proloco di Montescudo.
Tracks: Canzone di Cotone (0:00) Pescatore (4:18), Notte di Giorno (9:09), Agave (14:33).
Nota superflua, o forse no: alla fine della prima traccia_ vi confesso che è la mia preferita_io comincio a spiccare il mio volo emotivo, perché emotivo è il suono nell’insieme… e la voce si lancia in volo, temeraria e nuda, istintiva, libera e liberatoria! Buon viaggio… A martedì prossimo. Saluti e baci dalla vostra Roberta Giallo.
Laureata in Scienze Filosofiche, Roberta Giallo è cantautrice, autrice, performer, pittrice etc. Si definisce un “ufo” o “un’aliena perennemente in viaggio”.
Clicca qui per leggere l’articolo originale sul sito del MEI, Meeting degli Indipendenti.