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Viaggi, Game Boy. 30 anni di storia e successi per la prima console portatile di Nintendo
IL TRENTENNALE
Le idee più semplici spesso sono destinate a fare la storia. Il Game Boy ha “compiuto” 30 anni il 21 Aprile; tre decadi contrassegnate da un’infinità di successi nel mondo dei videogiochi. Quest’oggi vogliamo omaggiare la piattaforma portatile, in grado di conquistare intere generazioni di ragazzi, lanciandoci in un viaggio che parte da un’intuizione, avvenuta quasi per caso, e termina con il trionfo della piccola creatura di casa Nintendo.
L’INTUIZIONE
Gunpei Yokoi, ingegnere elettronico giapponese, un giorno vide in treno un uomo d’affari indaffarato coi tasti della sua calcolatrice a schermo LCD. Quella che sembra l’inizio di una normalissima giornata di lavoro in terra nipponica, fu invece il preludio dell’intuizione che portó alla creazione del Game Boy. L’idea alla base del “mattoncino grigio” (così viene soprannominato), estremamente semplice ma dannatamente efficace, era quella di scegliere una tecnologia essenziale, riducendo quindi al minimo il prezzo di vendita. Un oggetto che bambini e ragazzi potessero portare ovunque senza dover pensare troppo alle batterie (4 pile stilo).
UN SUCCESSO PLANETARIO
Capostipite del “gaming” in mobilità, il Game Boy ottenne un successo folgorante. In patria esaurì il suo primo stock di 300.000 esemplari in due settimane e col successivo lancio in America vendette, in appena un giorno, 40.000 unità. In Europa approdò il 28 Settembre 1990 e fu amore a prima vista, grazie anche a giochi memorabili del calibro di “Tetris”, “Super Mario”, “Zelda” e “Pokemon”. Ben oltre 100 milioni le copie vendute in tutto il Mondo che, tutt’ora, risultano ancora molto ricercate da collezionisti ed appassionati.
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GIOCA DOVE VUOI E QUANDO VUOI
<<Gioca dove vuoi e quando vuoi>>. Oggi smartphone e app rendono davvero scontata questa frase. Ma fino a trent’anni fa non lo era affatto! Tutte le console da “gaming” erano casalinghe, destinate quindi a salotti o camere da letto. Già nei primi anni 70 esistevano videogiochi portatili: piccoli dispositivi di plastica monotematici e poco costosi, caratterizzati da schermi LCD senza un vero comparto grafico all’interno. Semplici immagini collocate in posizioni fisse che del movimento davano solo l’illusione. L’innovativa piattaforma Nintendo quindi non ha solo segnato un’epoca, ma ha anche trasformato la fruizione del gioco in piena mobilità, permettendo per la prima volta di godere di un’esperienza più ricca di offerte e complessa.
COMPAGNO DI VIAGGIO
La canzone di Gabry Ponte “Che ne sanno i 2000” fornisce un’indicazione chiara su quale possa essere la generazione più affezionata al Game Boy. Collezionisti, videogiocatori nostalgici o semplicemente amanti del retrogaming, che in memoria della gioventù, vissuta a cavallo tra gli anni 80 e 90, ancora custodiscono gelosamente la propria copia del videogame. Ma perché è così apprezzato e amato da bambini, ragazzini e adulti di tutte le età? Beh, per chi non li definisce solo dei “semplici” giochini, ogni cartuccia “giocata” porta con se un carico enorme di ricordi: le partite al parco con gli amici, i viaggi in macchina con genitori o famigliari, le risate in compagnia dei cugini. Poi esisteva quella categoria di lavoratori che, trovandosi spesso lontano da casa, vedeva la creazione di Nintendo come uno svago durante le trasferte, le nottate trascorse in albergo o i viaggi in aereo. Esemplare è il caso dell’astronauta Aleksandr Serebrov che, pur di non separarsi dal suo Game Boy , lo portò nello spazio.
FENOMENO DI MASSA
A sette anni di distanza dal lancio della console tascabile (Nintendo stimava cinque anni di ciclo vitale) Satoshi Tajiri, ispirato dalla possibilità di mettere in comunicazione due Game Boy, pensò a un gioco che permettesse agli utenti di scambiare creature e, all’occorrenza, farle combattere tra loro. Nacquero cosi i Pocket Monster (Pokemon). La trovata di Tajiri (Cavo di collegamento) rese ancora più prezioso l’apparecchio elettronico. Divenne infatti possibile sfidare amici o famigliari in veri e propri match, regalando attimi di puro divertimento, come spesso fanno gli “Avengers”!
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Oggi il Game Boy è conosciuto come un’icona pop, un pezzo di modernariato da esporre in qualche vetrina. Ma per anni, sono pronto a scommettere, è stato il compagno fedele di intere generazioni di ragazzi. Chiunque sia stato ragazzino tra gli anni 90 e 2000 conserva, gelosamente, il suo personalissimo aneddoto sulla console: il pacco scartato a Natale, il compleanno, la sana invidia provata nel vederlo stretto alle mani di compagni di scuola più fortunati, le vacanze trascorse dai nonni o in compagnia di amici. Perfino le ragazzine erano ammaliate dal giocattolo che, nel nome stesso (Boy), portava chiare indicazioni sui destinatari di utilizzo. L’adolescente degli anni 80 può certamente affermare di aver visto crescere, generazione dopo generazione e decennio dopo decennio, la “portabilità del gaming”.
EREDITÀ CULTURALE
Pochi gadget tecnologici al Mondo hanno avuto peso e impatto culturale simile a quello del Game Boy. Il walkman di Sony, l’Ipod e forse oggi l’Iphone. Oggetti che per qualche tempo sono stati in grado, col proprio nome, di indicare l’intero settore di appartenenza: musica, smartphone e videogiochi. Personaggi famosi, le “stars” di Hollywood o calciatori, sono stati spesso fotografati alla prese con l’apparecchio di Nintendo. Il Manchester United ottenne addirittura una versione “brandizzata” della console. Anche Hilary Clinton venne ripresa sull’Air Force One mentre si concedeva una pausa col Game boy. La storia del “mattoncino grigio” rimarrà per sempre legata, oltre al famosissimo idraulico videoludico italiano “Super Mario”, alle due cartucce che più hanno contribuito alla sua diffusione sul mercato: Tetris e Pokemon. Il geniale puzzle sovietico, inventato da Aleksej Pažitnov, grazie a Nintendo si trasformò in un fenomeno di massa. La copia del gioco, regalata in bundle con la piattaforma, avvicinò anche gli adulti al mondo del “gaming”. I videogiochi, improvvisamente, smisero di essere un passatempo destinato solo ai bambini e si trasformarono in qualcosa di “cool” e moderno. Dopotutto anche la first lady giocava a Tetris no?!
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