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Coronavirus, lo studio coreano: “I bambini fino ai 9 anni trasmettono il virus al 50% in meno rispetto agli adulti”

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Arriva dalla Corea del Nord un nuovo studio che potrebbe dare una risposta ai tanti dubbi sui rischi legati alla riapertura delle scuole proprio mentre il governo italiano è alle prese con un piano di rientro nelle aule scolastiche a settembre che prevede, fra gli altri,  una nuova tipologia di banchi con le rotelle e ingressi scaglionati (con il rischio di eliminare il tempo pieno nelle scuole elementari). La nuova ricerca, condotta da un team del Korea Centers for Disease Control and Prevention di Cheongju, che ha analizzato i casi di 5.796 «pazienti indice» (vale a dire coloro che hanno innescato un focolaio) e ricostruito i contatti di ogni individuo, censendo quasi 60 mila persone tra il 20 gennaio e il 27 marzo, quando le scuole nel paese erano chiuse, indaga sul grado di diffusione del Coronavirus da parte dei bambini.

In base a questa nuova ricerca scientifica, è emerso che i bambini fino ai 9 anni trasmettono il virus il 50% in meno rispetto agli adulti. Tuttavia, i ragazzi tra i 10 e i 19 anni diffondono il virus più o meno come fanno gli adulti.

Mettendo insieme tutti i dati è emerso che tra i 60 mila contatti dei “pazienti indice”, circa 10.5000 erano in ambito familiare; fra essi l’11,8% ha sviluppato l’infezione contro l’1,9%dei contatti non familiari. Analizzando le varie fasce di età i ricercatori hanno scoperto che nelle famiglie con bambini più grandi (10-19 anni) il tasso di infezione domestica era parti al 18,6% contro il 5,3% rilevato nelle famiglie con bambini nella fascia di età 0-9 anni. I bambini al di sotto dei 10 anni avrebbero dunque una capacità di diffusione del virus dimezzata rispetto alle altre fasce di età. Non sono state individuate differenze significative nella diffusione del virus tra i ragazzini 10-19 anni rispetto agli adulti.

Ma come mai i bambini più piccoli trasmetterebbero meno il virus? Le cause non sono per la verità del tutto chiare, ma l’ipotesi degli studiosi è che i bambini emettano meno aria ad ogni respiro e diffondano quindi una minore quantità di particelle virali rispetto agli adulti. Anche l’altezza potrebbe avere un ruolo determinante nella minor diffusione del virus: l’emissione di aria più vicina al suolo ha minori probabilità di essere inspirata da un adulto che si trova in piedi.

La ricerca ha tuttavia alcuni limiti, come evidenziato dagli stessi autori, a cominciare dal fatto che non è detto che la prima persona che manifesta i sintomi sia necessariamente la prima ad essere stata infettata. Inoltre, i bambini hanno meno probabilità rispetto agli adulti di manifestare sintomi, quindi lo studio potrebbe aver sottostimato il numero di bambini che hanno avviato la catena di trasmissione all’interno delle loro famiglie. Le infezioni familiari potrebbero dunque essere state scatenate da una persona esterna. Certamente il fatto che chi ha tra i 10 e i 19 anni ha una capacità di trasmissione del virus simile agli adulti pone diversi interrogativi, soprattutto per il ritorno a scuola di chi frequenta le medie e le superiori.

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Crediti foto: LaPresse