Attualità
In Europa si discute ancora, Consiglio europeo vicino al record di durata
Il Consiglio europeo iniziato venerdì non si è ancora concluso. La fine – fissata per sabato – era sembrata fin da subito una scadenza troppo ottimistica, ma non si pensava di andare oltre domenica. La questione è delicata e i due fronti mal disposti a cedere. La riunione è vicina al record per la durata. Il Consiglio europeo più lungo fu quello per l’approvazione del Trattato di Nizza nel 2000 che durò quattro giorni, ma visto l’andamento dei negoziati, non si esclude un nuovo primato.
Ci eravamo lasciati con la proposta del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, di trasferire 50 miliardi dagli aiuti a fondo perduto ai prestiti. La cifra complessiva di 750 miliardi sarebbe stata ripartita in 450 miliardi di sussidi e 250 miliardi in prestiti. Proposta giudicata troppo modesta dal fronte dei Paesi del Nord, i cosiddetti frugali (Olanda, Austria, Danimarca e Svezia).
L’ultima revisione della proposta di Michel ai singoli Stati-membri parla – dunque – di abbassare ancora la cifra degli aiuti a 390 miliardi. Anche se, i Paesi del Sud – i più colpiti dalla pandemia – insieme alla Germania non vorrebbero scendere al di sotto dei 400 miliardi. Su chi dovrà vigilare sull’effettiva realizzazione del piano di riforme che ogni Paese che utilizza gli aiuti Ue dovrà presentare, il premier Conte non transige: “Non permetterò mai che un singolo Paese possa controllare e verificare, questo spetta agli organi comunitari e io non mollo su questo”. Il blocco del Nord vorrebbe – infatti – che il piano di riforme presentato dal singolo Paese che usufruisce degli aiuti fosse votato all’unanimità e non a maggioranza qualificata. In questo modo un singolo no potrebbe bloccare l’erogazione dei fondi.
In questi giorni i leader dei 27 Stati-membri si sono concentrati più sul definire il Recovery Fund, che sullo stabilire il budget settennale dell’Unione europea. Altro punto su cui si fatica a trovare un accordo. I Paesi frugali vorrebbero fissarlo a 1.050 miliardi, mantenendo il sistema di sconti sui versamenti di cui alcuni Stati beneficiano, soprattutto quelli Nord. La scorsa notte non sono mancati i momenti di scontro tra le due parti contrapposte. Il premier Conte ha anche detto all’omologo olandese Mark Rutte che avrebbe dovuto rispondere del suo comportamento agli europei. Non è ancora stata trovata una soluzione e il fallimento non è del tutto scampato. Questa mattina all’alba i leader si sono riuniti nuovamente, dopo una serie di incontri bilaterali atti a smussare gli angoli di chi è più restio al compromesso.
Dalla partita tutti hanno da perdere. I Paesi del Nord vogliono dimostrare a tutti di aver frenato l’offerta giudicata troppo generosa dell’Ue, chiedendo non solo meno risorse a fondo perduto, ma anche l’ultima parola su come verrebbero spesi i soldi dell’Europa. Dall’altro lato, i Paesi del Sud vorrebbero dimostrare la presenza europea nel momento del bisogno, senza modificare troppo la proposta iniziale formulata dalla Commissione Ue. In mancanza di un accordo, a rimetterci sarebbe il progetto europeo stesso. Un’altra riunione è da poco iniziata, sperando che non sia un’altra fumata nera.
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Crediti foto: LaPresse