Attualità
Turchia: Santa Sofia potrà tornare una moschea. L’ultima parola al presidente
Il Consiglio di Stato turco ha preso la sua decisione. Santa Sofia potrà tornare ad essere una moschea. È stata annullata – infatti – la decisione di Atatürk del 24 novembre 1934 di trasformare la basilica, poi divenuta moschea, in un museo. Secondo il Consiglio di Stato la Hagia Sophia potrà essere riconvertita in una moschea. L’ultima parola spetta al presidente, Recep Tayyip Erdogan, che si era più volte fatto promotore della trasformazione, raccogliendo i consensi dei più conservatori.
Le autorità avrebbero già transennato la struttura nel cuore di Istanbul, per evitare assembramenti di giornalisti, curiosi e prevenire la formazione di vere e proprie manifestazioni. Negli anni il problema della riconversione di Santa Sofia si è ripresentato ciclicamente. Soprattutto in corrispondenza di momenti di alta tensione come le elezioni del sindaco di Istanbul del 2019 o l’attuale emergenza sanitaria accompagnata dalla crisi economica che sta colpendo il Paese.
La decisione del Consiglio di Stato arriva in seguito alla richiesta di un’associazione musulmana di annullare il decreto del 1934 perché non conforme alle leggi del tempo. Il caso della Hagia Sophia ha fatto il giro del mondo, ma non è la prima volta che delle ex basiliche vengono riconvertite in luoghi di culto. Nel 2013 un’altra Santa Sofia, quella di Trebisonda costruita nel 1200 era già divenuta una moschea.
Oltre agli Stati Uniti, anche l’Unione europea e l’Unesco si erano espressi perché il museo restasse tale. Ma il presidente Erdogan non ha mancato di sottolineare il carattere nazionale della questione, rifiutando qualsiasi interferenza internazionale. Il monumento, però, è parte del patrimonio dell’Unesco che prevede un iter ben preciso in materia di modifiche ad uno dei siti protetti. Occorre che lo Stato interessato notifichi all’Unesco la modifica che si intende apportare in anticipo. In alcuni casi potrebbe essere necessario l’esame del caso da parte del Comitato del Patrimonio mondiale.
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Crediti foto: LaPresse