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Covid: i ritardi della Cina e l’apparente appoggio dell’Oms

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Il presidente Trump lo sostiene già da tempo: la Cina ha alterato la realtà dei fatti in tema di Coronavirus. Adesso però questa tesi emerge anche dall’inchiesta condotta dalla Associated Press (Ap). L’agenzia sarebbe in possesso di alcuni documenti riservati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che dimostrerebbero il comportamento scorretto della Cina.

L’inchiesta parla di “ritardi nelle comunicazioni all’Oms nelle fasi iniziali della pandemia da Covid-19” e di dati nascosti che avrebbero provocato “grande frustrazione tra i ranghi dell’Oms”. I documenti in questione mostrerebbero i retroscena delle parole sulla gestione dell’emergenza che l’Oms riservava alla Cina nelle comunicazioni ufficiali. Anche se l’Oms mostrava di appoggiare Pechino, in realtà la mancanza di trasparenza della Cina sarebbe stata fonte di preoccupazione per i vertici.

In particolare, attraverso documenti e registrazioni l’inchiesta sostiene che le autorità cinesi diffusero in ritardo gli studi sul genoma del virus. Solo dopo che uno dei laboratori aveva autonomamente pubblicato gli sviluppi della ricerca. Secondo il regolamento internazionale, gli Stati sono chiamati a comunicare l’insorgere di eventuali rischi per la salute pubblica entro 24 ore. Eppure la Cina avrebbe fornito all’Oms tutti gli elementi di cui era a conoscenza soltanto alcune settimane dopo. In altre parole, il genoma del virus fu sequenziato dagli scienziati cinesi il 2 gennaio 2020, ma a causa della scarsa trasparenza l’emergenza globale venne dichiarata dall’Oms solo il 30 gennaio.

“Siamo al punto che lo dicono a noi 15 minuti prima di dirlo sulla CCTV” dice il capo della delegazione dell’Oms in Cina, Gauden Galea, in una registrazione. A gennaio il capo delle emergenze dell’Oms, Michael Ryan, parlava in una riunione della necessità di avere maggiori informazioni dalla Cina, temendo una nuova epidemia come la Sars del 2002. “E’ lo stesso identico scenario: tentativi infiniti di avere aggiornamenti dalla Cina su quello che succedendo” queste le sue parole in una registrazione.

L’inchiesta di Ap confermerebbe – dunque – i dubbi sulla gestione cinese fornendo nuovi dettagli, ma senza accusare l’Oms di dipendenza da Pechino. A differenza di come aveva fatto il presidente americano Donald Trump con la sua lettera. Anche se insoddisfatta, l’Oms avrebbe evitato di mostrare apertamente il suo disappunto verso la Repubblica Popolare Cinese per paura di peggiorare la situazione e indisporre ancora di più il Paese. L’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha – infatti – alcun potere e si basa soltanto sulla collaborazione degli Stati membri delle Nazioni Unite (Onu).

Le azioni dell’Organizzazione non sarebbero – dunque – da condannare. E’ evidente che l’Oms tentò la strada dell’appoggio alla Cina per ricavare più informazioni possibili. Secondo Ali Mokdad, docente presso l’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington, probabilmente un atteggiamento più duro sarebbe stato controproducente. Dal canto suo, la Cina respinge ancora una volta tutte le accuse. Il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, esprime dei dubbi sulla provenienza dei documenti riservati esaminati da Ap e commenta le ricostruzioni come “del tutto inconsistenti”.

 

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Crediti foto: LaPresse