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Coronavirus, Fase 2: che fine ha fatto la App Immuni? Ecco quando dovrebbe essere pronta e come funzionerà
Fra i tanti punti interrogativi sollevati dopo la conferenza stampa del presidente del consiglio Giuseppe Conte sul nuovo DPCM che entrerà in vigore dal prossimo 4 maggio, c’è anche la App che dovrebbe consentire il monitoraggio capillare delle persone positive al Coronavirus di cui tanto si è discusso nelle scorse settimane. Il premier, infatti, durante il suo discorso agli italiani non ha fatto il minimo accenno alla App, nonostante sia stata presentata come uno degli strumenti principali nella lotta al Covid-19 nella “Fase 2” che ci aspetta.
Quando e in che modo sarà disponibile la App?
Dalle ultime notizie che trapelano da Palazzo Chigi, la App “Immuni”, questo il nome scelto per il momento dall’azienda che l’ha sviluppata, l’italiana Bending Spoons (ma circola voce in queste ore che l’azienda potrebbe aver deciso di cambiarle il nome) dovrebbe essere disponibile a maggio. Il commissario Domenico Arcuri, intervenendo alla Protezione civile, ha annunciato che “procedono i lavori per la app Immuni, che sarà operativa a maggio e segnalerà il contatto con un positivo a distanza di meno di 2 metri e per più di 15 minuti”. “L’App per il contact tracing farà scattare l’alert quando ad esempio il signor Rossi avrà avuto un contatto stretto per più di 15 minuti con una persona positiva”, ha spiegato Arcuri. “Gli scienziati ci dicono che il tempo minimo certo per essere a rischio contagio è di 15 minuti, la distanza di rischio tra un metro e due metri, ma meglio ragionare sui due metri”. Si tratta di una applicazione per iOS e Android prescelta dal Governo italiano per il contact tracing dei soggetti risultati positivi al virus nella “Fase 2” dell’emergenza Covid-19.
Il download sarà gratis e su base volontaria (quindi non obbligatoria) quando sarà disponibile per tutti. L’app potrà essere scaricata dal play store Android e dall’Apple store per dispositivi iOS (il download non sarà quindi disponibile, almeno inizialmente, su Windows Phone, su feature phone e su telefoni Android sprovvisti del play store). Il Governo ha precisato che l’app sarà inizialmente sperimentata in alcune Regioni pilota (oltre che, a quanto sembra, nelle sedi di Maranello e Modena della Ferrari, nell’ambito del progetto Back on Track), per poi essere adottata a livello nazionale.
Caratteristiche tecniche dell’App “Immuni”
L’applicazione sarà composta di due parti, una dedicata al contact tracing vero e proprio (via Bluetooth) e l’altra destinata ad ospitare una sorta di “diario clinico” in cui l’utente possa annotare tempo per tempo dati relativi alle proprie condizioni di salute, come la presenza di sintomi compatibili con il virus. L’applicazione si fonda, come le soluzioni di Singapore, Apple e Google, sulla tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE) e mantiene i dati dell’utente sul proprio dispositivo, assegnandogli un ID temporaneo, che varia spesso e viene scambiato tramite Bluetooth con i dispositivi vicini.
I cellulari conservano in memoria i dati di altri cellulari con cui sono entrati in contatto (in forma di codici anonimi crittografati). Associati a questi codici ci sono dei metadati (durata dell’incontro tra i dispositivi, forza del segnale percepito) che entrano in gioco nella valutazione del “rischio contagio”.
Quando uno dei soggetti che ha scaricato l’app risulta positivo al virus, gli operatori sanitari gli forniscono un codice di autorizzazione con il quale questi può scaricare su un server ministeriale il proprio codice anonimo. I cellulari con l’app prendono dal server i codici dei contagiati. Se l’app riconosce tra i codici nella propria memoria un codice di un contagiato, visualizza la notifica all’utente. La trasmissione dei dati è cifrata e firmata digitalmente per garantire la massima sicurezza e riservatezza in questa fase di “uscita” del dato dallo smartphone del singolo utente. Nel modello decentralizzato il livello di rischio è calcolato dal dispositivo, nell’altro modello, invece dal server.
Ancora il Governo non ha fatto sapere (né probabilmente ha deciso) quale sarà il server utilizzato per gestire i dati: sostiene tuttavia che deve essere un’infrastruttura pubblica italiana. Vi è l’impegno del ministero per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione a rendere il codice dell’applicazione open source e quindi utilizzabile da altri governi nella lotta contro il virus e revisionabile da chiunque vi abbia interesse.
La privacy dell’App Immuni: una soluzione in linea con le linee guida Ue
Nell’ordinanza firmata dal Commissario Straordinario Arcuri il 16 aprile scorso si fa riferimento al fatto che la Bending Spoons, lo sviluppatore dell’app Immuni, sia stato scelto anche perché fa parte del progetto PEPP-PT (Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing), per un approccio al progetto in linea con le istituzioni europee. La scelta di un modello più decentrato può andare ancora più incontro alle richieste della Commissione europea, che aveva indicato l’opportunità di seguire modelli che minimizzino l’utilizzo dei dati. Bending Spoons, inoltre, non sarà titolare del trattamento dati, né potrà archiviarli o utilizzarli.
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Crediti foto: Shutterstock