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Mario Venuti si scaglia contro il nuovo cantautorato italiano

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MARIO VENUTI

Mario Venuti si scaglia contro il cantautorato di oggi con un post su Facebook. Il nuovo cantautorato italiano rappresenta una novità senza precedenti, per questo genera apprezzamenti come malumori.

Mario Venuti  ha scritto un post su Facebook in cui dice: “Un tempo i cantanti interpretavano le canzoni degli autori. Poi vennero i cantautori, canto come mi viene, l’importante è quello che dico. E vennero anche i cantanti che le canzoni me le scrivo io, anche se fanno schifo. Poi non ci si capì più niente…”.

Chi è Mario Venuti

Mario Venuti è siracusano, classe 1963. Il suo percorso musicale inizia in Sicilia, dove suonava dal 1982 con la band i Denovo. Dopo 4 album e tantisismi tour, Venuti diventò solista e nel 1996 arrivò il successo con ‘Amore di plastica’, scritta per Carmen Consoli, che gareggiò a Sanremo Giovani proprio quell’anno. Sempre nel ’96 uscì ‘Microclima’, il secondo disco della sua carriera solista, che ha avuto un ottimo  riscontro da pubblico e critica. Da quel momento ha pubblicato diversi dischi fino all’album del 2019 ‘Soyuz 10’.

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Non solo Mario Venuti, a pochi piace la nuova musica italiana

In effetti negli ultimi anni la televisione, le radio più popolari e il Corriere della Sera o Repubblica hanno cominciato a interessarsi al sottobosco musicale italiano, quello che è comunemente chiamato indie, alternative eccetera. Grazie a milioni di visualizzazioni su youtube e soldout nei palazzetti ancor prima di passare in radio, Calcutta, Thegiornalisti o I Cani si sono imposti come nomi credibili al fianco di quelli già noti ai principali media, generalmente prodotti dalle major. Questo interessamento alla musica delle etichette indipendenti da parte delle grandi case discografiche, è avvenuto tramite quello che viene, in maniera appropriata o inappropriata che sia, definito “nuovo cantautorato italiano”. Se ricevono tutte queste critiche da altri artisti o da addetti ai lavori più “oldfashion”, il motivo è legato alla storia del cantautorato italiano in sé.

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Mario Venuti e altri tipi di autori e cantautori

Se ‘cantautore’ vuol dire soltanto ‘tizio – o gruppo –che scrive le canzoni che canta’,  si potrebbe dire in tranquillità  che ci sono realtà sommerse della musica italiana che hanno nel comporre una canzone originale per testo e parole il loro obiettivo. Questa finalità ha  storicamente permesso ad alcune piccole imprese discografiche e ad alcuni artisti ignorati e lontani dagli stili imposti dalle grandi major, di emergere.  La base di tutte le critiche fatte agli esponenti italiani dell’indie dance, dell’ indie pop, dell’indie tekno, dell’indie rock, è da ritrovare non solo nei gusti personali di chi muove la critica, ma anche nel fatto che in Italia essere associati al cantautorato vuol dire sempre e comunque fare ricorso a una tradizione ben precisa ( De Andrè, Dalla, De Gregori, Guccini). Si tratta però di un collegamento che  non ha senso di esistere al giorno d’oggi. Calcutta, I Cani, Cosmo eccetera sono nella musica e nei testi più vicini a  Conor Oberst o agli Xx che a Tenco, Battiato, e De Andrè. Poi da italiani che fanno musica e ne ascoltano molta, avranno sicuramente delle sfumature di quella precisa musica italiana che vengono fuori ogni tanto. Questo però forse è dovuto più ad una influenza da ‘contesto in cui si è cresciuti’ piuttosto che da una ‘voglia di emulazione’. In generale, sono cantautori che fanno parte di una generazione che rispetto alle precedenti ha molti più canali da cui accedere e che può fare molte più esperienze anche con uno scarso budget. Si parla di artisti che hanno iniziato a scrivere canzoni in italiano partendo da basi totalmente differenti da quelle che hanno usato De Gregori o Roberto Vecchioni, e mirando sempre e comunque verso il mercato estero, spesso a sua volta proveniente dal sottobosco musicale di Londra di Berlino o di Detroit.

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Il problema dell’etichetta da cantautore tutta italiana

In più, essere etichettati come cantautori è molto semplice qui in Italia. Se si prova a scrivere un testo per una canzone pop in cui oltre a situazioni amorose si parla di qualcos’altro, quando il pezzo passerà in radio si verrà marchiati a fuoco come cantautori. È impossibile non notare come questa nuova generazione sia emersa a dispetto dei tentativi delle major di creare cantanti attraverso i talent show. X Factor e simili aiutano le major ha creare cantanti da plasmare in base all’audience più ampia del momento. Eppure così facendo, hanno finito per dimenticarsi di tutti coloro che nella storia invece hanno dimostrato di aver avuto saputo ritagliarsi un pubblico accanito e una buona fetta di dischi venduti, in modo non canonico, presentando nei testi considerazioni di vita vissuta senza la patina del political correct e del commerciale che “farebbe vendere di più” e  con sonorità non standardizzate. Esempi possono essere  Rino Gaetano o un più recente Daniele Silvestri.

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                                       Crediti Foto: Manuele Mangiarotti / LaPresse