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Rubrica, Libri. IN PUNTA DI LIBRO. Ciò che è morto non muoia

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Seneca ci insegna il concetto di destino, amplia le nostre vedute su morte e vita e cambia radicalmente il significato che normalmente gli attribuiamo

 

De brevitate vitaeLa brevità della vita

E’ un’associazione d’ idee, è un dialogo tra gli occupati, gli uomini, e il dominante ,il tempo.

E’ un manuale di accettazione stoica del proprio destino.

Seneca ha il dono di immortalare in una propria parola un gesto, un atteggiamento, un intero sentire di un’epoca.

La filosofia, dal suo canto, ha il pregio enorme di essere trasversale nei tempi, non ha epoca, non ha storia, è puro pensiero speculativo, è lo scrollarsi di dosso il quotidiano, l’immanente, il mortale, il limite di pensiero.

È una visione ampia, fuori dalla propria mente, è un respiro a due pieni polmoni, è una lingua eletta, quella tramite la quale si domina il mondo da secoli

Sicchè, secondo la parola degna di un oracolo, pronunziata dal più grande dei poeti, è la minima parte della nostra vita quella in cui viviamo

Del resto fa attenzione, la parte più considerevole della vita si passa a far male, una larga parte a non fare nulla, tutta la vita a fare altro”

Potrei parafrasare le parole di Seneca, ma rischierei fortemente di svilirle. Le presento ai vostri occhi nella loro immediata verità, tra parentesi metterò la mia parafrasi per chi volesse condividere la mia personalissima critica speculativa.

“Guardati intorno, uno è in preda ad un’avidità insaziabile ( che gli corrode la vita) uno alle vane occupazioni di una vana attività ( l’otium è la via per la conoscenza, l’affanno quella per l’oblio) uno è fradicio di vino, uno abbrutito dall’ozio ( fate ben attenzione l’otium è la via per la conoscenza, non l’ozio) uno è stressato dall’ambizione che dipende sempre dai giudizi altrui ( pressione sociale)”

Ho voluto trascrivere le esatte parole di Seneca per mostrarvi in maniera inoppugnabile che nulla è cambiato, sono passati duemila anni, ma queste parole sono trasversalmente attuali.

All’epoca dei filosofi esisteva un piccolo mondo in cui la luce del pensiero non era offuscata ed avvilita da finte verità quali la scalata sociale o i soldi.

Gli imperatori, pur essendo dediti a battaglie e opulenze inutili, avevano sempre come consigliere un filosofo, quasi quello servisse a tenerli lontani dal baratro dell’inutilità dell’esistenza.

Tra tutti questi affanni inventati da noi stessi, dalla continua perdita del contatto tra noi,la nostra mente e la nostra anima, Seneca dice che tutto ciò che rimane non è vita, ma tempo che ci sembra tiranno, cattivo ed imperscrutabile, che non capiamo fino in fondo non avendo i reali mezzi per farlo e nemmeno la reale volontà.

Per chi si stesse domandando a questo punto il reale senso della vita, vi risponderò in un solo modo.

Provate a ricordare gli eventi più brutti,traumatici e dolorosi. Non li avete dimenticato vero? No, assolutamente.

Bene. Ora mettete caso che qualcuno fosse venuto da voi prima che iniziasse tutto e vi avesse svelato il futuro. Voi sareste rimasti immobili, non avreste rifatto tutto daccapo. Nessuno farebbe più nulla, perchè già conscio del proprio destino, nessuno imparerebbe più nulla, nessuno muoverebbe il mondo, nessuno compirebbe il proprio fato. Tutto sarebbe fermo, nessuna cosa in movimento.

Per questo non ci è dato sapere.

Persino la morte quando si palesa può prendere un altro aspetto rispetto a quello che avevamo immaginato, ma anche per scoprire quest’ultimo velo di Maya dobbiamo viverla, dobbiamo affrontarla , come tutte le nostre grandi paure.

Difatti se c’è una cosa di cui l’uomo pecca più che di ozio è l’arroganza che non gli permette di capire quanto in realtà non sappia.

Leggete Seneca e permettetevi di iniziare ad imparare

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