Musica
SANREMO 2020. La rapida scalata del rapper Anastasio
Anastasio brucia le tappe: dall’ X Factor del 2018 a Sanremo 2019 come ospite e ora a Sanremo 2020 come Big in gara
Anastasio ha una carriera brevissima. Classe 1997, ha iniziato fin da preadolescente con il rap, per giungere al successo su Youtube nel 2018 con il singolo “Come Maurizio Sarri“.
Selezionato per l’edizione del talent X Factor lo stesso anno, ne esce vincitore, vedendosi così spalancare le porte della major Sony. Nei due anni successivi escono ep e singoli come “Correre”, presentato in anteprima all’edizione di Sanremo 2019, ma nessun album. Rispetto ad altri rapper i cui testi fanno discutere per sessimo o razzismo, le uniche polemiche attorno ad Anastasio ruotano attorno ad alcuni like messi Facebook a post di Salvini e Casapound, like dai quali Anastasio non si è dissociato.
Non si può partire ad analizzare Anastasio che dal suo primo singolo di successo. Diffuso con il vecchio pseudonimo di Nasta, è un rap dai ritmi lenti ed easy listening, ma dal testo tutt’altro che scontato. Maurizio Sarri (allora allenatore del Napoli) diventa l’alterego del rapper, che vede nell’opera del tecnico una metafora della propria difficile scalata al rap game tricolore. Nel testo ci sono anche interessanti echi di un linguaggio politico mutuato dai social, dichiaramente post ideologico, che pongono il giovanissimo rapper in contrapposizione con una scena dominata dall’individualismo apolitico del trap e dal rap conscious dichiaratamente di sinistra radicale di artisti come Murubutu o Rancore.
Nel singolo “La fine del mondo” e relativo Ep si precisa la cifra stilistica di Anastasio. Un rap intimista e dalle basi pop sulla linea dei vecchi Sottotono e Gemelli Diversi, e dei più recenti Fedez ed Emis Killa per i frammentari richiami post-ideologici. Un rap che piace ad adolescenti ed adulti, edulcorato dal gergo e dalle immagini violente della Trap e del Gangsta Rap, intimista senza scadere nel sentimentalismo tipico della nostra tradizione pop.
Il singolo “Correre” viene presentato a Sanremo 2019, e preannuncia una svolta artistica che era intuibile fin dagli esordi. Il rap si alterna al cantautorato, la polemica anti trap si fa evidente, collocando l’artista di Sorrento in disparte rispetto ai grandi filoni della musica tricolore. Un mix non inedito, ma peculiare per un ragazzo di appena 22 anni. Il pubblico applaude.
“Il fattaccio del vicolo Moro” alza l’asticella della complessità, spostando Anastasio nei lidi del cantautorato “impegnato” e con influenze letterarie (il brano si ispira al monologo teatrale “Er fattaccio”). Il pubblico non comprende il cambio di rotta e risponde tiepido a questo (ex?) rapper appena 23enne che s’ispira sempre più a un mostro sacro come De André, eppure la polpa c’è e il ragazzo suona credibile. La scelta di presentare in anteprima il brano al talent X Factor ha probabilmente concorso a stranire gli ascoltatori.
Cosa aspettarci da Anastasio? Sicuramente non è un artista monotono o che ama ripetersi. Molto giovane, ha già sviluppato un linguaggio adatto ad affrontare tematiche impegnative risultando credibile. Le poche e faziose polemiche sui suoi presunti orientamenti politici sono affiorate qui e lì sui social dopo l’annuncio della sua partecipazione al festival sanremese, ma si sono spente senza ottenere gran seguito. Comunque si piazzi nelle competizione canora, il suo stile e il suo personaggio sono qualcosa di cui la scena musicale mainstream italiana ha bisogno.
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