Sanremo
Sanremo Histoy, “Le cinque indimenticabili”. Sanremo osé, ecco la classifica dei brani che hanno fatto arrossire il Festival
Le classifiche di tutto il top, e il flop, visto e ascoltato nella storia del Festival di Sanremo
Dalle canzoni più ironiche alle più criticate, da quelle ‘a luci rosse’ a quelle passate inosservate, dalle meteore alle alternative, ma anche dai look peggiori visti all’Ariston alle scenografie più suggestive, fino alle ‘penne’ migliori del Festival, ai cantanti plurititolati e a quelli plurivincenti. Una classifica al giorno, fino al 4 febbraio, per accompagnarvi al prossimo Festival di Sanremo all’insegna del sorriso e del ricordo, facendovi tornare alla mente brani indimenticabili e altri dimenticabilissimi. Quest’oggi è il turno dei brani più allusivi ascoltati in 69 anni di Festival di Sanremo.
ALLUSIVE
- “Caffè Nero Bollente”, 1981 – Fiorella Mannoia
Fa inconsuetamente la sensualona, Fiorella, e dice “ma io come giuda so vendermi nuda”, ed è addirittura pronta ad “attirarti nel bosco”. Finisce oltre il 10° posto nell’anno di “Per Elisa” di Alice. Arrapante
https://www.youtube.com/watch?v=Z3d29AFrdg4
- “Caramelle”, 1993 – Leo Leandro
Una canzone talmente brutta che pare un torto non averla messa nella classifica degli orrori sanremesi. Eppure è più allusiva che brutta, con quei passaggi mirabili come “Caramella all’albicocca, guarda che bocca / Caramella alla mora, guarda che bona, Caramella alla pera, che merendera / Caramella anche alla mela, che seno a pera”, in questo amore incestuoso di lei che ha sedici anni, mentre lui “li ho già passati da un po’”. Una tentazione più forte della differenza d’età, soprattutto perché lei dopo aver mangiato “troppe caramelle gnam gnam gnam gnam”, scappa e “lascia i brividi a pelle”.
- “Sarà un fiore”, 1979 – Enrico Beruschi, nell’anno di Amare di Mino Vergnaghi
Il ritornello che infinitamente ricorre nel brano è il dialettale “cusa l’è ches chi”, io steso sopra un letto, tu sei stesa di rimpetto, tu mi dici dolcemente “cusa l’è ches chi”. Facile capire “cusa l’è” in questa versione canora di un porno-Beruschi che già strizza l’occhio al “Drive In” che verrà.
- “Serenata”, 1991 – Marco Carena
Visto che era arrivato primo l’anno precedente a “Sanscemo”, ci prova anche al Festival e centra la finale nelle sezioni giovani, e con il disco che segue vende 60 mila copie. Esempio di brano a doppio senso ma con finezza. E’ il classico incontro con l’amica profumiera che dopo una notte di ammiccamenti lo lascia solo e cui lui finisce col dedicarle una serenata, “ancora un’altra serenata, sapessi quante ne ho già fatte”.
- “Il clarinetto“, 1986 – Renzo Arbore
Si permette non soltanto di portare al Festival una canzone irriverente, ma col suo sguardo furbetto e ammiccante strizza l’occhio pure alla vittoria, sfiorandola e finendo a ridosso di “Adesso tu”. Un brano che è un bijoux, confezionato ad arte da un genio assoluto, capace di far cantare anche all’attempata platea dell’Ariston il suo “filu filu filu filà” che diventerà un inno.
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