Attualità
Abbiamo bisogno dei villain
Abbiamo bisogno dei villain. A ricordarcelo è la vittoria ai Golden Globe di Farrell con The Penguin: il Male ha bisogno di un volto. Gli antieroi e gli antagonisti per sbaglio ci hanno stancato: quello che vogliamo è qualcuno che abbracci il Male con convinzione, dando voce al nostro lato oscuro senza giustificazioni e senza moralismi.
Abbiamo bisogno dei villain, e a ricordarcelo è la vittoria ai Golden Globe di Colin Farrell col suo magistrale Pinguino. Il Golden Globe a Farrel arriva dopo quello dato al mai dimenticato Heath Ledger per il Joker de “Il cavaliere oscuro” (2009), e a quello vinto da Joaquin Phoenix per “Joker” nel 2020. In tutti e 3 i casi grandi attori sono stati premiati per la loro capacità di impersonare e dare il volto al Male, anche se il male rappresentato dai 3 personaggi è di volta in volta diverso. Vediamo il perché (attenzione, contiene spoiler).
La dura vita del cattivo
Innazintutto partiamo da un dato di fatto: i film tratti dai fumetti DC sono l’ultimo rifugio dei cattivi. Dagli anni 2000 in poi, infatti il cinema mainstream ha deciso di ridurre sempre più i personaggi malvagi a favore di personalità che compiono sì il male, ma non sono in sé cattive, semplicemente perché a causa di traumi, ignoranza di cosa è giusto fare, risentimento e simili, si sono ritrovati dalla parte sbagliata della storia, pur non essendo intimamente cattive o traviate. Una scelta che ci ha lasciato orfani di un elemento narrativo e morale fondamentale nel cinema: la possibilità di dare un volto e immedesimarci in chi, in piena coscienza, ha scelto il Male invece del Bene, e per contrasto capire in maniera più profonda l’eroe che invece si è votato anima e corpo al sacrificio di sé per l’altro. Facciamo due esempi di questa pessima scelta: il Thanos dell’MCU, un tiranno genocida che però agisce per salvare l’universo dalla guerra civile e dal sovrappopolamento, e Wonder Woman 1984 dove l’antagonista Maxwell Lord (Pedro Pascal) rischia di distruggere il mondo per rivalsa sociale, pur essendo un uomo intimamente buono.
3 cattivi per 3 universi
Fortunatamente la DC ha scelto di divenire la riserva indiana di chi ha abbracciato il Male ed è fiero di averlo fatto. Tuttavia il Male rappresentato dai due Joker e dal Pinguino non è identico, ma è figlio di tre situazioni sociali e tre parabole esistenziali completamente diverse. Volendo dare delle etichette per orientarsi, il Joker di Heath Ledger rappresenta il Male mitico, la maschera del caos che cala sul mondo portando anarchia e distruzione, mentre il Joker di Phoenix è un mostro creato dalla società, in particolare dai tagli al welfare sanitario degli anni ’80, che hanno lasciato il povero malato mentale Arthur Fleck senza supporto psicologico ed economico, facendolo cadere in una spirale progressiva di dissociazione e violenza. Il Male rappresentato dal Pinguino di Farrell è ancora diverso, perché sfugge volontariamente alle etichette: il Pinguino infatti sembra abbracciare il Male fin da piccolissimo, per un misto di gelosia e dipendenza patologica nei confronti della madre, di rivalsa sociale per essere nato povero, e di odio per il suo essere deforme in un mondo dominato da sani che non vedono l’ora di bullizzarlo. Nonostante questo, la sceneggiatura è molto attenta a non giustificare mai il Pinguino: pur essendo nato deforme e povero, lui ha scelto coscientemente e orgogliosamente il Male.
Il Caos e la Giustizia
La poetica di Nolan è da sempre interessata tanto alla scienza quanto al mito. Con “Il cavaliere oscuro” Nolan ha potuto dare al cinema mainstream un saggio di come ci sia ancora bisogno di dare un volto al Male, e di quanto questo volto possa diventare iconico. Il Joker affidato a Ledger non è un individuo: non ha un passato, non ha un volto (porta sempre una maschera), non agisce per denaro, ambizione o rivalsa. Ciò che lo spinge è portare il Caos nell’ordine della vita individuale e collettiva, distruggere i simboli del Bene e dimostrare che ogni cosa è corruttibile, e ancor peggio dimostrare che ogni morale è una semplice maschera che cade non appena la situazione si fa tragica ed è più conveniente agire con malvagità piuttosto che per il bene comune. Il Joker del cavaliere oscuro è un mostro mitologico postmoderno, Satana travestito da psicopatico che cala su Gotham City per farne il suo regno.
La denuncia e il furore
Il Joker creato da Todd Phillips e affidato a Phoenix è l’esatto contrario di quello pensato da Nolan. Arthur Fleck è nato in una famiglia povera segnata dal disturbo mentale, e la sua biografia ci è raccontata in maniera puntuale durante il film. Fleck è un individuo con i suoi pregi e i suoi difetti, le sue abitudini e il suo bisogno di affetto, una personalità complessa che cerca un suo posto nel mondo conscia delle difficoltà date dalla sua situazione di partenza. A fargli abbracciare il Male è una spirale di eventi totalmente al di fuori del suo controllo: i tagli alla salute mentale e all’assistenza sociale decisi dal governo, la scoperta degli abusi subiti in infanzia col beneplacito della madre, l’egoismo e l’indifferenza con cui viene accolta ogni sua richiesta d’aiuto. Fleck deciderà di abbracciare il Male dopo aver realizzato che per lui non c’è altra possibilità per affermare la sua esistenza: di fronte ad un mondo indifferente e crudele, solamente l’abbracciare la follia omicida può permettere ad un disgraziato come lui di emergere e dire pubblicamente “io esisto”.
Il narcisista della porta accanto
Il Pinguino di Collin Farrel rappresenta l’ambiguità del Male, la difficoltà di incasellarlo in una categoria precisa e quindi di fingere che sia estraneo a noi. Il Pinguino nasce fisicamente deforme in una famiglia povera, dove la madre single si fa in quattro per tirare avanti la baracca. La povertà materiale tuttavia non si accompagna al degrado morale e affettivo: la famiglia Cobb ha una solida morale da classe lavoratrice ed è legata da un profondo affetto fra i suoi membri. Nonostante l’ambiente familiare sano, Oswald fin da piccolo è geloso dei fratelli e vuole la madre tutta per sé, e per di più ammira il gangster del quartiere, perché ricco e rispettato da tutti. La miniserie segue quindi la spirale di progressivo degrado morale di Oswald Cobb, che prima uccide i suoi fratelli e isola la madre per averne l’affetto esclusivo, e poi tradisce uno dopo l’altro tutti i suoi amici e superiori per ascendere socialmente. La peculiarità della serie sta nel dipingere il Pinguino come un mediocre, un’ipocrita, un uomo che mischia stupidità e ferocia senza senso: il Male in questo caso non ha nulla di mitico o tragico, ma è inquietante appunto perché quotidiano, meschino, maldestro.
Il futuro
Il successo di critica e pubblico del Pinguino, nonché i nuovi film di Batman diretti da Matt Revees (un regista che ama dipingere cattivi memorabili), fanno ben sperare per un ritorno in grande stile di villain capaci di affascinarci ed inquietarci, dando volto e voce alle peggiori pulsioni che si agitano in noi. Dopo quasi due decenni di mezzi cattivi più per caso che per scelta, forse il cinema hollywoodiano ha capito che il pubblico ha bisogno di antagonisti fieri di essersi venduti alla tenebra, e si spera sia dispoti a darceli. Del resto perché il cinema dovrebbe negarci l’indiscutibile piacere di regnare all’Inferno invece che servire in Paradiso?