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Tyson vs Paul: gli influencer divorano lo sport
Tyson vs Paul: gli influencer divorano lo sport. La boxe è ad un bivio: rimanere sport o diventare spettacolo creato da content creators?
Nemmeno uno sport nobile come la boxe è rimasta immune dalla rivoluzione portata avanti dagli influencer. Il match Mike Tyson contro Jake Paul andato in ondata su Netflix segna un cambio epocale di paradigma: gli sport di contatto dovranno fare i conti con gli influencer diventati lottatori. Non è una questione che riguarda solo la boxe: l’MMA e il wrestling da tempo hanno abbracciato questo cambiamento, con risultati controversi e infinite polemiche da parte degli appassionati. Vediamo cosa succede.
Chi è Jake Paul
Jake Paul è un attore, youtuber e “pugile” statunitense classe 1997. La sua carriera inizia nel mondo dello spettacolo con Dysney Channel, recitando appena 20enne in Bizardvaark, una serie comica durata 3 stagioni che, guarda caso, raccontava la storia di 3 adolescenti che raggiungono la notorietà nel mondo della musica aprendo un sito web dove postano canzoni comiche. Cacciato dalla serie nel 2017 per i suoi comportamenti “anticonformisti” nella vita privata, Paul si concentra sul suo canale Youtube e nel 2018 organizza il suo primo incontro amatoriale contro il rapper/youtuber KSI, match vinto al quinto round. Dati i buoni risultati in termini di pubblico e guadagno generati dall’incontro, Paul sceglie di intraprendere la “carriera di pugile professionista”, fra la perplessità degli appassionati di boxe che lo vedono come un fenomeno da baraccone.
Paul e la boxe
Dopo l’incontro con KSI, Paul sfida lo youtuber AnEsonGib in un incontro di contorno nella serata del match per il titolo mondiale dei pesi medi WBO tra i pugili professionisti Andrade e Keeler. Siamo nel 2020, e alla non proprio tenera età di 23 anni Paul è appena diventato pugile e già viene invitato come coprotagonista in serate in cui il match principale mette in palio titoli. Le polemiche cominciano a diventare persistenti con il terzo match da pro di Paul, che il 17 aprile 2021 sfida e batte l’ex Bellator MMA e ONE Welterweight Champion Ben Askren, mettendolo fuori gioco al primo round. Da allora una domanda inquietante si fa strada fra i professionisti e gli appassionati di boxe “Ma gli influencer che boxano sono da considerarsi dei professionisti? I match che fanno da pro valgono per stabilire i rank?”
Paul vs Tyson e la svolta
Quello fra Paul e Tyson è un match che è andato molto oltre la sfera degli amanti della boxe. Vero e proprio fenomeno mediatico globale, ha generato un giro d’affari stimato in 100 milioni di dollari, senza contare il giro delle scommesse più o meno legale. Coperto da Netflix che ha scelto il match per pubblicizzare il suo nuovo servizio di streaming sportivo, il match ha visto la vittoria di Jake Paul ai punti, generando un mare di polemiche e non pochi problemi nel mondo della boxe professionista. Il problema maggiore è la quantità di soldi mossa dall’incontro, molto maggiore di quella solitamente generata dai match tra professionisti: se i soldi veri si fanno combattendo contro gli youtuber, che senso ha continuare a combattere fra pro? Non è meglio salire di rank e vincere un titolo qualunque di livello mondiale, per poi passare il resto della carriera a fare match con content creators, match che richiedono molta meno preparazione atletica, implicano meno rischi per la salute e soprattutto generano molti più guadagni?
Lo sportivo diventa content creator
Gli sportivi che diventano anche influencer part-time sono ormai una moda (pensiamo al mondo del calcio e del tennis), tuttavia uno sportivo che diventa content creator è una novità non da poco, e non facilmente digeribile. Perché questo è il problema sul tavolo al momento: quello fra Paul e Tyson non è stata solo l’esibizione di una serata, ma una macchina da spettacolo che ha implicato un anno di preparativi in cui Tyson è diventato un vero e proprio content creator, postando giornalmente i propri allenamenti, la propria vita, ecc per generare hype e accontentare sia gli sponsor che Netflix, che hanno spremuto fino all’ultima goccia ogni attimo della vita dell’ex campione per tutto il periodo di preparazione del match. Se per Tyson (e il mondo della boxe) questo non è stato un particolare problema dato che l’ex pugile afro-americano è in pensione, molto più problematico sarebbe se a dover subire questa trasformazione fossero pugili professionisti nel pieno della loro carriera come Canelo Alvarez o Ryan Garcia, prossimi nomi papabili per un match contro Paul. Se pugili di questo calibro dovessero iniziare a sfidare youtuber, la boxe dovrebbe iniziare a fare i conti con campioni che abbandonano (momentaneamente o persino definitivamente) lo sport per diventare creatori di contenuti sui social e che una volta all’anno si scontrano per far contenti gli sponsor.
Il futuro
La boxe e l’MMA si trovano di fronte ad un bivio, e qualunque strada scelgano non sarà facile da giustificare al pubblico (vecchio e nuovo). Da una parte possono scegliere di limitare al minimo gli incontri fra youtuber e professionisti, lasciandoli ai margini mediatici e catalogandole come esibizioni, magari da far affrontare solamente a lottatori pensionati o vicini alla pensione. Questa sarebbe una scelta che preserverebbe la purezza dello sport, ma farebbe perdere parecchi soldi e pubblico alle federazioni e ai combattenti. L’altra possibilità è integrare a pieno titolo gli youtuber nel mondo della boxe e dell’MMA, facendogli affrontare campioni nel pieno della carriera e magari permettendo che nei match siano in palio titoli. Questa scelta attirerebbe nuovo pubblico e molti soldi, ma scontenterebbe gli amanti dello sport puro e duro e trasformerebbe l’MMA e la boxe più in uno spettacolo di puro intrattenimento che in eventi sportivi. Qualunque strada l’MMA e la boxe sceglieranno una cosa è certa: gli youtuber hanno iniziato una rivoluzione con cui bisogna fare i conti, e alla svelta.