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Le creators di Onlyfans alla conquista del mondo

Le creators di Onlyfans alla conquista del mondo. Incensate da quotidiani e tv, le creators appaiono ovunque eppure guadagnano sempre meno, vittime di un mercato saturo di offerte e di una platea di fedelissimi che non si allarga. Eccole quindi tornare ai vecchi lavori o iniziarne di nuovi per arrivare a fine mese, sperando prima o poi di essere chiamate in tv.

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Le creators di Onlyfans alla conquista del mondo. Incensate da quotidiani e tv, le creators appaiono ovunque eppure guadagnano sempre meno, vittime di un mercato saturo di offerte e di una platea di fedelissimi che non si allarga. Eccole quindi tornare ai vecchi lavori o iniziarne di nuovi per arrivare a fine mese, sperando prima o poi di essere chiamate in tv.
Crediti foto michellecomiii Instagram

E’ un anno d’oro per il padre-padrone della piattaforma Onlyfans e per le content creators che la popolano. Leo Radvinsky infatti è appena entrato nella classifica dei 400 uomini più ricchi degli Stati Uniti secondo Forbes, mentre il New York Times sforna un’intervista agiografica a Mia Khalifa, l’ex pornoattrice libanese naturalizzata statunitense che ora svolge il doppio ruolo di attivista femminista e creatrice di contenuti per il suo Onlyfans. In Italia più modestamente dobbiamo accontentarci degli articoli-marchetta dei grandi quotidiani nazionali, e di Michelle Comi che debutta in Rai ospite di Chiambretti. Questo straordinario successo però nasconde parecchie ombre, andiamo a vedere quali.

Che lavoro fa chi opera su Onlyfans?

C’è un’ interessante e non scontata guerra terminologica intorno ai lavoratori e alle lavoratrici che usano Onlyfans. Chi ci opera preferisce essere chiamato content creator o model, per sottolineare il suo essere collega dei milioni di creatori di contenuti per i social e delle modelle, due lavori che ormai hanno un status sociale elevato. I quotidiani si adeguano a questa scelta, ma gli utenti e gli oppositori preferiscono usare il termine pornostar, sex worker, prostituta 2.0 (con tutte le variante del caso). La questione non è di lana caprina: esattamente cosa fa chi opera su Onlyfans? Qui l’ambiguità della piattaforma e dei suoi lavoratori raggiunge vette notevoli: Onlyfans si vende come una piattaforma soft erotica, rimarcando che i creators non hanno padroni né hanno contatti fisici con altri esseri umani, i creators spesso sostengono di vendere solamente foto del proprio corpo, al massimo di fare qualche video in solitaria su richiesta della propria community, ma i dati ci dicono qualcosa di diverso.

L’era del porno senza intermediari

Nonostante, oggettivamente, su Onlyfans ci sia una minoranza di creators che offre solamente foto e video erotici in solitaria, la gran parte dei creators gira porno. Un porno inizialmente fatto con compagni/compagne ed amici/amiche, che poi si estende alla partecipazione di fans e altri creators per accontentare le richieste della community e possibilmente allargarla. La novità del porno di Onlyfans è il suo essere totalmente disintermediarizzato: niente registi né troupe, uffici marketing e contabilità, tutto il processo dalla creazione al marketing è opera del creator, che così finisce per fare da solo quello che prima facevano 4 lavoratori (registi, recruiter, addetti marketing e contabilità). Tuttavia la vera novità è il contatto quotidiano fra creator e community: ogni giorno il creator posta nuovo materiale ed ascolta praticamente in diretta le reazioni e le ulteriori richieste della community per capire il prossimo contenuto da postare.

Gli scarsi guadagni e Onlyfans come secondo lavoro

Per i creators però il vero problema è la saturazione del mercato: durante la pandemia centinaia di migliaia di donne (e un numero molto minore di uomini) sono approdati su Onlyfans alla ricerca di un metodo per sbarcare il lunario. Questo ha saturato il mercato in maniera impressionante: il guadagno medio mensile del 95% dei creators di Onlyfans nel 2023 è di 125 dollari, quello che in Italia si guadagnerebbe facendo un weekend nel catering. Questa saturazione ha prodotto nel 2024 un fenomeno nuovo: una massa enorme di creators tiene Onlyfans come secondo lavoro, mentre per guadagnarsi la pagnotta fa altro. Addette marketing, psicologhe, formatrici, influencer per brand minori, intervistatrici e conduttrici di podcast ecc: ormai su Instagram e TikTok c’è un’alluvione di giovani donne che riprendono i vecchi lavori o ne iniziano di nuovi, mentre continuano a tenere in piedi il proprio profilo Onlyfans per avere un qualche introito nella transizione.

Onlyfans come trampolino verso i media tradizionali

Un’esigua minoranza di creators che hanno raggiunto un certo seguito su Onlyfans, visti calare i guadagni a causa dell’eccessiva concorrenza, stanno tentando di sfondare sui media tradizionali: la già citata Mia Khalifa è l’esempio per eccellenza, ma per rimanere in terra patria non si può non notare la rapida ascesa di Michelle Comi, che mette sempre più in secondo piano la produzione di contenuti per Onlyfans prediligendo video e interventi capaci di suscitare l’interesse di tv e quotidiani. La Comi è la punta dell’iceberg di un fenomeno più vasto: Onlyfans come inizio per crearsi una community fidelizzata che poi si spera ti segua anche quando fai contenuti non erotici su Instagram/TikTok e vai in tv.

Le polemiche e il futuro

Questa normalizzazione mediatica di Onlyfans e del porno disintermediarizzato non è stata accolta da tutti con favore, anzi. Molti obbiettano che le apologie di Onlyfans fatte dai media tradizionali siano marchette non dichiarate, che normalizzano la prostituzione femminile (e in modo più soft, quella maschile) come primo o secondo lavoro, per nascondere il vero problema sul piatto: i bassi salari e l’endemico problema della disoccupazione femminile. Lo stesso giorno in cui il New York Times incensava Mia Khalifa, il prestigioso quotidiano The Guardian pubblicava un servizio sui pericoli di Onlyfans, con una raccolta di vari reati (a sfondo ovviamente sessuale) commessi da creators per accontentare le richieste della propria fanbase. Nonostante questo, il futuro della piattaforma Onlyfans sembra economicamente roseo, mentre il divario economico fra i creators si allarga sempre più: mentre le star fatturano 300.000 dollari al mese, il 95% dei creators ha visto i propri già magri profitti ridursi del 50% dopo la pandemia, passando dai 250 dollari mensili agli attuali 125. Questo trend è destinato ad acuirsi, creando uno scenario desolante in cui una manciata di creators si arricchiranno con i propri contenuti, mentre la larga maggioranza manterrà un profilo sulla piattaforma più per mancanza di alternative economiche che per guadagnarci qualcosa, sperando di trovare un lavoro tradizionale nell’immediato futuro o di avere la fortuna di finire in tv.

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