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Chiara Ferragni fra svolta eco e processi

Chiara Ferragni fra svolta eco e processi. La poco credibile svolta eco e l’accusa di truffa aggravata tingono di fosco il futuro dell’influencer. Le risposte poco entusiaste dei social alla linea cruelty free e vegan lanciata dalla Ferragni, nonché alla sua presenza alla Milano Fashion Week come madrina del Made in Italy ecosostenibile, si sommano alle preoccupanti disavventure giudiziarie, con il tribunale di Milano che vuole rinviare a processo l’influencer cremonese per truffa aggravata.

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Chiara Ferragni fra svolta eco e processi. La poco credibile svolta eco e l'accusa di truffa aggravata tingono di fosco il futuro dell'influencer. Le risposte poco entusiaste dei social alla linea cruelty free e vegan lanciata dalla Ferragni, nonché alla sua presenza alla Milano Fashion Week come madrina del Made in Italy ecosostenibile, si sommano alle preoccupanti disavventure giudiziarie, con il tribunale di Milano che vuole rinviare a processo l'influencer cremonese per truffa aggravata.
Crediti foto chiaraferagni Instagram

Chiara Ferragni fra svolta eco e processi, sembra il titolo di un dramma crime e invece è quello che sta accadendo all’ex regina delle influencer. Sono passate appena 2 settimane dal ritorno a sorpresa dell’influencer cremonese sui palchi della Milano Fashion Week, segno che la Ferragni è in fase di reintegro all’interno del jetset internazionale, nonostante i grandi marchi continuino ad evitarla; nel mentre la procura di Milano chiude le indagini preliminari e accusa Chiara Ferragni, il suo ex general manager Fabio Damato, Alessandra Balocco e Francesco Cannillo di truffa aggravata per l’affaire Balocco e quello Dolci Preziosi. E’ oggettivamente un periodo complesso per la star delle influencer, ma vediamo esattamente cosa le è successo e cosa le riserva probabilmente il futuro.

Un anno da incubo

Dopo l’affaire Balocco scoppiato a Dicembre 2023, il 2024 per la Ferragni è stato da incubo. Presa di mira dalla stampa che prima la osannava, evitata come la peste dai brand che uno dopo l’altro hanno chiuso ogni collaborazione con lei, colpita nel portafoglio dalla maxi multa dell’antitrust e dalla chiusura di numerosi negozi della sua catena, la Ferragni si è vista crollare ogni sicurezza economica addosso. Per di più c’è stata la separazione da Fedez, con l’accordo consensuale di non mostrare più il volto dei figli nei rispettivi profili social, che ha tolto alla Ferragni un punto di forza della sua comunicazione e un facile modo per impostare la sua strategia di rebranding dopo lo scandalo Balocco. Insomma, un disastro su ogni fronte.

Errori di comunicazione e l’impossibile ritorno alle origini

Di fronte al disastro processuale e d’immagine, la difesa della Ferragni “tutto è dovuto ad un errore di comunicazione” è sembrata da subito debole, lo è ancora di più dopo che la procura di Milano ha concluso le indagini preliminare e i giornali hanno pubblicato le carte esaminate. Il problema però non sono solo i risvolti giudiziari: il processo di ricostruzione d’immagine della Ferragni è stato un fallimento, con un ritorno al personaggio della ricca single che fa viaggi di lusso per il mondo, personaggio precedente al matrimonio con Fedez. Ritornare ad un modello di fare l’influencer di 10 anni fa è stata una pessima idea, perché non ha tenuto conto del cambiamento sociale e dei modelli di marketing post pandemia: il lusso ostentato è ormai tabù (a meno che non sei un rapper/trapper o un fuffaguru) in un’epoca di perdurante crisi economica, con i governi occidentali che stanno varando una serie di leggi fiscali volte a colpire i guadagni prima non tassati degli influencer, ancor peggio è mostrare uno stile di vita in cui elicotteri e jet privati sono parti fondamentali, adesso che l’ecosostenibilità è diventato un valore fondamentale dei brand, un cavallo di battaglia di numerosi esecutivi nonché una richiesta di numerosi consumatori.

La problematica svolta ecofriendly

Dopo le numerose critiche social e i guadagni colati a picco, quest’estate la Ferragni ha deciso di compiere l’ennesima svolta d’immagine e diventera sponsor di prodotti ecosostenibili. Questo processo iniziato con la partnership con un’azienda spagnola Goa Organics, continuata con la sua presenza alla Milano Fashion Week come madrina dell’ecosostenibilità del Made in Italy e il lancio di una propria linea di Make up vegana e cruently-free, è stato accolto con molta perplessità. Cosa c’entra Chiara Ferragni con l’ecosostenibilità e il veganesimo? E‘ credibile come paladina dell’imprenditoria etica e green dopo le indagini per le truffe collegate alla beneficienza? Domande più che legittime, soprattutto perché questo avveniva in contemporanea alla pubblicazione di vacanze con jet privati ed elicotteri (post ora scomparsi), visti da molti consumatori ormai come simboli d’inquinamento e di sprechi irresponsabili nel bel mezzo della catastrofe climatica.

Il processo

Vediamo ora la questione del processo. Chiara Ferragni è accusata dal tribunale di Milano di truffa aggravata, un reato contro il patrimonio che sussiste quando qualcuno, mediante artifici e raggiri, induce un altro a compiere un atto di disposizione patrimoniale danneggiandolo e procurando a se stesso un profitto illecito. In poche parole il truffatore induce in errore la persona offesa che, ingannata, agisce contro il proprio interesse patrimoniale favorendo il colpevole. A questo si aggiunge l’aggravante del mezzo informatico, che si ha quando il venditore sfrutta a suo vantaggio la distanza con l’acquirente, che non può fare un controllo preventivo sul prodotto ed è, in un certo senso, costretto a subire le conseguenze della condotta del truffatore. Cosa rischia concretamente la Ferragni? Il reato di truffa viene punito con la reclusione da tre mesi a tre anni e una multa da  51 a 1032 euro; se dovesse essere riconosciuta la truffa aggravata e il “sistema truffaldino” contestato ai quattro indagati, è prevista invece la pena della reclusione da uno e a cinque anni e della multa da euro 309 a euro 1.549.

Il futuro

La questione processi è una spada di Damocle sul futuro della Chiara nazionale. Ad oggi pochi pensano rischi effettivamente la galera, ma per la sua immagine e il suo residuo impero economico sarebbe un colpo durissimo persino una sentenza mite che la obblighi a centinaia di ore di lavori socialmente utili. Non solo perché per la regina del luxury ora diventata paladina dell’ecosostenibilità una condanna penale sarebbe un grosso limite alla disponibilità di tempo per tenere assieme il suo impero, ma perché probabilmente questo diventerebbe motivo di un ulteriore allontanamento dei brand dalla sua figura, e una pietra tombale sulla sua già poca credibilità come paladina del veganesimo e del made in Italy eticamente responsabile. Il futuro quindi non solo appare incerto, ma se le cose dovessero andare male in tribunale c’è la concreta possabilità (impensabile fino ad un anno fa) che la Ferragni passi dalle stelle alle stalle, colorando di tragico una storia di ascesa sociale che aveva fatto scuola non solo in Italia, ma anche all’estero.

 

 

 

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