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Michelle Comi: emanciparsi è farsi mantenere

Michelle Comi: emanciparsi è farsi mantenere. Comi mischia invettive contro il lavoro e la povertà, celebrando il dolce farsi mantenere senza dare nulla in cambio. Un modello capace di attrarre molte giovani donne deluse dal mondo del lavoro e dai bassi salari, ma che può diventare stile di vita per pochissime.

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Michelle Comi: emanciparsi è farsi mantenere. Comi mischia invettive contro il lavoro e la povertà, celebrando il dolce farsi mantenere senza dare nulla in cambio. Un modello capace di attrarre molte giovani donne deluse dal mondo del lavoro e dai bassi salari, ma che può diventare stile di vita per pochissime.
Crediti foto michellecomii Instagram

Michelle Comi nell’ultimo mese è salita alla ribalta per alcuni suoi post sui social, in cui chiedeva ai propri followers di pagarle vacanze e regali di compleanno. Queste richieste hanno provocato un’indignazione generale da parte degli utenti social, scarsamente abituati alla pratica di molte creator di Onlyfans di chiedere regali alla propria fanbase. Queste critiche vertevano principalmente sull’esempio negativo che Michelle Comi darebbe alle giovani: invece di spronarle a studiare e lavorare, le inviterebbe a curare la propria bellezza per sedurre uomini a cui chiedere soldi. La Comi tuttavia è solo la versione nostrana di una tendenza nata negli USA e che qui si sta lentamente affacciando: quella delle giovani donne che rifiutano il lavoro (che ritengono una forma di schiavitù) e cercano qualcun altro che le mantenga, poco importa se sia un singolo o un fanbase di followers. Andiamo a capire il perché di questo fenomeno e come la Comi lo cavalca.

Chi è Michelle Comi

Michelle Comi è una ragazza di origini torinesi ma da anni vive a Milano, ha 29 anni e prima di sbarcare sui social lavorava come impiegata amministrativa all’istituto per tuomori di Milano. Insoddisfatta dello stipendio da amministrativa, lascia il lavoro e apre un profilo Onlyfans, dove diventa una delle creator di contenuti erotici e soft erotici più famose d’Italia. Quest’anno cerca di espandere la sua notorietà oltre Onlyfans, e sceglie di farlo costruendo un personaggio innovativo per gli stantii standard delle influencer italiane: quella della mantenuta di lusso che schifa il lavoro e la povertà, ironizza sui temi calcistici e nazionalpopolari del momento, tutto questo mentre sponsorizza i propri contenuti su Onlyfans facendo dei reel in cui è quasi sempre seminuda.

Il lavoro è schiavitù

Per capire come le posizioni della Comi non siano isolate, dobbiamo fare un rapido recap storico. Dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale l’Occidente sperimenta un boom economico enorme, che praticamente azzera i tassi di disoccupazione e spinge ogni uomo abile e moltissime donne nel mondo prima dell’industria e poi del terziario. Tutto questo dura fino alla crisi petrolifera degli anni 70, quando inizia una lenta de-industrializzazione che porta in poco meno di un decennio la disoccupazione dall’1% al 10%. Durante questa crisi occupazionale alcuni teorici di estrema sinistra riprendono dei temi cari a certa tradizione marxista eterodossa e al movimento hippy: il rifiuto del lavoro e l’idea che sia lo Stato (o la comunità) a dover mantenere le persone, mentre il lavoro (specie quello pesante) dev’essere svolto dalle macchine. Queste idee nascono e si sviluppano in ambienti universitari e di militanza politica, rimanendo patrimonio di un’esigua minoranza ultrapoliticizzata, almeno fino agli anni ’90.

Non lavorare come lifestyle

Con gli anni ’90 l’antilavorismo elaborato dai gruppi di estrema sinistra esce dal ghetto universitario e della militanza e si trasforma in un lifestyle, perdendo in questo passaggio ogni carica contestatrice ed eversiva. Il diritto di tutti di non lavorare ed essere mantenuti dallo stato diventa la scelta individuale di uscire dal mondo del lavoro, per farsi mantenere da un altro singolo (o da un piccolo gruppo) che invece ci è rimasto per scelta. Ovviamente alla stragrande maggioranza delle persone questa via è preclusa: trovare qualcuno disposto a mantenerle è difficile, e chi ci riesce nota come chi sgancia il cash di fatto abbia un potere praticamente assoluto su chi invece lo riceve e basta, un potere persino maggiore di quello che nella famiglia tradizionale deteneva il marito nei confronti della moglie casalinga. Ma un nuovo cambiamento sociale e culturale è all’orizzonte.

Femminismo liberal: lo scontro fra empowerment e neo-mantenutismo

Da fine anni ’90 ad oggi inizia il refrain che conosciamo benissimo: quello dell’empowerment femminile, cioè la narrazione massmediale per cui le donne possono tutto e hanno il diritto di fare tutto ciò che fanno gli uomini, in particolare in campo lavorativo. L’empowerment nasce da un banalissimo dato statistico: l’occupazione femminile dagli anni ’70 in poi continua a calare, a causa delle crisi economiche, della de-industrializzazione, della digitalizzazione e della robotizzazione. Molte donne sono costrette a non lavorare, oppure a lavorare part-time, e anche quando lavorano fulltime sono sottopagate, svolgono ruoli subordinati e non trovano gratificazioni nella mansione che svolgono. Di fronte a questo dato di fatto, il femminismo statunitense si scinde in due correnti opposte e complementari: una che spinge con ancora più foga sull’empowerment lavorativo femminile, cercando di instillare nelle donne l’idea che devono studiare, aprire aziende, essere competitive sul lavoro per ottenere ruoli ben pagati e di potere, e un altro che al contrario sostiene che il lavoro è di per sé frustrante e non appagante, e quindi per le donne che possono permetterselo (in particolare per le belle donne) è meglio sfuggire a questa condanna cercando qualcuno che le mantenga.

La mantenuta non è una donna sottomessa né una prostituta

Tuttavia la mantenuta teorizzata dal femminismo statunitense degli anni ’90 non è la casalinga tradizionale né tanto meno una prostituta. La nuova mantenuta infatti non si sposa, non fa figli, è colta e ha interessi artistici-filosofici-scientifici, non deve necessariamente avere rapporti sessuali con l’uomo che la mantiene, e se li ha non implicano alcuna esclusività né sono un dovere a vita, ma fanno parte di un contratto in cui lui in cambio di sesso e compagnia affettivo-intellettuale paga lei per il servizio, che lei ovviamente può interrompere, fornire anche ad un altro, o addirittura sospendere per cercare opportunità più allettanti altrove. Il neomantenutismo quindi è un rapporto basato su un contratto di tipo aziendale, in cui la donna è un’azienda che fornisce un servizio e l’uomo che la mantiene il cliente che ne usufruisce.

Dalla grandi teorie alla pratica

Se il quadro teorico è chiaro, la pratica è molto più ambigua e complessa, come sa bene la Comi. La possibilità di diventare delle neo-mantenute non è aperta a tutte, ma per poterlo fare bisogna essere belle, giovani, famose e disposte ad accettare parecchi compromessi. Se l’essere belle e giovani sono criteri intuitivi, vale la pena spiegare i requisiti famose e disposte al compromesso: la fama serve ad avere più possibilità e occasioni non solo di trovare chi ti mantenga, ma anche chi lo fa dando di più chiedendo di meno in cambio, mentre l’essere disposte a compromessi significa accettare che chi ti mantiene abbia su di te un potere molto esteso, che va dal presentarti a conoscenti (e suoi social) non come un essere umano ma come un trofeo, fino al decidere dove andrai a vivere, chi devi frequentare, cosa devi fare per continuare a ricevere i soldi mensili.

Il modello di mantenuta della Comi

In realtà la Comi al momento sta cercando di proporre un personaggio ibrido sui social, che riprende alcuni cliché della neomantenuta e li mischia con quelli della creator di Onlyfans: schifa apertamente il lavoro e la povertà, ma continua a creare a ritmo battente contenuti per Instagram/Tik Tok e Onlyfans per avere guadagni propri. Pubblicizza sfacciatamente i regali e le vacanze pagati dai followers sottolineando come non abbia promesso loro alcunché in cambio (soprattutto non gli abbia promesso sesso), ma tace su cosa esattamente loro le abbiano richiesto in cambio, dato che lei non nomina mai pubblicamente il nome di chi le fa regali e le paga le vacanze. Ultimamente è apparsa in alcuni reel di celebri fuffaguru di Dubai, unendo la sua critica al lavoro alla celebrazione del guadagno tramite investimenti finanziari senza sforzo, argomento tipico dei guru di Dubai.

Quale futuro?

Per la Comi non si intravedono particolari problemi nel futuro prossimo, è giovane, bella e sta sapientemente diversificando le sue fonti d’entrata. Allo stesso modo il fenomeno delle neomantenute non è di certo destinato a scomparire, dato che è una riedizione postmoderna di una pratica sociale molto antica. Più complesso è capire quante giovani ragazze possano sperare di campare scegliendo questo lifestyle: la disoccupazione, il precariato, i bassi salari, ecc fanno sì che ci siano sempre meno maschi con la possibilità economica di mantenere una ragazza (specie con alti standard di spesa), e anche l’idea di non affidarsi ad un singolo ma a gruppi più ampi di followers ha i suoi rischi, dato che i followers come si accumulano si perdono, e mantenere una community ampia e coesa richiede ingenti investimenti in termini di tempo, soldi e competenze di marketing che molte ragazze non hanno. La possibilità di diventare neomantenute quindi è destinata a rimanere confinata ad un’esigua minoranza di giovani donne, mentre molte altre proveranno disperatamente ad emergere, trascurando o interrompendo gli studi, evitando di trovarsi un’occupazione, con l’altissimo rischio di fallire e di trovarsi così a ripiegare sull’odiato mondo del lavoro senza competenze ed esperienza.

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