Musica
La storia del Festival di Sanremo: gli anni 50 e 60
A partire dal 1951 il Festival di Sanremo cresce edizione dopo edizione fino al 1967, quando la morte di Tenco segna l’inizio della crisi
L’idea di mettere in scena un grande festival della canzone italiana appartiene ad Amilcare Rambaldi, un commercialista di fiori sanremese che nel 1945 propose di istituire un concorso di musica da tenersi nel Casinò municipale di Sanremo. L’intuizione di Rambaldi fu anticipata però dalla città di Viareggio, che pensava in tal modo di arricchire la propria stagione balneare. Il 25 agosto del 1948 si tenne così a Viareggio il primo festival della canzone italiana, vinto da Pino Moschini con Serenata al primo amore. Dopo la seconda edizione del 1949, però, il festival versiliese si interruppe di colpo e Rambaldi, con il direttore del Casinò municipale Pier Busseti, proposero Sanremo per il festival dell’anno seguente.
1951: nasce il Festival di Sanremo
Dal 29 al 31 gennaio del 1951 va così in scena il primo Festival di Sanremo, condotto da Nunzio Filogamo, organizzato dalla Rai e vinto da Nilla Pizza con Grazie dei Fiori. Nonostante il cast estremamente ridotto, composto da Achille Togliani, Nilla Pizzi, Duo Fasano, l’organizzazione e la Rai riescono a far passare l’evento canoro come un potenziale trampolino di lancio per i cantanti italiani. Già nel 1952 vengono infatti inviati alla commissione del festival trecento canzoni. Gli artisti in gara passano da tre a cinque, mentre anche in sala aumenta il numero dei giornalisti presenti. La musica di queste prime edizioni restituisce l’immagine di un’Italia ferma nel tempo; si cantano amori nostalgici e smielati, si descrivono bucolici luoghi di campagna con un linguaggio estremamente tradizionale. Molti titoli dei brani di queste edizioni restituiscono bene questa situazione: Grazie dei fiori, Vola colomba, Viale d’autunno, Aprite le finestre, Campanaro, Canto nella valle, Il torrente.
La rivoluzione di Modugno: il 1958
Il 1958 è l’anno zero della nuova musica italiana. Quell’anno, a Sanremo, a vincere è un uomo del meridione coi baffetti che canta, allargando le braccia ed accompagnando il testo con espressività, di un uomo che si tinge le mani e la faccia di blu e che prova una irreale sensazione di leggerezza: Domenico Modugno. Il cantante, con la vittoria, rivoluziona la musica leggera nazionale. E’ coautore del brano (fatto insolito a Sanremo, dove i cantanti erano soli interpreti), non canta con le braccia composte come consuetudine e, soprattutto, da emozione alla sua voce, rompe l’artificiosità canora degli anni 50. Modugno aggiorna l’Italia al resto dell’occidente prendendo spunto dal doo-wop americano, che inizia ad influenzare la musica leggera italiana. Nascono in quel contesto i cosiddetti “urlatori”,
Gli anni 60 a Sanremo si aprono con gli urlatori
La rivoluzione di Modugno provoca l’effetto immediato di portare nelle prime posizioni del festival canzoni diverse dal solito stile idilliaco e canonico degli anni 50. Nel 1959 è di nuovo Modugno, stavolta con Johnny Dorelli, a vincere il festival con Piove, mentre il 1960 (il festival degli urlatori) a vincere è Romantica, interpretata da Renato Rascel e dal “urlatore” Tony Dallara.
1961: arriva il Rock and Roll
Il festival del 1961 segna un altro spartiacque importante, il riconoscimento del nuovo genere dei giovani: il rock and roll. Nonostante l’edizione sanremese del 61 è vinta da un urlatore (genere ormai ampiamente affermato), il secondo posto lo conquista 24.000 baci, cantata da Adriano Celentano e Little Tony. L’esibizione di Celentano scardina ancora di più gli schemi dell’esibizione attraverso il suo modo stravagante di muoversi, che gli procura subito il soprannome di “il molleggiato”. Sono passati solo 4 anni dall’edizione del 1957, vinta da Claudio Villa con Corde della mia chitarra, eppure, ascoltando Celentano sul palco, sembra passato un secolo. Il festival del 1961 segna anche l’esordio di artisti che segneranno il futuro della canzone italiana come Gino Paoli, Mina, Giorgio Gaber.
1963-1967 l’era Bongiorno
Con l’edizione del 1963 si apre la cosiddetta “era Bongiorno”. In un’Italia alle prese con le contraddizioni del boom economico, il simpatico e rassicurante volto di Mike Bongiorno, conquista ulteriormente il pubblico italiano (dopo il successo con Lascia o raddoppia), conducendo il festival consecutivamente fino al 1967. Nonostante in Italia la musica stia evolvendo velocemente grazie ai primi gruppi beat e ai nuovi cantautori come Tenco, De Andre o Endrigo, i primi festival “Bongiorniani” rappresentano il trionfo della musica melodica. Agli italiani piacciono infatti le melodie soft di Tony Renis, che vince nel 1963 con Uno per tutte e di Gigliola Cinquetti, vincitrice nel 1964 con Non ho l’età.
1966-1969: tra beat e contestazione
Con l’avanzare del decennio i giovani italiani scoprono progressivamente la nuova musica che proviene specialmente dall’Inghilterra, dove Beatles, Rolling Stones e altre band beat stanno compiendo una vera e propria rivoluzione musicale. A Sanremo però tutto ciò non riesce ad arrivare fino al 1966, quando Caterina Caselli si aggiudica il secondo posto cantando Nessuno mi può giudicare, brano dal testo innovativo e dalla sonorità tipicamente beat. Ma la protesta giovanile, che anticipa il 68, non riesce ad imporsi; sempre nel 1966 Celentano canta sul palco ligure Il Ragazzo della via Gluck, che però viene subito eliminata.
La tragica edizione del 1967
Nel frattempo il Festival inizia a discostarsi dal paese reale. Mentre negli Stati Uniti e in Inghilterra arriva la psichedelia e in Italia i gruppi Beat e i nuovi cantautori, a Sanremo, nel 1967 vince Claudio Villa con un brano che sembra proiettare il festival a dieci anni prima. L’unico brano ad arrivare sul podio che sia riconducibile a temi giovanili è Proposta, cantata dal gruppo I Giganti. Ma l’evento destinato a rendere nota l’edizione del 67 è il suicidio di Luigi Tenco.
Luigi Tenco
Luigi Tenco era un cantautore appartenente a quell’ottima scuola genovese che aveva sfornato talenti come Gino Paoli, Fabrizio De Andrè, Bruno Lauzi e Sergio Endrigo. Tenco era particolarmente attento ai temi sociali, che in quel 1967 si andavano sempre più diffondendo tra i giovani italiani. In particolare, il suo antimilitarismo lo porta a scrivere una canzone che chiama Li vidi tornare, la quale, prendendo spunto dal primo verso della poesia La spigolatrice di Sapri (Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti) criticava la guerra mostrandone il lato più tragico. Il Festival però non poteva accettare una canzone così marcatamente antibellicista e Tenco accettò quindi di registrarne una versione più addolcita, che non facesse menzione alcuna della guerra: Ciao amore ciao.
La morte di Tenco
Ma la canzone è eliminata e Tenco per protesta, stando alla versione ufficiale (permane ancora oggi il mistero sull’accaduto), si toglie la vita nella sua camera d’albergo. Poco prima di spararsi, il giovane cantautore genovese scrive su un biglietto:
“Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”
L’inizio della crisi
La morte di Luigi Tenco chiude bruscamente l’età aurea del festival e l’era Bongiorno. Nel frattempo anche l’Italia si accorge di non essere più la stessa spensierata e ottimista del boom di inizio decennio. La contestazione si fa sempre più forte e sfocerà, partendo dall’autunno caldo del 1969, nei sanguinosi anni di piombo del decennio seguente. Il festival condotto da Pippo Baudo nel 1968 vede la vittoria del ligure Sergio Endrigo (quasi fosse una sorta di autoassoluzione per quanto accaduto l’anno precedente con Tenco) e l’ingresso di nuovi cantanti più vicini al mondo giovanile.
Gli anni 60 si concludono infine con la vittoria di Bobby Solo e Iva Zanicchi nell’edizione del 1969 grazie al brano Zingara. La stessa edizione vede inoltre l’esordio (e ultima volta al festival) di Lucio Battisti, che canta Un’avventura piazzandosi al nono posto.